Letture italiane, scelte e ordinate ad uso delle scuole del ginnasio inferiore Fuori commercio
Giosue Carducci Nobel Ugo Brilli

Letture italiane, scelte e ordinate ad uso delle scuole del ginnasio inferiore

Prima edizione

  • 1883
  • Note: In 16°, pp.VIII-496. Queste letture, per i vari ordini delle scuole secondarie del tempo, erano divise in 3 volumi: 1) Libri I, II, III - 2) Libro IV - 3) Libro V. " (...) Largheggiai scegliendo da scritture del secolo decimoquarto; non solo perché raccomandate dalle istruzioni ministeriali, e sarebbe un cominciar male la educazione della gioventù dandole subito nel primo affacciarsi alla vita l'esempio del contraddire e contraffare alla legge; ma anche perché la tradizione della letteratura nazionale e una matura considerazione alle questioni di recente agitate intorno la lingua mi consigliarono a così fare. I trecentisti si voglion dare a leggere e a studiare non perché antichi, ma perché primi fermarono negli scritti l'uso ricco, più agevole, più l'originale della lingua parlata dal popolo toscano specialmente di Firenze, quando questo popolo era più giovane, più forte, più adoperante, più fantastico, più inventore che ora non sia. Lo stesso è a dire dei migliori cinquecentisti; i quali per gran parte ebber di più una coltura classica fina e corretta, e alcuni anche offrono i primi e per avventura i migliori esempi di quella. Lingua letteraria che movendo dal dialetto toscano divenne, massime nel secolo decimosesto, nobilmente comune a tutta Italia; di quella lingua letteraria, italiana, la cui esistenza si può negare con le parole meglio che con le ragioni e coi fatti. - E dei trecentisti e dei cinquecentisti io credo si debba cominciare lo studio a punto nelle scuole del ginnasio inferiore, alle quali gli alunni vengono, o dovrebber venire, impratichiti abbastanza nella lettura dei novellieri o narratori moderni; ed è allora il tempo di ausare le fresche menti a quel più austero e più brusco, più vivido e più frizzante, più zampillante e più mosso che è nella elocuzione dei grandi scrittori classici. Ove s'indugi a pascerle ancora di ricotte, come potranno abboccare e digerire Dante il Boccaccio e il Machiavelli? (...) - Poco di poesia, e non rumorosa: l' 'Orlando', la 'Gerusalemme', la 'Commedia', e anche I' "Iliade" tradotta dal Monti e la "Eneide" dal Caro dovrebbero intieri accompagnar li alunni per le classi superiori (...) - Con l'approvazione desidero avvertimenti, consigli, emendazioni, sì per questa sì per ogni altra parte della scelta. - La quale, e qualunque altra migliore, potrà essere utile soltanto in quelle scuole nelle quali i maestri credano che l'italiano ha da essere insegnato con la stessa premura attenzione e dottrina che le lingue classiche. (...)": GIOSUE CARDUCCI, Bologna, 15 settembre 1883. "Ella non tenga broncio al Sommaruga: si deve in gran parte a lui l'approvazione delle "Letture italiane": egli ne parlò subito al Barrili e si dié molto da fare. Noi non avevamo né men pensato che ci fosse una Commissione sui testi.": GIOSUE CARDUCCI a NICOLA ZANICHELLI, Roma, 6 ottobre 1883. "Le ho scritto già una cartolina, che temo sia andata perduta. La pregavo di ringraziare il Federzoni, di dare a Severino una copia distinta delle 'Letture', di mandare a me altre cinque copie comuni, tutte, s'intende, a mio conto. - Ora Le rinnovo la domanda. Mi pare che le cose siano incamminate bene: spero procedano meglio. Ottimo l'articolo del Biz.; ottima anche la pubblicazione nel 'Fracassa'. Mi ringrazi anche il Bizzi. Qui forse saranno adottate anche nelle scuole normali femminili. Ringrazio Lei d'ogni premura. Ho già trovato molta roba pel secondo volume, e ne ho scritto al Carducci. Spero che lo faremo assai meglio. - Come sta Severino?": UGO BRILLI a CESARE ZANICHELLI, Novara, 15 ottobre 1883. - "Ho piacere che le 'Letture' vadano bene: ma non si stanchi d'averne cura. Io ho scritto due volte al Mazzoni raccomandandogli l'articolo. Ella si raccomandi al Borgognoni; secchi, magari, gli amici; e pensi che i suoi colleghi sono camorristi; gl'insegnanti in molta parte asini. - Ecco quel che dovrebbe fare, secondo me, col Carducci: fargli capire che dalle 'Letture', compite e finite, se ne potranno d'anno in anno vendere un numero molto maggiore. Solo così il Carducci sarà animato a proseguire: ma ci vuole pazienza e dolcezza. (...)": id., Novara, 10 novembre 1883. Il successo di queste 'Letture' fu subito notevole: due edizioni uscirono nello stesso '83- - Non mancarono le invidie: il Carducci fu accusato, fra I'altro, di aver voluto 'settariamente' ignorare il Manzoni. Nella IV edizione di queste 'Letture' (edizione riveduta) Giosué Carducci premise una dichiarazione che in parte riproduciamo. - "Il pensiero delle "Letture italiane" a uso del ginnasio mi venne da quando ebbi a visitare per più anni dopo il 1876 le scuole mezzane classiche ed ebbi a far parte delle Giunte superiori per gli esami di licenza liceale. Del '79, prima delle rinnovazioni ordinate nei programmi e nell'insegnamento di quelle scuole dal ministro Baccelli, fu cominciato il lavoro di preparazione e di scelta: dell' '82 fu cominciata a stampare la prima parte, per il ginnasio inferiore: finita nel settembre dell' '83, fu subito dato mano a una seconda edizione: allora erano in pieno vigore i regolamenti e programmi del ministro Baccelli. La terza edizione annotata della prima parte e la prima edizione della seconda parte, per il ginnasio superiore, furono finite di stampare, quella nel settembre, questa a mezz'ottobre dell'anno ora finiente: né i compilatori, l'uno affaticato notte e giorno al lavoro, l'altro ammalato, ebbero notizia non che della contenenza dei nuovi programmi in preparazione nel ministero del on. Coppino ma né anche dell'idea che potesse informarli. Questo e non altro è il vero. - Accennare o suggerire o accusare o fiutare segreti, accordi, intelligenze delle 'Letture' con gli autori dei programmi e delle istruzioni con le autorità del Ministero, potrebbe parere calunnia di gente poco onesta, se non fosse vaneggiamento di cervelli balordi. Con persone che al modo come scrivono troppo dimostrano la congenita incompetenza loro non dico a trattar quistioni di bello scrivere e di lingua o di stile ma a filare il discorso. Con persone che quella tale congenita incompetenza imbellettano d'ingiurie gaglioffe e di suggestioni compassionevoli, non si discute; all'occasione si riderà. E c'è da vero da ridere dell'intentarmi accusa di manzonicidio (quasi il Manzoni fosse scrittor belle e morto o da morire, perché un programma lo relega, come dicono, a una terza classe liceale), ricordando che ad accogliere tra i testi di lingua le opere del Manzoni gli Accademici della Crusca si valsero anche dell'autorità (chiedo perdono) mia. Che colpa ho io se a non saper leggere non sono in Italia solo gli analfabeti? (...)": GIOSUE CARDUCCI [Si v. UGO BRILLI, "Come e perché sono nate le "Letture italiane" , «La Patria», Bologna, 28 dicembre 1884.]