La Messa d'oro Fuori commercio
Giovanni Pascoli

La Messa d'oro

Discorso per il giubileo sacerdotale di Mons. Geremia Bonomelli

  • 1905
  • Note: In 8°, pp. 32. Edizione a beneficio dell'Opera d'assistenza degli Operai emigrati nell'Europa e nel Levante. "Discorso pronunziato il dì 14 Maggio 1905 nella Sala del R. Teatro Verdi in Pisa". - Pubblicato il 29 maggio 1905. Dedica: "Hominibus bonae voluntatis". La copia inviata dal Pascoli a Mons. Bonomelli reca questa dedica - "A Mons. Geremia Bonomelli - Che è questo libretto? Un ramoscello fruttifero tratto da un grande albero buono e innestato sur un altro - non grande, non buono, ma che si compiace tanto tanto dei non sua poma. Pisa, 1905". Il primo giugno 1905 (era la Festa dell'Ascensione) Mons. Geremia Bonomelli celebrava a Cremona la sua Messa d'oro. - L'avvenimento ebbe un'eco vasta in tutta Italia, con risonanza anche all'estero, particolarmente nelle terre d'Europa dove già si sentiva la benefica efficacia dell'Opera di Assistenza agli Emigranti, fondata dal Bonomelli nel 1900. In occasione della Messa d'oro del Vescovo di Cremona (14 maggio, nel Teatro Verdi a Pisa), Giovanni Pascoli pronunciò un commosso discorso. Il poeta in risposta all'invio del volume "Dal piccolo S. Bernardo al Brennero" scrisse al Vescovo: "Eccellenza, sì, ora sono contento d'avere fatto quel discorso. In quell'ora io diceva: "Se muoio ora, muoio in un buon punto: qualche conforto scenderà nel cuore della mia sorella." La quale era in casa a pregare, poverina. Con lei che amo dal giorno che nacque vivo da venti anni in perfetta pace e serenità, pur tra mille pene ed angoscie che non sono ancora cessate. - Monsignore, preghi per lei, preghi per noi! - Non cerchiamo una prosperità della quale ormai non sapremmo che farne, ma che continui la nostra pace e la nostra serenità. E mi sia concesso di fare qualche altra volta un po' di bene! Ora che ho provato, so che far del bene agli altri fa anche bene a sé. Oh! Come deve essere beato Lei! Ritenga me e la mia Maria presente in quel suo santo giorno. - E abbia tanti ringraziamenti per la sua lettera, troppo grande premio per me.": GIOVANNI PASCOLI, Pisa, 25 maggio 1905. Mons. Bonomelli, avuto il libretto della conferenza, scrive al Pascoli: "Cremona, 30 maggio 1905 - Ill. Signore! Ora che ho letto per intero la sua conferenza sulla Messa d'oro, mi conceda che le scriva un'altra volta. - Ella ha sortita un'anima eminentemente poetica e deve provare assai spesso scosse fortissime, che ne ricercano le fibre più riposte e delicate e di più alte e pure gioie e pungenti e fieri dolori: tutto proporzionato, come vuol sempre la natura. Ciò ch'io ho scorto con tutta sicurezza in V.S. Ill.ma è la bontà del cuore: la fede, sì: la speranza, sì: ma il cuore, e la bontà, la carità sta sopra a tutte le più sublimi doti. È la bontà che si ama: le altre virtù si ammirano: sono le foglie dell'albero e Gesù amò sempre le anime di cuore e perdonò a Pietro e lo riconfermò capo degli apostoli dopo il replicato spergiuro, perché uomo di cuore, e condonò molti peccati a colei che amò molto. Gesù fu implacabile soltanto con una classe di uomini, perché duri, ipocriti, senza cuore e li flagellò senza pietà. E veggo che anch'Ella, benché uomo di cuore, li sferza fieramente e a ragione. - Io non avrei potuto dire certe cose, Ella sì; avranno fatto bene a molti. Certe verità in bocca ad un laico, massime se dotto e amato, producono felici effetti: tali quelle, almeno molte di quelle che dice nella conferenza. - Tutto ciò che è vero e buono non è nostro, non è di alcun uomo, ma di Dio, diceva San Francesco d'Assisi, da sommo filosofo e teologo: perciò il bene venga da preti, venga da massoni, noi lo riceviamo; come l'oro, è oro in mani pulite e in mani non pulite e nessuno se ne cura. Sono verità del più comune buon senso, insegnate nel Vangelo, dove ci si dice di fare come il Samaritano, ma sembrano dimenticate. - In quel cantuccio dell'anima sua vi devono essere e ronzare molti colloqui segreti, molte memorie buone e sante: sono come germi sotto terra: verrà il sole a riscaldarli; la pioggia ad irrigarli; si svilupperanno, fioriranno, e fruttificheranno. Il lavoro è lento, ma infallibile: si depone quel che abbiamo della bestia, la squama dell'uomo vecchio, diceva San Paolo, e ne esce l'uomo nuovo. Veda come il linguaggio dell'apostolo consuona alla evoluzione, alla teoria delle ascensioni, che pare cosa moderna. - Ma dove mi perdo? non ricordavo che scrivo a Lei: mi sia indulgente. Ella ha una sorella, che prega, basta, basta, deve essere il suo angelo. - Nel desiderio di vederla, udirla, e ammirando da vicino chi ammiro da lontano, con alta ed affettuosa stima, grato del bene che mi ha fatto, mi abbia sempre Dev. GEREMIA BONOMELLI, Vescovo".