Levia Gravia (1861-1867) Fuori commercio
Giosue Carducci Nobel

Levia Gravia (1861-1867)

Edizione definitiva con prefazione

  • 1881
  • Note: In 16°, pp. XXXIX-152 + 2 n.n. Finito di stampare il 10 settembre 1881. Prefazione del Carducci [in edizione principe]. "Ne' "Levia Gravia", che a richiesta dell'editore signor Nicola Zanichelli ho rivisto e riordinato, il titolo non copre più quella merce un po' mista che all'ombra sua navigava e naviga nell'edizione pistoiese del 1868 e in quelle poi del Barbèra, ma raccoglie insieme soli i versi composti da me tra il 1861 e la fine del '67." - "Rileggendomi, mi giudico come morto; e anche di questo volumetto che do a ristampare veggo e sento la livida screziatura e il freddo, come d'un pezzo di marmo che aggiungo a murare il sepolcro dei miei sogni di gioventù": GIOSUE CARDUCCI, dalla Prefazione. "Il verso di Ovidio (Tristium 11, 339, "ad leve rursus opus, iuvenilia carmina, veni - di nuovo son venuto a leggera opera, carmi giovanili", che al Carducci aveva suggerito il titolo per le poesie prime, suggerì anche quello per le seconde: dal leve trasse il 'levia' 'cose leggere', ad indicare le poesie di soggetto men grave e di ispirazione e spirito giovanili; e per contrapposto chiamò 'gravia' le poesie, per solito dolorose, di argomento sociale e politico. - Ai "Levia Gravia" (Pistoia, Niccolai e Quarteroni, 1868) inscrissi la formula sepolcrale romana "Sibi suis fecit" (cioè, "Questa tomba fece a sé ed ai suoi versi"), e non li misi in commercio." Così disse il Carducci in "Critica e Arte"; e s'è visto nella Prefazione il perché si 'travestì' da Enotrio Romano, cioè Italiano di Roma. Questo pseudonimo egli assunse fin dal 1865, pubblicando l'"Inno a Satana", e lo mantenne fino al '71- 'Enotria' si chiamava in antico l'Italia, cioè terra del vino. Invece di 'Enotrio', il Carducci aveva scelto il nome di 'Ausonio', traendolo dall'altra denominazione antica della terra italiana; ma quel nome gli consigliò il Teza citandogli Orazio, ove dice (Epist., lib. I. XIX, VV. 2-3) che non possono piacere né vivere lungamente i versi scritti da bevitori d'acqua", v. Borgognoni alla III edizione delle "Poesie" di G. C., Firenze, Barbèra, 1878". Da una nota all'edizione popolare di GIOSUE CARDUCCI, "Levia Gravia", stampata nel 1910. "Queste poesie uscirono la prima volta in Pistoia nel 1868 pei tipi Nicolai e Quarteroni. Riprodotti nell'edizione del Barbèra, si presentano oggi in questo volumetto rivisti e riordinati definitivamente dall'A. Il quale ha loro mandato innanzi come epigrafe questi suoi versi: " ... quale I per gli sforzi della notte arcana I Canto di peregrín che s'allontana", ed una prefazione (III-XXXIX) dove discorre delle condizioni politiche intellettuali e letterarie d'Italia nel periodo che corre dal '61 al '67 e dimostra gli ambienti e le circostanze in cui furono questi versi da lui composti ed esprime il giudizio ch'egli fa oggi di loro.": UGO BRILLI. Il testo integrale è gratuitamente disponibile all'indirizzo http://www.archive.org/details/leviagravia01cardgoog (link valido all'aprile 2011. Preghiamo chi riscontrasse anomalie nel funzionamento di darne segnalazione alla redazione del catalogo storico catalogo.storico@zanichelli.it)