Liber libro libertà!... Fuori commercio
Guido Mazzoni

Liber libro libertà!...

Poemetto, con un proemio di Francesco Ruffini

  • 1919
  • Note: In 8°, pp. 54. Dalla Prefazione: "Io avrò obbligazione eterna con Guido Mazzoni per il bene che questo suo poemetto mi fece quando la prima volta l'intesi, lo scorso anno. Esso giovò a riconciliarmi con la letteratura e anche un po' con la vita. (...). - Fu dapprima come un piacere fisico ed inconsapevole, del quale mi vergognai persino un poco, quasi non si addicesse al lutto universale. Poi fu l'incanto tutto spirituale di quelle vecchie nostre costumanze italiche, rievocate e fatte rivivere da questo Poeta e da questo Toscano, con tutto il magistero della sua arte e della sua dottrina e con tutto il fervore della passione per la sublime sua Città (...). E fu da ultimo - oh bene di un pregio inestimabile! - la rinnovata fede in quegli ideali, per cui la guerra era stata mossa ed era stata, ad onta di tutto e di tutti, fatta santa in eterno. (...)": FRANCESCO RUFFINI. Il poemetto è dedicato "Ai colleghi nella R. Accademia della Crusca per la lingua d'Italia". - "(...) Illustri colleghi, cari amici, nella nostra sede, del Palazzo Mediceo-Riccardi, le gerle, i sacchi, le pale, rammentano l'allegro umore de' nostri antichi. In quella maniera si divertivano, mentre ideavano ed eseguivano la grande opera del Vocabolario. Rammentare ciò mi giova mentre Vi offro uno scherzo apparente che, intendendo ad altro, ha sostanzialmente del vero. (...)": GUIDO MAZZONI. "È subito venuta la risposta dell'on. Ruffini, in questo telegramma: "Onorato, lusingato, lietissimo, pregoti far spedire. Cordiali saluti". - E gli rispondo, spiegandogli, più particolarmente, che cosa desidero da lui: non lodi; ma una prosa che esplichi l'intendimento civile e politico del poemetto apparentemente scherzoso ("Liber libro libertà! - Poemetto di G. Mazzoni - con una prefazione di Francesco Ruffini"). - Le bozze Ella, come restammo d'accordo, le manderà al comm. prof. Flaminio Pellegrini, R. Accademia della Crusca, Palazzo Mediceo Riccardi, Firenze. - Poi, impaginate e nette, le mandi all'on. Francesco Ruffini, Senato del Regno, Roma. - Veniamo al frontespizio. Bisognerebbe trovarne uno che fosse bello in sé, e chiaro pel senso intimo del poemetto. - Penserei, per esempio, a una vite che, sorgendo alla sinistra del frontespizio (cioè alla sinistra di chi ha dinanzi il frontespizio) frondeggiasse in alto, ricadendo un poco a destra: nel tronco lo stemma di Firenze: pendenti dai tralci, in sommo della pagina, gli stemmi di Italia e Stati Uniti. - Oppure, le navi (caravelle) a gonfie vele, stilizzate, verso il Continente Nuovo. - Oppure, un mappamondo, da cui guardassero nell'Oceano le terre nuove due Fiorentini (della fine del secolo XV). - Oppure, in mezzo al frontespizio, a mo' di xilografia, la scena dell'osteria fiorentina dove si svolge il contrasto; e in alto abbinati gli stemmi italiano e americano. - Forse l'amico Ruffini, interrogato su ciò, potrebbe utilmente consigliare; ma anche l'amico Dallolio che abbiamo la fortuna di avere consigliatore presente!": GUIDO MAZZONI a OLIVIERO FRANCHI, Firenze, 9 luglio 1918. "Questo poemetto uscì la prima volta nella milanese «Rivista d'Italia» del marzo 1918: l'edizione zanichelliana ha forma più ampia e notevoli ritocchi."