ANTOLOGIA DELLA LETTERATURA ITALIANA Con lineamenti di storia letteraria Fuori commercio
Mario Pazzaglia Penna d'oro

ANTOLOGIA DELLA LETTERATURA ITALIANA Con lineamenti di storia letteraria

per gli istituti tecnici

Prima edizione

  • 1964
  • Note: "Questa antologia non è, come spesso avviene, la riduzione di un'altra opera più vasta, ma è stata pensata e scritta per gli istituti tecnici, nel modo che è apparso più confacente alla finalità, asserita dai nuovi programmi, di "rafforzare notevolmente, attraverso lo studio della letteratura italiana, la educazione umanistica" degli alunni. Si è creduto opportuno, per questo, non limitare la scelta ai passi tradizionalmente considerati più facili, ma di dare un quadro vasto e articolato della letteratura nazionale, offrendo all'insegnante la possibilità di effettuare la sua scelta non solo fra le pagine più belle, ma anche fra quelle che meglio offrono la visione della storia di una civiltà. Fra le caratteristiche dell'antologia è giusto ricordare che la scelta riguardante gli autori maggiori è più ampia del consueto ed orientata in modo da dare un'idea organica della loro opera; più sobria quella dei minori, accentrata soprattutto intorno alla linea ideale di una storia della cultura, non solo letteraria. Una lettura così qualitativamente impegnata richiedeva un commento ampio ed esauriente, volto non solo al superamento generico delle immediate difficoltà testuali, ma anche a guidare l'allievo a una comprensione piena del testo, dei suoi complessi valori contenutistici ed estetici. Per questo, ogni brano è preceduto da una breve introduzione che ne enuclea i temi fondamentali, mentre le note chiariscono puntualmente le difficoltà del testo. l lineamenti di storia letteraria intendono essere in primo luogo un ausilio all'interpretazione testuale: essi presentano rapidamente i singoli autori e le principali opere e delineano le caratteristiche dei maggiori movimenti letterari. In essi, come nelle note, l'Autore ha sintetizzato i più recenti e persuasivi risultati della critica, presentandoli con un linguaggio piano e accessibile, senza rinunciare, in nome di una facilità mal intesa, a dare una visione seria e culturalmente impegnata dei fatto letterario." Dal Catalogo scolastico Zanichelli, 1963-64. "L'antologia della letteratura italiana di Mario Pazzaglia è stata, per più di 35 anni, non solo una delle opere più importanti del catalogo Zanichelli, ma dell'intera editoria scolastica italiana. Per molti anni è stata l'antologia più diffusa, specie negli istituti tecnici, per i quali venne in origine pensata. Nel 1966 uscì l'edizione, un po' più ampia, per i licei. Fra il 1964 e il 1990 oltre due studenti su dieci studiavano sul Pazzaglia. Nasceva da un'esperienza didattica forte: Mario Pazzaglia, prima di insegnare all'università, era stato un grande professore di liceo (Galvani di Bologna), capace di appassionare gli allievi. La chiarezza rimase la sua dote principale: anche la scelta - soprattutto caratterizzata per lo spazio inconsueto dato ai maggiori - corrispondeva perfettamente alla prassi didattica di gran lunga prevalente.Le edizioni successive (nel 1992 vi fu un cambio di formato e l'uso del secondo colore) si caratterizzarono per la continuità; le concessioni alle nuove prassi didattiche (esercizi di lettura) furono assai limitate. L'opera è ancora in catalogo." FEDERICO ENRIQUES, da "Castelli di carte. Zanichelli 1959-2009: una storia", Bologna, Zanichelli, 2008, pp.172-73. "Libri paralleli: Pazzaglia, Camera - Fabietti Fra i grandi della saggistica, della divulgazione storica in particolare, Plutarco ha un posto di rilievo. l'idea delle biografie in parallelo è tutt'altro che banale. I ritratti dei personaggi accostati si rinforzano a vicenda. L'accostamento non è mai diminuzione. In questo spirito si tratta qui, in un'unica scheda, dell'"Antologia della letteratura italiana" di Mario Pazzaglia e della "Storia" di Augusto Camera e Renato Fabietti: il parlarne assieme è anche conseguenza dell'impostazione di questo libro, che è storia della casa editrice più che delle opere e dei loro autori. Nell'ambiente editoriale, negli anni Ottanta, osservatori non particolarmente benevoli attribuivano i buoni risultati della Zanichelli più alla fortuna di avere incontrato Pazzaglia, Camera e Fabietti che a vera capacità. In effetti, per circa vent'anni, tra il 1970 e il 1990, i due titoli assieme «facevano» oltre il 22% del fatturato scolastico, contribuendo a un quarto dei margini*. Peraltro i risultati del nuovo secolo hanno dimostrato, quanto