La vita di Beatrice Portinari Fuori commercio
Giovanni Federzoni

La vita di Beatrice Portinari

Prima edizione

  • 1904
  • Note: In 8°, pp. XI-178. Per le Nozze Luisa Zanichelli-Francesco Mazzoni, XXI Agosto MDCCCCIV. "Cara Signorina, io non so se Ella abbia ben considerato quanti sono, e chi sono, quelli che oggi, pur non essendo della famiglia, si sentono commossi di viva gioia per il fatto del matrimonio di Lei, figliuola primogenita del Comm. Cesare Zanichelli e della signora Cesira Minghetti. - Conosco l'animo di Lei, non solamente gentile e buono ma di tal modestia da negare di avere in sé, anzi da ignorare qualsiasi sentimento di superiorità propria derivante dalla nascita, e soprattutto dalla vera e, bisogna pur dire, antica educazione ricevuta, virtù rarissima in questo miserabile tempo in cui le proli maschili e femminili sono tante male educate. - Le dirò io, signorina, che i molti e i grandi, i quali oggi con sincerità d'affetto, con lietezza di parole e di suoni, con tutti quei modi che il riconoscente amore sa trovar sempre, fanno festa a Lei e allo sposo di Lei scelto, si commuovono pensando come questo giorno sia fausto per due, sì rare oramai, onestissime famiglie benemerite dell'Italia, della sua grande scienza e della sua grand'arte. Ella, nobile germoglio di felice innesto, raccoglie oggi nella sua delicata e amabile persona tutta la luce di gloria che l'onestà, l'intelligenza, il sentimento puro dell'arte, la sagacia, la diligenza, la costanza han saputo effondere da due non grandi, eppur nel mondo famose, officine. - Una volta poeti, letterati e scienziati degni de' maggiori onori si sarebbero esaltati in loro stessi inneggiando o bene augurando alle nozze d'una principessa di sangue reale: oggi così fatti uomini, e forse a quelli superiori, sentono ed esprimono a Lei (nulla sentirebbero o esprimerebbero ad altra nobilissima) la gioia destinata in loro dal pensiero della propagazione di una nobiltà così fatta, più vera che quella del sangue, di una nobiltà, nutrita e ornata di rare virtù sane e forti, che pur daranno i loro buoni frutti. - Ed io, benché tra gli ultimi, tra gl'infimi, sono di questi che godono di tale fatto della vita bolognese, anzi della vita italiana: e ne godo intimamente più di tutti, perché mi compiaccio altresì d'aver avuto alcuna parte nella educazione dello spirito di Lei, buona e cara signorina, e dello sposo, stati anni sono discepoli miei entrambi. (...)": GIOVANNI FEDERZONI, Sanchierlo 15 agosto 1904.