Sermone latino Fuori commercio
Giovanni Pascoli

Sermone latino

tradotto in isciolti da Odoardo M. Gori

A cura di Odoardo M Gori
  • 1907
  • Note: In 8°, pp. 22. "Odoardo Gori vorrebbe stampare ora la traduzione dei miei poemi latini. Tu sai quanto io ami quell'opera mia, che è incompiuta e di molto, e che, appena ho il modo di passare qualche mese a Roma o a Pompei, compirei con sommo piacere. Devono, come sai, formare un libro della Vita dei Romani, in pace e in guerra, in città e in campagna (tutto questo non va ripetuto) nei diversi tempi di Roma dal principio alla fine": GIOVANNI PASCOLI a LUIGI PIETROBONO. - (Questo vasto programma il Pascoli poté attuare solo in parte con gli 11 poemetti del "Liber de Pontis", con i 6 di "Res romanae" e con i 7 di "Poemata Christiana", tutti contenuti nei "Carmina", che stamperà nel 1914 la Zanichelli). Dalla Prefazione: "Il carme, che col gentile consenso dell'Autore esce ora alla luce tradotto da me in isciolti, fu composto nel 1894, e comparve la prima volta stampato meschinamente su un numero unico a beneficio dei colpiti dal terremoto siculo-calabrese tra la fine di quell'anno e il principio dell'anno successivo. Il titolo del carme era "Sermo", il titolo del numero unico "Fata Morgana", e là i curiosi potranno, con un po' di buona volontà, scovarlo, quasi vergognoso di sé - di sé? - a pagina 9. - Chi conosce di Giovanni Pascoli i poemetti premiati, o anche lodati soltanto, nella gara internazionale di Amsterdam, sa bene che la misura del suo valore come poeta latino - valore certo sovrano e forse unico in tutta la nostra storia letteraria - non è, né potrebbe essere, data piena dal 'Sermone' presente, ma chi lo legga attento e lo metta in relazione con l'intero svolgimento dell'arte e della coscienza pascoliana lo troverà senza dubbio tutt'altro che privo d'importanza. Lasciando da parte i pregi, cosiddetti estrinseci o formali, di lingua di stile di ritmo, basti qui notare che esso è, come l'autore mi scriveva da Bologna il 23 febbraio dell'anno corrente, "non la ripetizione, ma il germe di molti miei carmi italici: il ciocco, i due fanciulli, etc. etc."; il germe cioè, soggiungo io, di tutta quella splendida fioritura di poesie in cui l'estetica della morte e del nulla fa, nelle mani taumaturghe del Pascoli, il miracolo di persuadere l'etica dell'amore e la filosofia della vita (...)." EDOARDO GORI, Pistoia, 3 settembre 1906.