meno, che la fortuna è abbastanza abituale. Cosa hanno in comune queste due opere, oltre all'ampia e lunga fortuna? In parte lo si è detto: nati** (quasi assieme) da un'esperienza didattica, pensati in un primo tempo per gli istituti tecnici, cresciuti assieme molto rapidamente***, destinati (nei tecnici) allo stesso insegnante. Sostanzialmente hanno avuto anche un declino contemporaneo. Altre due caratteristiche comuni fondamentali: - una omogeneità interna (libri tutti scritti a due o quattro mani), non del tutto comune in opere così vaste; - l'essere con grande onestà al servizio del sistema docente-studente. Ci sono libri pensati più per chi insegna e libri che si preoccupano più di chi impara (molti libri non si preoccupano né degli uni né degli altri). Pazzaglia (e Camera e Fabietti) pensavano a rendere migliore il lavoro di entrambi gli utenti; pensavano al libro come a un buon strumento del lavoro comune di classe. Qui forse le affinità finiscono. Il grande merito del Pazzaglia è stato quello di rimettere al centro la lettura del testo: in vari periodi opere concorrenti avevano parti storiche giudicate migliori, ma la scelta generosa con i maggiori (miracolosamente congruente con le abitudini dei discenti) fu assai spesso vincente. Nell'arco della seconda metà del secolo l'abitudine ad affiancare all'antologia una storia della letteratura è declinata: si è insomma imposto il modello strutturale del Pazzaglia, dove le parti storiche erano al servizio degli autori e non viceversa****. La ritrosia di Pazzaglia ad accogliere parti didattiche sovrabbondanti o contributi critici ampi voleva essere - ed era - una forte esortazione a immergersi soprattutto nell'autore. I cambiamenti dell'opera furono limitati. Anche quando divenne professore universitario, Pazzaglia non volle tradire lo spirito di un libro a misura di allievo: perfino nelle bibliografie (dove è più facile incorrere in peccati di erudizione) si mantenne fedele a sé stesso. Lo storico sociale della scuola che volesse suddividere le tipologie dei docenti di lettere troverebbe nel «professore o professoressa che adotta Pazzaglia» una categoria omogenea, in cui il libro adottato è ben più di un simbolo esterno, come potrebbe essere un tipo di scarpe: insegnanti equilibrati, misurati, attenti al successo scolastico degli allievi, mai esibizionisti o narcisisti. L'approccio di Camera e Fabietti era in parte diverso: muovevano dall'idea della storia come racconto del passato che contribuisce alla formazione civile nel presente. Il libro è caratterizzato da un impegno morale, dal desiderio di trasmettere anche valori*****. Forse questo genuino aspetto morale è ciò che dava noia ai critici di una certa parte politica, più che il merito di certi giudizi. Potremmo definire il Camera Fabietti un libro «azionista»: e non a caso la polemica scoppiò quando si cercò, da una certa destra, di combattere la cultura del Partito d'Azione******. L'impostazione editorial-didattica del libro*******, su cui si è insistito nel testo, come ogni buona «architettura» non era fine a sé stessa: era rivolta a rendere meno noioso lo studio. Semplificando, si può dire che un allievo medio poteva rispondere bene a un'interrogazione dopo una lettura, apparentemente unica (ma in realtà più volte ripetuta sui punti essenziali)********. A differenza dell'antologia di Pazzaglia, la Storia di Camera e Fabietti ebbe modifiche più importanti nelle varie edizioni: crebbero il formato e l'apparato illustrativo, diventato a colori. Agli autori si aggiunsero collaboratori anche prestigiosi*********. Guardando le cose retrospettivamente si può sospettare che l'indubbio arricchimento di questi contributi abbia incrinato, almeno in parte, l'organicità del disegno iniziale. Tutte e due le opere, come abbiamo visto, hanno subito quasi contemporaneamente una drastica riduzione della loro diffusione. Perché queste due opere sono declinate, mentre altri pilastri della casa editrice sopravvivono? È una buona domanda, come tutte quelle a cui è difficile rispondere. Il fatto che non si siano aggiunti coautori di una generazione diversa non è certo una spiegazione sufficiente: è una risposta che se mai rinvia a un nuovo perché. Se fosse esistito, nel catalogo Zanichelli, un equivalente per la stenografia, la risposta sarebbe ovvia: è la disciplina che praticamente non c'è più. Ma la storia e la letteratura italiana si continuano a studiare. Forse però è venuta meno la posizione di assoluta centralità che occupavano nelle scuole secondarie (o per lo meno questa centralità devono guadagnarsela