Poemi del Risorgimento Fuori commercio
Giovanni Pascoli

Poemi del Risorgimento

Inno a Roma - Inno a Torino

  • 1913
  • Note: In 8°, pp. XIV-150, con 4 tricromie di Pio Nomellini. "Avrei voluto tenere esclusivamente per me questo inizio di lavoro, e seguitare da sola su esso il mio segreto pianto. Ma ci sono dei buoni amici che aspettano, e aspettano perché avevano avuto qualche promessa. Ho risoluto perciò di pubblicare quello che c'è, come è, con la coscienza di compiere un dovere, di pagare, direi quasi, un debito d'onore contratto da Lui. - Dopo aver molto cercato e studiato sui manoscritti non ho potuto mettere insieme se non questi pochi poemi, alcuni incompiuti e alcuni compiuti sì, ma non limati. Le carte sono piene di appunti e di orditure. Per Lui era questione di un po' di tempo, libero e tranquillo. Ma quando sperava arrivato il momento, quella mano, pronta e sicura s'è fermata. Tutti quei foglietti, ignari di ciò che è accaduto, sembrano in attesa! (...). - Mi proverò a dare in poche parole un'idea de' suoi intendimenti intorno a questo lavoro a cui attendeva con amore e fede, e che doveva essere, com'Egli diceva, il suo supremo tributo alla Patria, e agli Eroi e ai Martiri del nostro Risorgimento. Proverò. - In tre volumi Egli avrebbe costretta l'opera sua. Nel primo si doveva arrivare fino al '48: dall'ultimo imperatore latino ai Bandiera. Mancano, quindi, secondo le sue note, "Il tricolore", "I templari", altri "Poemi Mazziniani", i poemi su Carlo Alberto, quasi tutto il ciclo di "Garibaldi in America", che doveva conchiudersi col ritorno di lui in Italia con Anita e il piccolo Menotti; infine i più vibranti di passione: "Nello Spielberg" e "I fratelli Bandiera". Via via, in mezzo ai poemi epici di vari metri dovevano attraversare i volumi, con volo lucido e rapido, dei brevi poemetti lirici sul genere di "Garibaldi vecchio a Caprera". (...). - Terminato l'"Inno a Torino", Egli intendeva subito proseguire ordinatamente. Aveva già avuti in bozze e corretti una prima volta i primi due poemi: "Napoleone" e "Il re dei carbonari". Stava eseguendo il terzo. Un giorno, uno degli ultimi che si levò di letto, si recò mestamente nello studio e, dopo aver guardato i suoi libri e rilette alcune sue carte, su di un foglio bianco scrisse con mano ancora sicura il titolo del poema che l'attendeva: "22 marzo 1912 - Il tricolore!" e nient'altro! Lì presso in una cartellina si leggevano i quattro primi versi e gli appunti. Il giorno dopo non si levò. (...) "Possibile, soleva dire, che non debba aver mai un po' d'agio per dedicarmi alla poesia? Ne sono così pieno! ho ancora tutto da fare!" (...) . - Gli altri due volumi, non è difficile imaginare che cosa dovevano contenere. Dal '48 in poi ce n'è della poesia da estrarre dagli avvenimenti della nostra patria! Egli l'aveva vista tutta e si riprometteva di farla vedere anche a noi. (...) Ora a me non resta che concludere con le parole ch'Egli prepose al principio del primo poema, e associare al suo nome quello del padre suo, ch'Egli voleva tener vivo nei cuori perché vittima invendicata. "X agosto MCMX - Poemi del Risorgimento. - Si comincia il poema a onore e gloria feconda d'Italia, di quell'Italia ch'Egli amò così ardentemente nei 'tempi solenni' e che non diede pure uno sguardo di pietà a lui insanguinato e morto, né ai figli di lui, soli e mendichi (...)". MARIA PASCOLI, Dalla Nota preliminare. "(...) Il primo poema dei "Poemi del Risorgimento" avrà molte correzioni. Dica a Dino che me lo mandi impaginato, con lo spazio per il frontone, con l'N per titolo, assai corretto, coi titoli correnti - "Poemi del Risorgimento - e - N". - in due copie. - Mi cerchi e mandi subito il "Faust" di Marlowe nella