GLI STATI E LE CIVILTÀ Fuori commercio

GLI STATI E LE CIVILTÀ

Enciclopedia monografica della storia

Prima edizione

A cura di Editoriale Aurora Zanichelli
  • 1961
  • Note: "Il piano del libro è di Arsenio Frugoni, con la collaborazione di Gilmo Arnaldi, Gianni Sofri e Francesco Traniello. Coordinamento editoriale di Edgardo Macorini, realizzato con la collaborazione redazionale di Alessandra Pozzi e la collaborazione grafica di Giorgio Pavesio". Le ristampe successive ebbero per titolo "Storia". Indice: "Le pietre del passato - Il senso della nostra storia: L'eredità del Mondo classico, Il Medioevo dell'Occidente, Il Mondo moderno - Il Mondo d'oggi - Ritratti di Stati contemporanei: USA, Commonwealth, URSS, Cina, Ghana, Sancta Romana Ecclesia - Il mestiere dello storico - La ricerca storica e le scienze ausiliarie - Vita e storia - Documentazione: Sinossi di storia universale dal 4000 a.C. al giorni nostri, Glossario dei termini storiografici, Dizionario dei personaggi storici." AZ PANORAMA Collana diretta da Giovanni Enriques, Edgardo Macorini, Geno Pampaloni. Volumi pubblicati: "La terra in cui viviamo. Enciclopedia monografica della geografia", 1954; "Atlante geografico", 1955; "L'uomo e la tecnica. Enciclopedia monografica della produzione", 1956; "Libri nel tempo. Enciclopedia monografica della letteratura", 1957; "Il gioco e gli sport. Enciclopedia monografica della ricreazione", 1958; "Le leggi della vita. Enciclopedia monografica della biologia", 1958; "Ricerca e scienza. Enciclopedia monografica dell'informazione", 1959; "Civiltà nell'arte. Enciclopedia monografica delle arti figurative",1960; "Gli Stati e le civiltà. Enciclopedia monografica della storia", 1961; "Indici", 1963. "Gli stati e le civiltà" un'enciclopedia della storia «Una enciclopedia storica è uno strumento e la sua giustificazione è nella risposta... ad una richiesta... Una serie di domande emergono dal buio di una sala; una voce anonima, con precisa risolutezza formula la risposta». Così, a pagina 316 de «Gli Stati e le civiltà», Arsenio Frugoni spiega la ragione della pubblicazione dell'ottavo volume di AZ Panorama, la collana di enciclopedie monografiche frutto dell'iniziativa di Giovanni Enriques, e pubblicata da Zanichelli a prezzi per fortuna ragionevoli (7400 lire per un grosso volume di quasi 800 pagine, stampato a doppia o tripla colonna, ben rilegato, arricchito e snellito da numerose ottime illustrazioni e da parecchi diagrammi originali e significativi). È noto che in generale le enciclopedie non godono di molta stima nel campo accademico: servono, dicono specialisti e professori, per i semiletterati, per gli pseudo-intellettuali, per il grasso pubblico; è roba da cultura di massa, cultura di seconda mano. È altrettanto noto che però in pratica molti di quanti vivono di una attività della mente ricorrono spesso e volentieri, quasi per necessità, alle enciclopedie, giustificandone così l'esistenza e riconoscendone l'utilità. Non sono soltanto avvocati e medici i quali consultano continuamente i grossi volumi in cui è contenuta la loro disciplina; non sono soltanto i giornalisti i quali devono scoprire affrettatamente il Laos e Kuwait; anche i professori i quali devono preparare lezioni e conferenze, hanno anch'essi bisogno dell'enciclopedia - come ne hanno bisogno i loro studenti quando preparano tesi e si avvicinano gli esami. (Poche settimane fa incontrai due studenti nella modesta biblioteca pubblica di tre o quattro mila volumi, che la munificenza di due donatori aveva permesso di aprire quest'anno in una cittadina balneare delle Marche; «cosa vi occorre di più? », chiesi; «una enciclopedia», mi fu risposto). Personalmente sono profondamente grato alla Enciclopedia Britannica (quella italiana allora non esisteva), alla Grande Enciclopedia francese, ad innumerevoli enciclopedie di scienze sociali, di storia, di religione ed etica, le quali - nella sala di lettura della biblioteca pubblica - erano alla disposizione degli studenti dell'università di Ginevra. Si ripetono luoghi comuni affermando che con il diffondersi da una parte delle cognizioni umane, con l'aumento dall'altra parte delle persone che oltre a saper leggere e scrivere cercano di servirsi del cervello, le enciclopedie diventano sempre più indispensabili. Può dispiacere a chi adora il pensiero puro e si nutre di spirito distillato, a chi ritiene che ognuno deve riscoprire per conto suo quello che altri hanno scoperto, a chi disprezza quelle conquiste dell'epoca contemporanea che sono l'istruzione universale e la cultura di massa, ma l'enciclopedia adempie una funzione di prim'ordine che diventa ogni anno più importante. È anche una funzione pericolosa. Utile e pericolosa allo stesso tempo, l'enciclopedia tiene compagnia a tante altre cose che l'uomo ha inventato: al credito che ci ha regalato le crisi economiche, all'energia atomica che in varie nazioni sta creando vaste ondate di isterismo collettivo. La madre