USO E STUDIO DELLA LINGUA Fuori commercio
Maria D'Angiolini Melina Insolera

USO E STUDIO DELLA LINGUA

Indicazioni di lavoro

Prima edizione

  • 1976
  • Note: Volume , Risposte alle domande , Audiocassetta . "(...)Metodo. Si sa che oggi l'utilità del libro di testo è messa in dubbio. Noi però abbiamo fiducia che sia uno strumento valido di lavoro. Ciò non toglie che nel progettarlo si possa considerare l'eventualità di una revisione di metodo. Nel triangolo alunno - insegnante - libro di testo, quest'ultimo gode in genere di un'autorità indiscussa; la parola scritta -è noto- incute riverenza. Per di più non sono pochi i libri di testo che presentano i contenuti culturali come dati di certezza, trascurando spesso l'iter percorso per arrivare a quei dati. È così scolorita la problematicità del processo conoscitivo. Lo studente che non è fatto partecipe del travaglio che ha condotto a certi assunti non può che recepirli passivamente. Inoltre è portato a considerare i dati di cui si appropria come punti fermi non passibili di sviluppi futuri. Che fare allora? proporre contenuti nuovi? (vedi i recenti libri di testo aggiornati secondo le ultime acquisizioni dello strutturalismo). Un aggiornamento dei contenuti naturalmente è necessario. Ma quello che è essenziale è l'innovazione del metodo. Si tratta di trasmettere le nozioni in maniera problematica, con un approccio di tipo nuovo verso il lettore. A questo fine sembrerebbe utile: a) non presentare autorevoli testi letterari, senza lasciar intendere il lavoro artigianale che sta dietro quei testi, noto di solito soltanto agli specialisti o a chi 'crea'. b) non staccare, riducendolo a un catechismo, lo studio della grammatica -si usa qui il termine nella sua accezione più larga- dal più ampio contesto degli studi linguistici di cui fa parte. c) non presentare i dati culturali senza giustificarli storicamente; senza quindi far conoscere a chi deve assumerli le vie percorse prima che si affermassero. d) lasciar intendere che le nozioni proposte all'apprendimento degli studenti non sono dati di assoluta certezza; nuovi sviluppi sono sempre possibili. e) proporre ricerche personali. E qui si sfiora un problema di fondo: il rapporto tra il recepire e il fare, tra il leggere e lo scrivere." MARIA D'ANGIOLINI, note sul libro, s.d. (marzo 1973). "(...) Caratteristiche fondamentali. È questo un libro atipico. Non è un'antologia critica, né una grammatica, non è un manuale di linguistica o di stilistica. Vi si può trovare tuttavia molto di ciò che in genere si cerca in questi libri. Non però la trattazione esclusiva che tali manuali di solito offrono. Le Autrici hanno voluto a) riproporre in maniera unitaria i problemi che a livello scolastico sono affrontati separatamente dal grammatico, dal critico letterario, dal linguista. La considerazione della lingua scritta e della lingua parlata infatti -sia strettamente grammaticale, sia specificamente linguistica, sia critica dell'opera letteraria- ha per presupposto una visione globale dei fatti linguistici. b) dare soprattutto indicazioni di metodo e di lavoro -numerose e diverse- anziché esaurire l'analisi di uno o dell'altro aspetto dei fatti linguistici. c) esplicitare i presupposti e le implicazioni storico-culturali di nozioni che troppo spesso sono acriticamente accettate come prodotti finiti, senza valutare la loro elaborazione ed anche la loro provvisorietà. Il metodo. Si parte in genere dall'osservazione di un fenomeno, sul quale si propone una prova di lavoro. I risultati della prova di lavoro conducono a considerazioni capaci di illustrare la problematica che si addensa intorno al fenomeno osservato; soprattutto quando i risultati delle prove di lavoro sono contraddittori. Solo a questo punto le autrici intervengono direttamente fornendo le necessarie informazioni. Più spesso però fanno intervenire vari specialisti (linguisti, critici letterari, ecc.) dei cui scritti si riportano alcune pagine opportunamente scelte. Si cerca insomma di fare in modo che l'informazione arrivi al lettore nel momento in cui è motivata, perché richiesta dalle difficoltà e dai dubbi in cui l'esecutore delle prove di lavoro prima o poi finisce per imbattersi. (...) Alcuni sussidi didattici. Accompagna il volume un nastro con le registrazioni di alcuni stralci di conversazione e di testi radiofonici, sui quali si lavora quando si propone all'attenzione del lettore il confronto tra lingua parlata e lingua scritta. Il volume è corredato da un fascicoletto in cui sono raccolte le risposte alle prove di lavoro. Lo studente potrà usarlo in vari modi. Potrà consultarlo quando si trova in difficoltà. Potrà controllare le sue riposte, addirittura potrà leggere le risposte, se non riterrà opportuno eseguire le prove. Le prove non sono proposte per controllare il grado di assimilazione delle nozioni. Sono proposte perché da esse deve nascere il dubbio, il problema che riguarda l'oggetto preso in esame (sia un suono linguistico, sia una forma linguistica, sia un giudizio critico, sia un artificio stilistico, ecc.) sul quale non si dà in precedenza alcuna informazione. Appare quindi evidente che le prove di lavoro devono assolutamente essere eseguite perché fanno parte di un continuum che non può essere interrotto. Perciò, se non si eseguono le prove si deve leggere il volume e il fascicolo che lo correda contemporaneamente perché le risposte sono punti obbligati per cui bisogna passare nell'iter che dall'osservazione, attraverso il graduale sviluppo di una problematica, conduce al punto fermo dei dati culturali. (...)" Dalla Scheda informativa per la propaganda scolastica 1976-77.