L'autore delle duecento commedie (Carlo Goldoni) Fuori commercio
Lucio D'Ambra

L'autore delle duecento commedie (Carlo Goldoni)

  • 1936
  • Note: In 8° piccolo, pp. IV-298. Ritratto di Goldoni in antiporta (Longhi). Edizione 'di lusso', rilegata mezza tela con impressioni pastello e 'normale', rilegata. Dedica "Alla santa e sacra memoria di mio figlio, Diego Manganella, vice-console di Sua Maestà a Cannes, che iniquamente cadendo a trentadue anni lasciò me ingiustamente vivo lungo la via". Primo volume della collana "Vite di grandi scrittori italiani narrate al popolo da un romanziere". Presentazione della collana "Vite di grandi scrittori italiani narrate al popolo da un romanziere": "Più che mai giova e può giovare, la divulgazione della vita eroica degli artisti, in Italia, dove ancora troppo sovente arte e popolo si stanno di fronte, nati entrambi dall'anima nazionale, senza incontrarsi; in Italia, dove la critica ha per lo più parlato dell'arte trincerandosi in austerità da vestali senza contatto e in quei modi ermetici e sibillini per cui il popolo non può mai all'arte sentirsi chiamato e avvicinato. Se oggi la voce di Ruggero Bonghi chiedesse ancora di saper le ragioni per cui la letteratura italiana è impopolare in Italia, i vivi e cordiali biografi, da Zweig a Pourtalès, che in tutta Europa esplorano e rianimano così felicemente la vita degli artisti più grandi, potrebbero rispondere che l'impopolarità viene dal fatto che assai di rado, o assai imperfettamente, la calda vita d'un uomo, umanamente pari a noi pur nella sua privilegiata grandezza, appare dietro le opere, che stanno sole, in esilio di sovranità, in mezzo all'affannosa corsa degli umani che non le vedono. L'uomo, oggi più che mai affaticato nel duro cimento di vivere, non potrà appassionatamente accostarsi alle opere del genio umano se non quando saprà che esse, cariche di sapienza o di bellezza, son tuttavia nate da un'umile e quotidiana fatica d'uomo pari a quella che ogni giorno chiede a lui oscuro il suo dolorante sforzo e la sua ubbidiente disciplina. Occorre che l'uomo normale senta che gli anormali capolavori dell'arte sono nati dal travaglio ansioso d'una maternità dello spirito analoga perfettamente a quella della carne per cui di continuo il mondo si rinnova e perpetuandosi dura. Occorre ch'egli senta, per amare i capolavori d'amore che vuol dire assai più che ammirazione, come e quanto questi figli dello spirito umano sieno costati ai creatori, -come alle madri santificate nel travaglio imposto da Dio-, le eroiche pene del grembo e del seno. Solo allora il popolo riconoscerà fraternamente i poeti. Solo allora la popolarità della letteratura sarà vero contatto tra la folla e il genio. Solo allora le opere vivranno, nello spirito nazionale, non come sovrumani prodigi del genio solitario, ma come fatica, tormento e gloria comuni d'un popolo intero che, nell'incessante travaglio della fecondità, dà contemporaneamente alla sua storia uomini caduchi e capolavori immortali.": LUCIO D'AMBRA.