Scene della guerra d'Italia Fuori commercio
George Macaulay Trevelyan

Scene della guerra d'Italia

Traduzione di L. De Lisi

  • 1919
  • Note: In 16°, pp. 244, con tavole. In frontespizio e copertina: Giorgio Macaulay Trevelian. Dedica: "Al mio Amico Filippo De Filippi K.C.L.E., vero figlio d'Italia, Vero amico d'Inghilterra". Contiene: "1. Le giornate di maggio - 2. Roma in giugno e luglio del 1915 - 3. La fronte dell'Isonzo 1915-1916 - 4. La fronte dell'Isonzo 1916 - 5. L'Ospedale da campo "Villa Trento" - 6. Le grandi offensive italiane da Plava a Gorizia, maggio, agosto e settembre 1917 - 7. Caporetto e la ritirata, ottobre 1917 - 8. La ripresa, novembre-dicembre 1917 - 9. Epilogo. Vittoria finale". "Alcuni amici italiani, l'opinione dei quali io stimo grandemente, m'hanno indotto a raccogliere, nelle ore di ozio di questa invernata (1918-1919), le impressioni ricevute nei tre primi anni del mio servizio nell'esercito italiano. Ho avuto occasioni speciali, se non particolarità, per osservare lo spirito di quell'esercito ed il carattere della guerra subalpina. - Fin dai primi giorni del settembre 1915 ho comandato una Sezione di ambulanze della Croce Rossa Britannica per il trasporto di malati e di feriti italiani dai posti di medicazione avanzati; la quale ha preso parte al regolare servizio dei vari corpi dell'esercito italiano, per un anno e mezzo avanti l'arrivo delle batterie del generale Hamilton, le prime truppe regolari britanniche su questo fronte, e più di due anni avanti l'arrivo dell'armata inglese. - Così, per più di tre anni io e i miei collaboratori abbiamo vissuto in costante quotidiano contatto con italiani di ogni classe (...). - Storico non più tenuto dalle illusioni della giovinezza, so bene che le generalizzazioni sono invariabilmente insufficienti, e che i giudizi e le testimonianze di un solo non possono rappresentare che una piccola parte della verità in ogni argomento di capitale importanza. Soltanto dalla somma delle impressioni individuali dei testimoni lo storico deve comporre, a distanza di tempo, il proprio mosaico. - Frattanto è pericolosa, in quest'ora, la reciproca ignoranza fra i popoli d'Inghilterra e d'Italia. Io porto il mio contributo, senza illudermi sul suo valore, alla non vasta produzione letteraria inglese sulla partecipazione dell'Italia alla guerra. - All'esercito italiano sono profondamente grato per la sua benevolenza e per la sua cortesia franca, e naturale come l'aria, ed a singoli membri dell'esercito per la loro preziosa amicizia. Questo libro non può rappresentare la soddisfazione di tali debiti, ma significarne almeno il riconoscimento.": G.M. TREVELYAN, Zona di guerra, ottobre 1918. "La presentazione di G.M. TREVELYAN al pubblico italiano è superflua. I suoi tre volumi sull'azione garibaldina dal '49 al '60: "Garibaldi e la difesa della Repubblica romana", "Garibaldi e i Mille", "Garibaldi e la formazione dell'Italia", hanno fatto di questo storico inglese, ben noto nella sua patria per altri pregevoli studi, uno storico popolare nella nazione nostra. - Ma egli che ha vissuto a lungo da noi durante la composizione di quei volumi, ed ha rifatto passo passo le strade laziali, romagnole, sicule, calabre e campane corse dalla tragica ritirata o dalle volgenti avanzate di Garibaldi; egli che ha studiato il nostro carattere, conosciuto la nostra anima, considerato l'essenza del nostro svolgimento politico nazionale, non per questo soltanto o per le sue belle opere ha diritto di cittadinanza nel nostro paese. - Migliaia di italiani, di quelli lassù, l'hanno veduto ogni giorno, dal settembre dell'incerto 1915 al novembre del trionfante 1918, comandante ed organizzatore infaticabile del prezioso servizio di autoambulanze della I Sezione della Croce Rossa Britannica, presso alle linee del fuoco, a Gorizia, a Plava, sulla Bainsizza, sotto Monte Nero, al Pasubio, sugli Altipiani, sul Piave (...). - Lo sprezzo quasi temerario del pericolo, manifestato da lui senza ostentazione e senza millanteria, gli ha valso una medaglia d'argento al valore militare consegnatagli di persona dal Re d'Italia. (...) La sua intensa attività interiore, che si riverbera nella vivacità dei profondi occhi azzurri, la chiara semplicità del suo cuore, che si esprime nella schietta risata da fanciullo, la sua passione per i motivi ideali delle grandi azioni umane, ch'è stata causa della sua predilezione di storico per il nostro Risorgimento e per Garibaldi, lo rendono un efficace quanto semplice narratore d'avvenimenti e non già uno storico di documenti ingialliti. (...). - G.M. Trevelyan sa che la sgualcita rappresentazione di un'Italia sentimentale retorica capricciosa inconcludente, foggiata su modelli di maniera, è falsa; sa che energie nuove e fattive hanno già imposto la Patria sulle vie della più ardita modernità (...). - Egli non è uno di quegli amici stranieri che vi tendono la mano e assai vi lodano nel momento in cui fate loro comodo; la sua è un'amicizia costante, e così sana e vera, che non gli impedisce di veder chiaro e di rilevare anche quelli che sono i difetti del nostro carattere, del nostro sentimento nazionale, della nostra organizzazione politica e statale. Ragione di più per apprezzare ed amare questo straniero fraterno, nella cui anima, ne son certo, avrà avuto eco profonda la recente passione del popolo d'Italia.": L. DE LISI. Traduzione di: De Lisi L.