Esperimenti metrici Fuori commercio
Giuseppe Chiarini Guido Mazzoni

Esperimenti metrici

Con prefazione

  • 1882
  • Note: In 16°, pp. XXXIV-108. Contiene:"Il primo Sermone" di Q. Orazio Flacco - "Le Siracusane", idillio di Teocrito - "Alcune Odi di Q. Orazio Flacco": Lib. I, Od. VIII - Lib. I, Od. XIII - Lib. I, Od. X VI - Lib. 1, Od. XIX - Lib. I, Od. XXIII - Lib. I, Od. XXV - Lib. 1, Od. XXXIII - Lib. II, Od. V - Lib. III, Od. X -Lib. III, Od. XII - Lib. III, Od. XXVII - Lib. III, Od. XXVIII - Epod. XI - "Epod". XV - "Nausica. Episodio della "Odissea"" (Lib. VI: vv. 85-250) - Dal greco. "Frammenti, Idillii ed Epigrammi"- "Di Sofocle"- "Di Alceo" - "Di Alcmane" - "Di Mimnermo" - "Di Arione" [?] - "Di Bione" - "Di Mosco" - "Di Antifilo" - "Di Leonida" - "Di Rufino" - "Di Paolo Silenziario" - Di Meleagro - Da Catullo - Attis. - [Dal greco e da Catullo tradusse il Mazzoni: il Chiarini tradusse dal latino]. Ai lettori: "Se questo libro s'è fatto (e oramai ch'è fatto bisogna naturalmente mandarlo fuori), n'ha un po' di colpa il Carducci. Perché lo confesserò francamente, se lui non scriveva le "Odi barbare", a me, credo, non sarebbe venuto mai in testa di fare delle traduzioni metriche dal latino, e dal greco; e, credo, né anche al Mazzoni, che avendo un po' studiato sotto i miei occhi, ha imparato un po' in casa mia a commettere i suoi reati poetici. - Ma, fatto il libro, rimane da fare il meglio (o il peggio, che torna, lo stesso), la prefazione. - Lo crederete, o miei buoni lettori? Il libro era là nei magazzini della tipografia Zanichelli, tutto stampato, pressato, piegato, era lì da parecchi mesi ad aspettare la prefazione; lo Zanichelli tempestava, mi faceva tempestare, e la prefazione non veniva. Oggi dunque piove; ma quella mattina era un tempo bellissimo. Il sole sfolgorava glorioso in tutta la pienezza delle sue forze e del suo splendore, e la gloria de' suoi raggi rimbalzava sulle onde del Tirreno leggermente increspate dal maestrale, come una pioggia di luminosi topazi. Noi sedevamo all'ombra di una tenda nello stabilimento dei bagni Pancaldi, parlando d'arte e di poesia. Il Carducci mi disse: "Senti un po' che ti pare di queste strofe di un'alcaica che ho cominciata e vorrei finire; e vorrei poi fare delle altre poesie, che ho già pensate, secondo la metrica antica: ma bada sopra tutto al metro; dimmi se ti pare che vada e che ci si senta armonia". E mi recitò le prime strofe dell'ode intitolata "Ideale". S'era nell'estate del 1871. Qualche tempo innanzi m'avea mandata manoscritta l'ode su I'Adda: e più tardi a Bologna mi fece sentire la prima parte dell'ode "Alle fonti del Clitumno" e alcuni distici. Intorno a questo tempo cominciarono a nascere le "Odi Barbare"; ma il battesimo e il nome vennero più tardi: e il loro primo germe era in alcune odi raccolte nel libro Il della edizione definitiva delle poesie giovanili. ("Discese il ferreo baron da l'orride Castella, e al popolo vincente aggiuntosi Con mano usa al crudele Cenno trattò le tele ..." ). - C'è una distanza, una distanza infinita, fra l'ode "A Giulio", da cui son tolte queste strofe, e l'ode "In morte di Eugenio Napoleone": ma in quella poesia giovanile, che il povero Fanfani parodiava, c'è pur qualche cosa degna di nota, e c'è in germe il futuro poeta delle "Odi barbare". - È già un ardimento scrivere nel'57 un'ode alcaica di ventuna strofe, quale non era stata mai fatta in Italia; e scriverla, un giovane uscito allora dai banchi dell'Università (...). Il