LETTERE A LUCILIO Fuori commercio
Seneca

LETTERE A LUCILIO

Prima edizione

A cura di Balbino Giuliano
  • 1953
  • Note: Volume 1 , Volume 2 , Volume 3 . "In 8° piccolo. Rilegato in tutta tela azzurra, impressioni pastello e oro, taglio superiore azzurro". Collana "Prosatori di Roma", poi "Poeti e Prosatori latini". "(...) Lo stile di Seneca. Soffermiamoci per un po' sul frutto più recente della Collana: la versione delle lettere di Seneca ad opera di Balbino Giuliano. Da un competente come lui dovevamo attenderci proprio quello che egli ci ha dato: un lavoro di mirabile armonia in cui tutto, presentazione dell'opera e sua interpretazione, approfondimento e resa del testo, forma un insieme mirabilmente organico e armonico. Finora delle lettere di Seneca avevamo in Italia l'esemplare edizione di Achille Beltrami, su cui questa versione è condotta; ora possiamo dire di averne un ripensamento unitario, collaudato da una versione d'impareggiabile aderenza allo spirito originario. Allo spirito, naturalmente, e non alla forma; che se c'è, fra i latini, un prosatore intraducibile, questi è Seneca, ancor più di Tacito. Discendere in tutte le pieghe del suo stile scaltrito, raffinatissimo, è impresa disperata. E il Giuliano ha mostrato la profondità del suo intuito, proprio rinunciando a gareggiare col testo in sottigliezza di capillari sfumature espressive e curando invece di darci una versione che conservasse nella serena pacatezza del suo dettato la ricchezza e la segreta coerenza dell'altissimo messaggio di vita interiore, contenuto in quelle pagine sublimi. Forse - e lo si vede fin dalla dedica dell'opera, e lo si trova confermato nell'introduzione - il Giuliano ha avvicinato troppo Seneca allo spirito cristiano, forse è stato troppo sicuro nel fissare la data dell'epistolario e la successione cronologica delle opere di Seneca, alla quale è naturalmente collegato lo sviluppo del suo pensiero. Ma non gli è certamente sfuggita (ché anzi trapela da ogni rigo della sua versione) la tormentosa problematicità della morale senecana, il suo anelito eroico a riscattare lo spirito individuale dalla soggezione a forze cieche di natura: il che costituisce l'inconfondibile timbro romano dell'esperienza morale di Seneca. Sì che acquista ancora maggior valore di matura consapevolezza ciò che il Giuliano afferma nella prima pagina dell'introduzione e che mi piace riportare testualmente, perché migliore suggello non si potrebbe imprimere alla iniziativa di accostare al gran pubblico i prosatori di Roma: "abbiamo sentito anche persone colte ripetere che quei tozzi e massicci contadini del Lazio, se con la forza di una primitiva disciplina hanno conquistato il mondo europeo mediterraneo, però solo dalla Grecia hanno appreso gli insegnamenti necessari per la formazione di una loro cultura. Orbene, queste persone colte dovrebbero riflettere che si vince e soprattutto si conquista stabilmente solo con le doti superiori dello spirito e che un popolo riesce ad accogliere idee da altri popoli e svolgerle in quella magnifica ampiezza con cui Roma le ha svolte, solo se ha già iniziato con perfetta originalità lo svolgimento di un'idea sua"." ETTORE PARATORE, conversazione radiofonica del 23 maggio 1954 riportata in «Laboravi Fidenter», ottobre 1954.