Scritti vari Fuori commercio
Gino Rocchi

Scritti vari

  • 1928
  • Note: In 8°, pp. XII-351. Contiene: "I. Elogi (1. Di una illustre donna bolognese - 2. Elogio di Pietro e di Bartolomeo Borghesi - 3. Nell'inaugurazione a S. Marino del monumento a B. Borghesi - 4. Nelle onoranze dei Savignanesi a Francesca Rocchi e a Francesco Vendemini - 5. Per onorare G.B. Gandino e Alfonso Corradi - 6. Al marchese Giuseppe Tanari, Sindaco di Bologna - 7. Lettera all'assessore Ettore Nadalini). - II. Degli studi di Francesco Rocchi sul Dittamondo. - III. Relazioni tra Teodoro Mommsen e Francesco Rocchi (1. Delle relazioni tra F. Rocchi e T. Mommsen - 2. Per Teodoro Mommsen nel cinquantesimo anno del suo dottorato). - IV. Intorno a tre Canti di Dante (1. Il XXII Canto dell'inferno - 2. Note al Canto XV del Paradiso - 3. Sui versi 37 e 38 del c. XVI del Paradiso). - V. Nel VI Centenario della nascita del Petrarca. - VI. Ode VI del Libro III di Orazio. - VII. Intorno a Giosue Carducci (1. A Giosue Carducci - 2. Prefazione alle "Poesie scelte" di Giosue Carducci - 3. Sui versi 43, 44 dell'ode "Versiglia" di Giosue Carducci - 4. Alla signorina dott. Evangelisti intorno la signora Elvira Carducci). VIII. Dai Manoscritti Hercolani della Biblioteca dell'Archiginnasio. IX. Iscrizioni antiche (1. Di un'iscrizione scoperta in Urbino - 2. Quattro antiche iscrizioni di Meldola). - X. Onoranze (1. Alle Reali Altezze di Vittorio Emanuele, Principe di Napoli e di Elena Principessa del Montenegro - 2. A Felice Gallian - 3. All'on. Presidente della Deputazione provinciale - 4. A Giuseppe Bignami - 5. All'Ill.mo Sig. Cav. Dott. Medardo Burzi - 6. A Donna Maria Ceccarini - 7. Al Senatore Giovanni Mariotti - 8. Ad Alfredo Gotti - 9. A Guglielmo Marconi - 10. Alla Cassa di Risparmio - 11. Al Nobil Uomo Conte Procolo Isolani - 12. Al Conte Procolo Isolani Lupari - 13. Al Senatore Antonio Pacinotti). - XI. Rimpianti (1. Per la morte di Giuseppe Savioli - 2. Di Giuseppe Regaldi - 3. Luigi Arturo Bresciani - 4. Per la morte di Emma Firmin Didot - 5. Ne' funebri onori dell'Avv. Comm. Francesco Vendemini - 6. Ad Antonio Ugoletti - 7. In memoria del Cav. Uff. Giuseppe Bignami - 8. Per la morte di Giulio Salvatore Del Vecchio)". Dalla Prefazione: "La pubblicazione di questo volume è colpa dell'amico mio comm. Cesare Facchini, cui tra non pochi altri, prestarono orecchio i Senatori Alberto Dallolio e Giuseppe Albini, i quali hanno voluto che essa coincidesse coll'inaugurazione del monumento a Giosue Carducci, quasi , omaggio a Lui del più antico Suo discepolo, da tanti anni ahimè! sopravvivente. Troppo misera cosa al grande Maestro, che m'onorò prima della Sua benevolenza, poi della Sua amicizia (...). - Ricorderà forse (o che spero!) che giunto professore a questa Università Egli col collega Emilio Teza venne a visitare mio padre: io giovinetto apersi Loro la porta di casa e Li condussi nello studio paterno, ove rimasi non poco a mirarLi, Lui specialmente, che nella molta Sua cordialità m'appariva così nuovo negli atteggiamenti. Dopo alquanti anni Gli fui scolaro e per più tempo assai del corso prescritto, e nei primi Gli fui condiscepolo. Emilio Teza, professore di letterature moderne comparate, non trovava né uditori né discepoli che conoscessero lingue straniere, sì che stimò che la cosa più utile da farsi fosse d'insegnarne alcuna. Fummo tosto suoi scolari Carducci ed io, né ho memoria d'altri che fosse assiduo. Dopo assai poche regole di grammatica e di lettura chiaramente esposte, si venne alla traduzione dal tedesco, e con meraviglia dei nostri rapidi progressi, e con ammirazione di ciò che s'andava leggendo, dalle poesie dello Schiller in non lungo tempo si passò a quelle del Goethe. Ricordo