battesimo e il nome di "Odi barbare" venne, come ho detto, più tardi; venne, credo, fra il '75 e il'76, quando, composte già varie odi, il Carducci pensò forse per la prima volta di raccoglierle in un volume. Nell'aprile del 1875 scrisse "Fantasia", il cui primo titolo era "Rimembranze antiche", nell'agosto dell'anno stesso "Ruit hora", nel marzo del 1876 "In una chiesa gotica", nell'ottobre del '76 pubblicò finita l'ode "Alle fonti del Clitumno" in un giornale bolognese, «La Vedetta», e fra il '76 e la prima metà del '77 compose tutte le altre che con le già nominate formarono il primo volume (...). - A me le "Odi Barbare" fecero fra le altre, capire una cosa, ch'era facilissima a capire, ma che fino allora non avevo capita. Io m'era provato più volte a tradurre Orazio; mi c'era provato da giovane, mi c'era provato da uomo; e sempre avea dovuto smettere per disperato, senza arrivare in fondo neppure di un'ode delle più brevi. Le "Odi Barbare" mi fecero capire che, se era possibile fare traduzioni poetiche dal latino e dal greco, era possibile solamente con quei nuovi metri. E ritentai la prova con quei metri; e la prova non mi parve riuscita così male, che non seguitassi. Questa volta non solamente andai in fondo di un'ode, ma ne tradussi parecchie in un tempo relativamente assai breve. Mandai subito un saggio delle mie traduzioni al Carducci, il quale mi rispose: "Vedi che pareva che Orazio non si potesse tradursi, ed ora invece pare che si possa". Che i saggi di traduzione raccolti in questo volumetto mostrino cotesta possibilità, io non oserei, nonostante l'autorevole giudizio del Carducci, affermarlo; ma se dicessi che non lo spero, direi una bugia: e già s'intende che senza questa speranza non mi sarebbe venuta l'idea di raccoglierli e di pubblicarli.": GIUSEPPE CHIARINI, Livorno, 28 ottobre 1882. Questa prefazione fu composta, nella sua quasi interezza, nel 1880: avrebbe dovuto servire di risposta ad uno scritto di Ruggero Bonghi: "Spigolature metriche": («Fanfulla della Domenica», 6 giugno 1880, n. 23) riguardava I' "Arte poetica" di Antonio Minturno: il Bonghi desiderava che venisse "chi trovi modi simili agli antichi": confrontava i modi teorizzati da lui con quelli che hanno adottato i 'carducciani', che riteneva insufficienti. - La risposta al Bonghi la doveva fare il Carducci: la scrisse invece il Chiarini e Ferdinando Martini non gliela volle pubblicare. "Ho ricevuto le odi. Le ho scorse subito avidamente; non ho potuto finora rileggere con riflessione. In tanto antiche e nuove mi piacciono e mi paiono felicissimamente riuscite. Sono ammirato del metro dell'epodo XI e dell'ode a Neobule: e così di "Glicera" e "A Venere": benissimo anche l'epodo XIV e XV: mi suona un po' men bene l'ode a Leuconoe. I distici corretti vanno molto meglio. Ma io non li stamperei in fronte al volumetto oraziano; già non legano col contenuto: apparirebbero come una nota discordante, innanzi agli "Amori" d'Orazio. Il Zanichelli stamperà il volumetto al più presto; lo annunzierà subito": GIOSUE CARDUCCI a GIUSEPPE CHIARINI, Bologna, 19 novembre 1878. "(...) Ricevo dalla stamperia, il frontespizio degli "Esperimenti metrici", e lo rimando a lei corretto: ma c'è da fare la prefazione, cioè è quasi fatta, ma non posso finirla, finché non mi sono liberato affatto del Foscolo; il che sarà ai primi d'aprile: e siccome il volume è venuto molto smilzo, sarà bene ingrossare la Prefazione (...)": GIUSEPPE CHIARINI a NICOLA ZANICHELLI, Bologna 23 marzo 1882.