Grammatica latina ad uso dei ginnasi e dei licei Fuori commercio
Adolfo Gandiglio

Grammatica latina ad uso dei ginnasi e dei licei

Teorica degli elementi e teorica delle parole

  • 1916
  • Note: In 8°, pp. XV-386. "L'editore ha creduto che in 'hac turba voluminum novorum' vi fosse tuttavia posto per un'altra grammatica latina, e ch'io fossi adatto a procurarla. A me ora spetterebbe render ragione degl'intendimenti che mi sono proposti nell'eseguir l'incarico invero accettato non senza esitanze; ma troppo forse mi dovrei distendere, se volessi essere compiuto, e d'altra parte confido che i miei intendimenti appariranno chiari a chiunque scorra pur una parte di questo volume. Perciò, passandomi dal toccar dell'ordinamento generale della materia, nel quale per questa parte che do in luce, mi sono conformato a quello tenuto dal Puntoni nella sua magistrale "Grammatica greca", mi contenterò, quanto al resto, di accennare alle cure da me poste nell'accertamento dei particolari, perché la trattazione riuscisse esatta al possibile e, dentro a certi limiti, ma non troppo angusti, compiuta. Poiché innanzi tutto io volli che la mia grammatica fosse, come utile nelle mani d'un maestro esperto e discreto, all'insegnamento delle prime classi ginnasiali, così tale da potersi sempre consultare con profitto dagli scolari anche delle classi superiori del ginnasio e del liceo (...). - Certo io non ho lavorato per insegnanti faciloni, che si contentino d'un testo sparuto, comunque raffazzonato, purché comodo all'assegnazione improvvisa delle lezioni: la mia grammatica, per sceverarvi quel che lo scolaretto deve imparare, da quel che potrà servirgli in anni più maturi, vuol essere esaminata prima dall'insegnante, non bastando sempre e soltanto la differenza dei caratteri a suggerire lì per lì la scelta; che anzi sin da principio vi sono tratti in carattere spiccato, eppure da omettere senz'altro nei primi gradi dell'insegnamento. Ma io penso che, mentre in questi storici giorni l'Italia, come l'affrettava nel cuore e già la vedeva il Pascoli, sublime con la spada in mano, al mondo chiede il suo grande retaggio, sarà in gran parte poi vano che abbiamo finalmente sgombrato da noi tante dannose some che ci opprimevano e invilivano, se non ci adoperiamo di preparare con uno studio più attento del latino fin dagl'inizi la nuova generazione a rivendicare e a conservare degnamente alla nostra patria il patrimonio ideale della stirpe, che da Roma ha suggellato della sua parola immortale. (...) ADOLFO GANDIGLIO, Fano, maggio del 1916".