ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE Fuori commercio
Kenneth Hudson

ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

Edizione italiana accresciuta a cura di Renato Covino

Prima edizione

A cura di Renato Covino
  • 1981
  • Note: Il capitolo finale "Stato degli studi sull'archeologia industriale in Italia" è stato scritto da Renato Covino. "Kenneth Hudson non è uno storico di professione. Ma un giornalista-scrittore che ha contribuito, forse più di ogni altro, a diffondere e a far conoscere l'archeologia industriale presso il grande pubblico inglese. È scrittore piacevole e prolifico. Uno di quelli -pochi anche in England- che vivono dei proventi della penna. Quindi uno 'storico' che scrive. Si dice da 6 a 8 cartelle al giorno. E che scrive guardando al pubblico. Ovviamente i suoi libri sono tutti di seconda mano. E come potrebbe essere diversamente? (ne scrive troppi. Io ne ho due, entrambi sull'archeologia industriale). Ma è anche uno scrittore di vaste letture. Non solo di libri, ma anche di articoli. Insomma è informato bene, soprattutto quando si tratta dell'Inghilterra. Per l'Europa le sue informazioni sono meno ricche. Ma ci sono. Per il mondo? Dio sa! Fortunatamente il mondo di lingua anglosassone è diffuso in tutti i continenti. Si potrebbe essere ottimisti. Fra i buchi: ovviamente l'Italia. Ma non è solo questo di cui mi lamento (da vecchio patriota). Assente è l'India, la Cina, il Giappone (O 'modo di produzione asiatico', piangi!). In Giappone invece fanno dell'archeologia industriale (recentemente hanno restaurato un forno medievale di fusione di ferro che produce con le stesse tecniche del buon tempo antico). Mentre in Cina Hua Kuo-feng punta sull'archeologia industriale come antidoto alla rivoluzione culturale. Per una decisione se tradurre o meno, si può tener presente per l'Italia: 1) che l'archeologia industriale si sta rapidamente espandendo 2) che si è formata una Società per l'Archeologia Industriale 3) che le Regioni se ne interessano (Piemonte, Lombardia, etc) 4) che l'Istituto dei Beni Culturali della nostra regione ha stanziato una piccola somma per l'archeologia industriale 5) che in diverse facoltà -soprattutto Architettura- si danno temi di archeologia industriale 6) che Delfino Insolera se ne interessa assieme a un gruppo 7) che io sono in contatto con un altro gruppo 8) che il Comune di Bologna, malgrado il Piano di Conservazione del Centro Storico, ha completamente ignorato l'archeologia industriale 9) che alcuni architetti incominciano ad interessarsi del restauro dei 'monumenti' industriali dell' '800. Se l'editore Zanichelli si orienta a tradurlo, potrei leggere il libro e pensare a una introduzione per l'Italia e forse anche a un capitolo 'italiano'. Mi sembra inoltre che non dovrebbe mancare un capitolo sul metodo dell'archeologia industriale." CARLO PONI a GIANNI SOFRI, parere sul testo, Bologna, 28 marzo 1978. "L'Autore è un buon divulgatore dei temi dell'archeologia industriale più che uno studioso di prima mano. Il libro si raccomanda, oltre che per la serietà, anche per la chiarezza dell'esposizione. Qualche lacuna per l'Italia (certamente da colmare) e per certe aree asiatiche (dubbia - realisticamente - l'opportunità di rimediarvi). L'interesse per la disciplina è crescente ormai in Italia presso enti locali, gruppi di ricerca, istituti universitari. Decisione positiva." Parere del Comitato Direttivo, 28 febbraio 1979. Traduzione di: La Penna Linda Titolo originale dell'opera: World industrial achaelogy Cambridge University Press, 1979