traduzione francese o italiana e nel testo, se lo trova, inglese. (...) ": GIOVANNI PASCOLI a OLIVIERO FRANCHI, s.d.; ma estate 1911. "Carissimo signor Franchi, non ho ricevuto ancora la posta di oggi, 13; ma a tutt'oggi sono privo di notizie dello Zanichelli. Nemmeno più una cartolina! dove è? che fa? che gli è successo? Non può imaginare in quale angoscia mi abbia così lasciato. Speriamo bene. Intanto aspettavo di potergli scrivere e averne risposta intorno al dono romano veramente degno e gradito. Uno di questi giorni (mi pare così decidere fra me e me) rispondo al Sindaco con ogni cortesia; e do a lei la lettera del Sindaco e la mia a stampare nei giornali, ed ella può, se crede, esporre nella vetrina la lupa. Il che, tutto, mi sembra tuttavia più utile a fare dopo un po' di tempo, quando la gente rientra in città. Che brutto anno! Anche qua si mormora di casi di 'cholera'. Ho letto della disgrazia del Sen. Dallolio. Gli faccia pervenire le mie condoglianze e i miei fervidi auguri. - Ho mandato le pagine del primo 'poema' al Nomellini che deve fare il frontespizio, e una tavola, direi, semplice, a bianco e nero. Nell'occhietto ci va l'N solamente e così nel titolo corrente. Per l'occhietto faccia subito riprodurre un altro mostruoso N, firma di "Napoleone", che in quel libro di "Napoléon raconté par l'image" alla stessa pagina e nella pagina seguente di quello già riprodotto e in opera. Per titolo corrente, bisognerà mettere un 'N' tipografico. Oppure il secondo titolo, e metter da per tutto "Poemi del Risorgimento" in due pagine. Dica a Dino come gli pare che sia meglio. Devono loro consigliare me, non io loro. (...)" id. (Gallicano-Campia [Massa], 13 a - "(...) Domani le manderò un altro Poema del Risorgimento. Spero presto il Nomellini mandi i disegni di N. Ha fatto fare l'altro N? id., Gallicano-Campia, 22 agosto 1911. - "Caro Signor Oliviero, eccole il primo poema del Risorgimento. "N" è una specie di proemio. Con questo comincia una serie che avrà il frontoncino e il finale. Per il frontoncino è necessario mi mandi quanto prima le bozze, in doppio esemplare, sì che io ne possa mandare una copia al Nomellini, che deve aver finito i disegni per "N". Lo solleciterò. E le tricromie? E le odicine con le 'barbe'? Ne ho desiderio. Fossi stato incoraggiato avrei cominciato una serie di odi latine patrie... - Ma così è. (...). - Caldo afoso, soffocante, nemico del lavoro, senza una stilla d'acqua mai. Tutto inaridisce. Anche il mio cervello.": id., Gallicano-Campia [Massa], 23 agosto 1911. "Caro e gentile amico, (...). Dica al Sen. Dallolio che presto gli scriverò mandandogli il primo saggio dell''inno' (non dell'ode) a Torino. Spero che venga meglio di quello a Roma. Un po' difficile sarà illustrarlo - Non si dia pensiero delle mie parole intorno alle odi latine. Appena il caldo sarà veramente passato ne farò. E le 'barbe' si troveranno. Nomellini che deve fare il frontoncino per il "Re dei carbonari" mi dice che "N" viene! viene! e che io sarò contento. Durante il mese speriamo sia almeno a metà. Ma le notizie della nostra patria infelice irrequieta rissosa e selvaggia mi turbano. (...). - Mi saluti Dino. Gli dica che appena pronte le illustrazioni di "N" e del "Re dei Carbonari" manderò molto ms. in una volta. I frontoncini e finali, senza contare quello di "N" che è un poema, si può dire, proemiale, saranno cinque, a quel che vedo: cinque frontoncini e cinque finali. Sicché quando porrà il finale corrispondente al frontone del "Re dei carbonari", avrà su per giù le dimensioni del volume (...).": id., 30 agosto 1911. Il Dino più volte ricordato dal Pascoli era un tipografo bolognese, fratello di Oliviero Franchi, direttore della Casa Zanichelli.