Rime nuove Fuori commercio
Giosue Carducci Nobel

Rime nuove

  • 1887
  • Note: In 16°, pp. 337 + 3 n.n., con ritratto (fatto dal fotografo Suscipi di Roma). Fu pubblicata anche un'edizione di lusso in 8°. "Finito di stampare il 20 giugno 1887". [L'apparizione di questo nuovo volume del Carducci fu annunziata dal «Capitan Fracassa», quotidiano di Roma (22 giugno 1887), sull'intera prima pagina con un articolo di 'Il Saraceno' (Luigi Lodi). - Lo stesso quotidiano, in data 24 dicembre 1886, aveva annunziato l'apparizione delle "Rime nuove" pubblicando come primizia tre strofe di "Davanti San Guido".] "[La Regina] mi ha ricevuto nel padiglione all'aria aperta, tra le sue dame (...). E poi è entrata a parlare delle "Rime nuove": ha lodato molto la copia distinta, specialmente per la carta; e io ho fatto a Lei le lodi dei fratelli Zanichelli": GIOSUE CARDUCCI alla moglie, 24 agosto 1887. Nella Prefazione alle "Poesie" edite dal Barbèra nel 1871 il Carducci aveva scritto: "Nei "Juvenilia" sono lo scudiero dei classici; nei "Levia Gravia" faccio la mia vigilia d'armi; nei "Decennalia", dopo i primi colpi di lancia un po' incerti e consuetudinari, corro le avventure a tutto mio rischio e pericolo". - I "Decennalia" comprendevano tutte le poesie politiche composte nel decennio 1860-1870, le quali con altre poesie, che poi furono tra le "Rime Nuove", composero l'edizione delle "Nuove Poesie" fatta dal Galeati di Imola nel 1873 e la prima zanichelliana del 1885. - Le chiamò "Nuove Poesie" forse per una reminiscenza dantesca. Nel "Purgatorio" (XXXIV, vv- 49-50), Dante vede in Bonaggiunta da Lucca "colui che fuore Trasse le nuove rime", nuove rispetto all'arte del lucchese, e, in generale, rispetto anche a quella dei contemporanei. E le poesie in rima che, toltine i "Giambi ed Epodi", restavano delle "Nuove Poesie", e tutte le poesie in rima composte dopo il 1872 materiarono il volume delle "Rime Nuove". Per festeggiare l'edizione delle "Rime nuove", Cesare Zanichelli volle offrire agli amici, in una sala della sua tipografia in Corte Galluzzi, una cena. Quel 'lauto desinare' ricordò Giulio Padovani: "un desinare a cui aveva convitati i più assidui frequentatori del negozio, tutte persone chiarissime nelle lettere e nella scienza, tra le quali eri naturalmente tu pure, o buono e valentissimo Vittorio Rugarli, tu, fra i prediletti del poeta nostro, che non si sarebbe mai immaginato di doverti piangere cotanto giovane e promettente (...). - Ricordo: Severino Ferrari, arrivato allora allora in un vagone di terza classe di un treno omnibus da Firenze, per continuare il suo corso settimanale agli studenti dell'Ateneo bolognese; Giuseppe Albini, latinista egregio ed elegante cesellatore di versi italiani; Francesco Bertolini, lo storico insigne; Emilio Roncaglia; Giuseppe Casati, Giovanni Federzoni e Filippo Bizzi, insegnanti coscienziosi e illuminati - Anche venivano: Angelo Solerti, già professore al Liceo, ora elevato a provveditore; Pasquale Papa colto e cortese; Vittorio Puntoni, tanto giovane e già tanto ellenista, tanto rettore all'Università e tanto Consigliere nel Comune di Bologna; Oreste Cenacchi, il severo e valentissimo critico drammatico della «Gazzetta dell'Emilia»." Il testo integrale è gratuitamente disponibile all'indirizzo http://www.archive.org/details/rimenuove00cardgoog (link valido all'aprile 2011. Preghiamo chi riscontrasse anomalie nel funzionamento di darne segnalazione alla redazione del catalogo storico catalogo.storico@zanichelli.it)