sul campo); sono venuti meno strumenti che erano nati in un'epoca di indiscusso primato (in ambito scolastico, ben s'intende) delle due discipline. Esse si paragonavano i morti durante il Risorgimento italiano con le ben più numerose vittime, negli stessi anni, delle carestie in Cina: tre righe e due numeri più efficaci di interi paragrafi di storia extraeuropea. * Questo risultato è il frutto di tre fattori: l'elevata quota di mercato, l'alto numero di studenti dei tre segmenti cui erano destinati (italiano nel triennio, storia nel biennio e triennio, tutte materie presenti in ogni tipo di scuola) e numero dei volumi di ciascun corso, loro dimensioni e quindi prezzo. In un certo senso quasi contemporaneamente Zanichelli, nel totocalcio dell'editoria scolastica, fece due «tredici» pesanti, in giornate con molte giocate e poche vincite. I due libri, vuoi per le elevate tirature, vuoi per la lunga durata delle adozioni, avevano costi inferiori alla media: il loro contributo ai margini - come è logico per ogni successo - era proporzionalmente più ampio del contributo al fatturato. Nel 1980 il fatturato dei due libri era assai simile (4,2 milioni di euro 2008 per la storia, 3,7 per l'antologia. Nel decennio 1980-1990 i valori crescono (cresce anche il mercato): nel 1985 6,6 milioni di euro 2008 la storia, 4,7 l'antologia. Nel 1990 le posizioni si invertono: 5,7 la storia, che ha cominciato a flettere, 7,0 l'antologia. Poi inizia il declino, più improvviso per l'antologia. Fra il 1995 e il 2000 la storia scende da 2,6 a 1,6; l'antologia, negli stessi anni, da 4,7 a 0,9. ** Mentre Pazzaglia entrò in Zanichelli per merito di Lorenzo Bianchi, Camera e Fabietti furono presentati in via Irnerio dall'allora direttore di filiale di Milano Raffaello Persici. *** La diffusione delle due opere fu aiutata all'inizio da prezzi assai competitivi. **** Ricorda Federico Enriques: "Pazzaglia, anche per il suo carattere schivo, fu sempre attento a non varcare i confini della letteratura, a non invadere la storia della cultura o la storia tout court. Tuttavia, nella terza edizione, aggiunse degli affreschi d'epoca. L'autore mi lasciò da leggere in anteprima, in dattiloscritto, un ritratto del Medio Evo. Lessi le quattro o cinque cartelle d'un fiato; uscii dall'ufficio e incontrai un Dogliotti pensieroso: avrebbe dovuto in poche ore scrivere un tema per una delle figlie, proprio sul Medio Evo (Dogliotti seguiva da vicino, con mia grande invidia, il lavoro scolastico delle figlie, traendone utili spunti nell'attività editoriale). Dopo aver chiesto il permesso a Pazzaglia gli allungai le cartelle. Credo abbia modificato assai poco ed ebbe grande successo, a scuola e in famiglia. Con la sua chiarezza Pazzaglia scriveva cose che anche un bravo studente avrebbe potuto scrivere. Ed è un grande complimento, sia ben chiaro. ***** Renato Fabietti aveva appreso il valore della divulgazione dallo zio Ettore (1876-1962), maestro toscano trapiantato a Milano, operatore culturale e direttore di collane editoriali. Il suo nome, come apprendiamo da un sintetico profilo che compare nel sito della società umanitaria di Milano, «è legato al sorgere ed alle fortune della Federazione Italiana delle biblioteche Popolari, di cui fu anima, contribuendo, come nessun altro, alla elevazione culturale e sociale dei lavoratori italiani». ****** La prima edizione del terzo volume aveva alcune punte polemiche che furono subito attutite in sede di ristampa, senza alterazioni del senso generale dell'opera. ******* La struttura grafica articolata della storia richiese sempre, a differenza dell'antologia, una presenza redazionale forte: per più di vent'anni l'opera fu seguita con intelligenza e precisione da Maddalena Mutti; l'ultima edizione è stata pubblicata con la supervisione redazionale di Miro Dogliotti. In ogni casa editrice scolastica la simbiosi fra redattore e autori «recidivanti» è frequente. Quella fra Mutti e Camera+Fabietti è stata probabilmente la più significativa nella storia della casa editrice. ******** Se le postille laterali erano assai utili in sede di ripasso, le «osservazioni» contenevano delle «pillole» di intelligenza didattica. In una di esse si paragonavano i morti durante il Risorgimento italiano con le ben più numerose vittime,negli stessi anni, delle carestie in Cina: tre righe e due numeri efficaci ********* Tra gli altri Adriano Prosperi, Daniele Manacorda, Giuseppe Pucci, Alberto Preti." Il brano è tratto da FEDERICO ENRIQUES, da "Castelli di carte. Zanichelli 1959-2009: una storia", Bologna, Zanichelli, 2008, pp.174-77.