che il vaghissimo poemetto del sovrano poeta, "Hermann und Dorothea", fece così grande impressione nel Carducci, che credo fin da allora concepisse di rendere in italiano l'esametro e di comporre quei metri, che poi chiamò barbari. (...). Nella fine del secondo o, se meglio rammento, sul principio del terzo anno si cominciò l'inglese, e non si tardò a leggere l'Amleto; ma qui finirono per noi le care, le belle lezioni dell'onnisciente Teza, piene d'improvvise, erudite ed argute digressioni che ci facevano esperti oltre che della lingua, della letteratura e della dottrina tedesca, che, se non nell'Italia, allora primamente penetravano nella nostra città. - Ma perché dell'inglese troppo poco avevamo appreso, ci fu poi forza ricorrere ad un aiuto. La scrittrice Carlotta Ferrari da Lodi aveva, disoccupato, un fratello che avendo servito più anni nella marina degli Stati Uniti, conosceva materialmente la lingua. Lo raccomandò al Carducci e questi di buon cuore l'accolse. Trovo scherzosamente scritto in un mio quaderno di esercizi inglesi sotto l'anno 1879 "praeeunte Ferrario doctore Josue et Gino discipulis". Egli ci serviva da dizionario parlante, e le lezioni erano tenute nello studio del glorioso discente nel terzo suo alloggio qui, e spesso riuscivano amene per l'insufficienza letteraria del maestro. (...). Nell'estate del 1882 da Desenzano invitandomi al lidio lago, mi scrisse i versi da tutta Italia ammirati, dei quali Egli compiacendosi, li rimeditò, e da una serie continuata che erano di endecasillabi sdruccioli, li ridusse in strofe tetrastiche, imitando il metro asclepiadeo primo d'Orazio. (...). - In quel tempo aveva Egli presa l'abitudine di venire alcune volte a passare la sera da me. Vi veniva col genero Giulio Gnaccarini, e generalmente quando avesse composta qualche sua nuova ode. (...). - Non si stancava di leggere Dante, e di lui non meno che il poema le rime, il Petrarca, l'Ariosto, il Parini, il Foscolo, il Leopardi, ed eran letture che valevano una lezione. (...). - Amava sopra tutto la sua [di Monti] versione dell'Iliade, e lo poneva con lo Strocchi e col Cassi tra i sommi traduttori del secolo; e del Cassi non una sola volta mi ha letto il canto dei serpenti, meravigliando del novissimo partito che seppe trarne Dante. Né voglio tacere che avendo io in consegna il ms. in gran parte autografo del Monti, e, dove non autografo, da lui riveduto e corretto, e che insieme facemmo acquistare da questa Comunale, della sua versione primamente data alla stampa, con sommo diletto, e talvolta con vero stupore consideravamo le lievi, ma felicissime mutazioni dei versi che il traduttore aveva fatte sulle bozze. (...).": GINO ROCCHI. "Gino Rocchi è stato l'ultimo rappresentante della nostra scuola classica romagnola. - Era cresciuto ad un'ottima scuola, quella di sua padre, Francesco, filologo e archeologo, professore nella Facoltà di filosofia e lettere nell'Università di Bologna, e per alcuni anni Preside; nella consuetudine di Giosue Carducci, che lo ebbe caro; nella conversazione di Giovan Battista Gandino e di Emilio Teza. Sentì profondamente la devozione per Savignano, sua terra natale; grandi furono in lui l'ardore e la passione per l'erudizione, la storia e l'Italia. - Più di ogni altro, si accostò all'animo di quei nostri grandi, di cui, con assidua cura, ricercò quanto era necessario per tesserne la vita e ricostruirne l'opera. Negli Elogi che aprono il suo pregevole libro "Scritti vari" (Bologna, Zanichelli, 1928) ci ha lasciato pagine veramente rappresentative, nelle quali, sulla scorta di documenti, colloca il Borghesi nella storia della cultura e della scienza.": GAETANO GASPERONI, "L'ultima battaglia", Soc. Tip. Forlivese, 1959.