delle enciclopedie moderne, quella francese, aprì le menti e fu un bene. Quello che farà agli abitanti dell'URSS la grande enciclopedia sovietica, opera veramente monumentale, lo sapremo solo fra qualche decennio... Una enciclopedia ben fatta è l'espressione di un sistema completo di idee, e di un metodo di pensare, risponde a tutte le domande. Può perciò - come avvenne con quella francese - stimolare le menti, essere un punto di partenza; può anche addormentare le menti ed essere perciò un punto di arrivo. Senza che di solito ce ne rendiamo conto, assorbiamo dalle nostre letture primi principii e metodo di pensare: una volta che quelli e questo sono diventati parte di noi stessi non ce ne liberiamo più. Se non sopravviene allora, presto o tardi, una buona scossa, le conoscenze e la maniera di pensare di una generazione possono diventare le conoscenze e la maniera di pensare delle generazioni avvenire. È per questo che avendo cominciato con il dire che utili, anzi necessarie, sono le enciclopedie, qualifico questa affermazione aggiungendo «purché, essendo l'espressione dello spirito critico e non di quello dogmatico, servano, oltre che ad informare, a stimolare le attività delle menti, incoraggiandole ad esplorare nuovi cammini, a raggiungere vette sempre più elevate». In questi tempi di determinismo dogmatico pseudo-materialista - ricardiano e marxista - tendiamo a dimenticare che il progresso deriva anzi tutto dalle libere attività della mente, che il dogmatismo intellettuale prima o poi trasforma antichi progressisti in reazionari. Questo per spiegare che, in antitesi allo snobismo degli intellettuali puri, è bene occuparsi con spirito critico delle enciclopedie che vengono pubblicate. Questo anche per spiegare che ho ammirato «Gli Stati e le civiltà», Enciclopedia della storia, non solo per i dati che fornisce (e che si possono trovare, anche se meno ben condensati e classificati, in altre enciclopedie), quanto per lo spirito di libera indagine e per il pensiero libero da dogmi e da pregiudizi di cui il volume è l'espressione. Enriques è stato felice nella scelta delle persone a cui ha affidato il piano del libro. Frugoni si è valso dell'opera di ottimi collaboratori. Contrariamente a quello che avviene in opere dovute alla penna di diversi autori, le parti in cui il volume è diviso costituiscono un tutto unico. Il libro comincia con un capitolo di una quarantina di pagine a due colonne ognuna su «Le pietre del passato», dovuto a Macorini; è la descrizione del processo verificatosi in epoche diverse nel vicino e nel lontano Oriente, in India ed in America, con il quale dalla società tribale l'uomo è passato alla costituzione di Stati, con i quali ha inizio quello che convenzionalmente chiamiamo civiltà. Frugoni, Arnaldi e de Caprariis hanno scritto, in poco più di cento pagine, dense di fatti e chiare allo stesso tempo, il capitolo su «Il senso della nostra Storia», una sintesi ottima di ciò che ha costituito gli elementi essenziali della civiltà «occidentale» (una eresia oggi - aggiungo - come lo era 25 secoli fa, di fronte alla norma dello sviluppo umano, una eresia che ha come pernio la libertà intesa come autonomia e responsabilità dell'individuo): «la civiltà greca dà l'impressione di un erompere improvviso di creazioni contemporanee concentrate in un solo istante»; libertà - della mente in primo luogo - ha significato creatività e progresso, nei tempi antichi come nell'era moderna. Nel terzo capitolo è descritto «Il mondo di oggi»; l'autore essendone Aldo Garosci, ogni commento è superfluo. Sei autori hanno collaborato ai «Ritratti di Stati contemporanei: Stati Uniti, il Commonwealth (non più britannico ma libera associazione di Stati sovrani), l'Unione Sovietica, la Cina, il Ghana, e (giustamente considerata elemento di primo piano nella politica mondiale) la Chiesa Romana. Arnaldi e Frugoni discutono «Il mestiere dello storico», «La ricerca storica e le scienze ausiliarie», «Vita e storia». Poi seguono più di 400 pagine, stampate in tre colonne in caratteri piccoli ma chiari, di documentazione: una «Sinossi di storia universale», un «Glossario di termini storiografici» e un «Dizionario dei personaggi storici». Nel volume non vi è tutto - e sarebbe assurdo anche per una Enciclopedia storica in parecchi volumi pretendere di includere l'intero processo storico degli ultimi seimila anni. Vi è però quanto basta perché la documentazione sia utile a quanti affrettatamente cercano una informazione corretta e perché i sette capitoli che precedono la documentazione stessa diano una base a quanti cercano di comprendere il senso del processo storico e l'importanza che ha la storia nel campo delle nostre conoscenze. Per sradicare pregiudizi, per indebolire dogmi, per sostituire un atteggiamento ragionevole a quello basato sulle emozioni, occorrono altre enciclopedie del genere." MASSIMO SALVADORI da «Il Mondo» di Roma, riportato in «Zanichelli Scuola» n. 18, maggio 1962.