LA CHIMICA: FATTI E IDEE Fuori commercio
Michael Lewis Guy Waller

LA CHIMICA: FATTI E IDEE

Prima edizione

  • 1984
  • Note: "Il testo è modellato sul syllabus medio dei certificati 0-level britannici, qualcosa di intermedio tra la preparazione di un nostro liceo scientifico 'serio' e quella di un nostro ITI a specializzazione chimica (...). Sotto il profilo dei contenuti, pertanto, il testo potrebbe essere utilizzato vantaggiosamente in tutte le scuole, con qualche riserva forse per gli ITI con specializzazione chimica. La filosofia del testo si discosta sia da quella dominante nella letteratura scolastica italiana (presentazione assiomatica e astratta), sia da quella che ispira i migliori progetti USA, e in particolare il Chem Study (metodo ipotetico-deduttivo e programmazione rigorosa dell'iter didattico). Qui i criteri sembrano essere: 1) presentare il massimo numero di fatti, il più possibile per via sperimentale 2) spiegare fatti e comportamenti per via assiomatica 3) classificare fatti e comportamenti per categorie 4) ridurre al minimo essenziale le argomentazioni quantitative. (...) Un pregio del testo consiste nel NON presentare il concetto di orbitale, che imperversa nei testi italiani, anche se solamente una volta su 15 o 20 viene porto correttamente. Struttura elettronica e legame sono interpretati nel modo più semplice (stratificazione degli elettroni e interazioni elettrostatiche). Gli AA sembrano aver assimilato anche sul piano didattico la lezione di Gilespie e Nyholm (teoria della repulsione tra elettroni dello strato di valenza, VSEPR). Anche questo può sconcertare il docente italiano, specie non chimico, che conosce il significato fisico dell'orbitale meno ancora degli autori dei testi, ma ritiene un obbligo morale l'interessarsene. Un libro così aiuterebbe molti docenti a liberarsi dall'incubo degli orbitali e a convincersi che si può fare chimica più e meglio fuori da certi schemi. Esso inoltre rivaluta la linea autonoma (rispetto alla fisica e alla matematica) dello sviluppo del pensiero chimico e definisce in modo più pertinente il campo di interesse del chimico. (v. l'attenzione a taluni importanti processi industriali). Pochi ma essenziali i cenni di chimica organica. Qui può sorgere un'obiezione in quelle scuole che prevedono lo svolgimento di un programma più esteso. Certamente l'insegnante dovrebbe sopperire in questo campo con altri strumenti. Sul piano grafico la presentazione è sempre efficace, corretta, forse fin troppo ricca, ma davvero questo mi pare uno dei compromessi migliori fra quella che è ormai l'irrinunciabilità all'immagine come linguaggio e la concretezza empirica dei fatti e delle operazioni che per immagini vengono appunto resi. Data la preponderanza delle illustrazioni e degli artifizi grafici i 32 capitoli sono poco più che paragrafi, ciascuno dedicato alla trattazione -stringatissima- di pochi e ben definiti argomenti. Il miglior uso lo potrebbe fare un insegnante che avesse consuetudine con le semplici ma numerosissime esperienze illustrate. (...) In definitiva il mio parere è positivo, anche se non mi nascondo alcuni rischi e difficoltà con i docenti. Non è male inoltre che nella concorrenza fra linee didattiche italiane e USA si insinui finalmente una terza alternativa, per più aspetti valida." MANLIO GUARDO, parere sul testo, s.d. (febbraio 1982). Traduzione di: Guardo Manlio Titolo originale dell'opera: Thinking Chemistry Oxford University Press, 1980