IL PARTITO POPOLARE ITALIANO Fuori commercio
Luigi Sturzo

IL PARTITO POPOLARE ITALIANO

Dall'idea al fatto (1919) - Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922) Prima edizione italiana riveduta

Prima edizione

  • 1956
  • Note: In frontespizio: Pubblicazioni a cura dell'Istituto Luigi Sturzo, Opera Omnia (Seconda serie, Volume terzo, Volume quarto e Volume quinto). Prefazione al secondo Volume: "Il presente volume fa seguito al primo sul partito popolare italiano "Dall'Idea al Fatto, 1919 - Riforma statale e indizi politici (1920-1922)". In questo secondo viene ripubblicato per intiero "Popolarismo e Fascismo". Fu scritto in gran parte nel 1923, dopo che avevo lasciato la segreteria politica del partito, con l'intento di fissare i dati più caratteristici del popolarismo sia in rapporto alla vecchia classe dirigente e ai socialisti, i quali per la pregiudiziale antiborghese non vollero partecipare al governo, sia in opposizione al movimento nazionale fascista sorto con intenti dittatoriali. Può dirsi oggi essere quella la testimonianza di un combattente, debellato ma non vinto; ancora sulla breccia e pur alla vigilia di prendere la via dell'esilio. Il volume, edito da Pietro Gobetti che lo sollecitò, ebbe fortuna e fu seguito da "Pensiero antifascista". A più di un trentennio di distanza e con problemi e orientamenti politici tanto diversi, rimangono ancor vive la impostazione politica del popolarismo e la insita polemica per la libertà e contro lo statalismo. Rimane anche viva per la lunga crisi economico-sociale derivata non tanto dalla povertà delle risorse nazionali quanto dall'incapacità della vecchia classe dirigente a comprendere il nesso indissolubile fra problemi economici e problemi sociali, nonché per la insistente tendenza socialistoide a una politica classista orientata verso la cosiddetta dittatura del proletariato, ma realizzata con l'intervento statale a vantaggio di categorie profittatrici sostenute da partiti, da corporazioni e da gruppi interessati. Il popolarismo fu un'esperienza che, a parte il passeggero fenomeno settennale italiano (gennaio 1919 - novembre 1926), si inseriva nel dopoguerra nella scia delle attività dei cattolici europei, come uno dei fatti storici più significativi. Gli aspetti politico-storici di tale partito vengono illustrati in questo volume dalla interessante Introduzione di Gabriele De Rosa." LUIGI STURZO, Roma, 8 aprile 1956. "Dopo aver lasciato la segreteria politica del partito popolare italiano (10 luglio 1923) (...) preparai un nuovo volume di scritti col titolo di "Pensiero antifascista". In quest'ultimo, oltre gli articoli politici e polemici del 1924, aggiunsi scritti di quel periodo, di cultura politica e di critica bibliografica, con l'evidente scopo di servire ad alimentare la resistenza al fascismo. Questo lavoro fu interrotto da una serie di difficoltà (le chiamo così) che, dal giugno al settembre 1924, mi tormentarono parecchio: siamo nel periodo immediatamente successivo al delitto Matteotti, alla presa di posizione de «Il popolo» per la ricerca del cadavere e lo scoprimento dei responsabili, ed io fui più volte costretto a domandare segrete ospitalità, ad un istituto religioso prima e ad un caro amico in seguito, finché mi decisi (spinto da amici e dagli eventi) a cercare a Londra un ambiente più adatto. Avevo intanto promesso a Piero Gobetti di mandare il mio manoscritto, che affidai al caro amico Vincenzo Mangano (oggi quasi dimenticato), pregandolo di completarlo, riordinarlo e premettervi, se del caso, una introduzione. Ma tanto il Mangano che altri in seguito furono sorvegliati al punto che si credette più opportuno fare arrivare al Gobetti le cartelle della raccolta come si trovavano, lasciando che a Torino vi fosse dato un certo ordine in base ad uno schema provvisorio da me tracciato. Il 12 marzo 1925 fu finita la stampa del volume, che rapidamente fu diffuso, senza altra indicazione che quella del nome dell'autore e della casa editrice. Nello stesso mese avevo tenuto a Parigi la conferenza "La liberté en Italie", il cui testo italiano inviai a Gobetti, che lo stampò subito in opuscolo. Il discorso di Parigi ebbe un'eco fascista caratteristica che vale la pena di ricordare. L'invito mi era pervenuto a Londra da parte del Comité national d'études sociales et politiques, che promuoveva conferenze di notevole importanza nel gran salone della Corte di Cassazione. Spiacque il fatto ai fascisti italiani residenti a Parigi, i quali, non potendo impedirlo, tentarono di disturbare l'adunanza con una dimostrazione ostile nella piazza sottostante al palazzo. Fino a qual punto attuassero i loro propositi non mi fu dato saperlo; echi di voci lontane arrivarono per un poco durante la conferenza. La polizia volle che io fossi accompagnato da un funzionario il quale curò che la mia entrata ed uscita dal palazzo avvenisse attraverso porte riservate. Il pubblico, assai numeroso e rappresentativo, seguì il discorso con notevole interesse, sottolineandone molti passaggi, non mancarono infine domande informative e larghi consensi. Nel ripubblicare il presente volume, mantenendo i titoli originari dell'edizione Gobetti, ho cercato, per ogni sezione, di mettere gli scritti nell'ordine cronologico con il quale vennero pubblicati; ordine che è quello che meglio risponde ai criteri editoriali della collezione e alla comprensione storica dell'attività politica dell'Autore. Vi ho aggiunto il discorso di Parigi. Vi ho anche inserito alcune delle più importanti recensioni bibliografiche pubblicate in quegli anni nel «Bollettino bibliografico di scienze sociali e politiche», che venne a cessare quasi contemporaneamente allo scioglimento del partito popolare italiano avvenuto con regio decreto del 6 novembre 1926. (...)" LUIGI STURZO dall'Introduzione al terzo Volume, Roma, 25 aprile 1956.