Racconti e liriche Fuori commercio
Enrico Panzacchi

Racconti e liriche

Nuovi versi

  • 1882
  • Note: In 16°, pp.VIII-150, con un ritratto. Dalla Prefazione: "Dei versi, ancora dei versi, caro Zanichelli! E, quel che è peggio, dei poveri versi che si presentano in pubblico nudi e crudi senza nemmeno un cencio di bandiera politica che li drappeggi, senza nemmeno uno spizzico di questione sociale che corregga alla meglio la loro insipidezza con una buona salsa piccante e stimolante. - Le paiono questi affari degni d'un editore avveduto? - Tocca a Lei a pensarci; a me (rubo al Parini una frase superba) il mio genio ha detto: l'arte tua, bella o brutta che sia, è destinata ad andare sola per il mondo. Non I'accompagnerà e non I'aiuterà alcuna di quelle preoccupazioni temporanee che, abilmente adoperate, stanno fra l'autore e il pubblico come mediazione operosa e quasi sempre negli effetti infallibile. (...) - Forse Ella non ignora, signor Zanichelli, che molti de' miei migliori anni io spesi, ohimè!, negli studi filosofici. Gli studi sarebbero andati innanzi abbastanza bene senza quella sciagurata necessità di scegliere una scuola. - Sei tu hegeliano, giobertiano, hebaertiano, rosminiano o tomista? mestieri che ti decida, a meno che non voglia fondare tu una scuola nuova. - Ed io ci mettevo tutta la buona volontà del mondo, ma a decidermi non riuscivo. E la faccenda si metteva male perché, agli occhi della gente, che cos'è un filosofo che non appartenga ad una scuola o non ne stampi una del proprio?... Sfiduciato lasciai di affaticarmi il cervello sull'ente, sul divenire o sulla monade e, riannodando un mio dolce amore infantile, mi rimisi alle discipline delle Muse. (...)".