COSA VUOL DIRE QUELLO CHE SI VEDE? Fuori commercio
Cristina Lastrego Francesco Testa

COSA VUOL DIRE QUELLO CHE SI VEDE?

Prima edizione

  • 1976
  • Note: Volume 1 , 1976; Volume 2 , 1977, Volume 3 , 1977. Consulenza pedagogica di Benvenuto Chiesa e Gianni Giardiello. "Gli Autori. Come lavoro normale facciamo i grafici e abbiamo scritto e illustrato diversi libri per bambini, principalmente per Einaudi ed Emme. Siamo laureati Cristina in architettura e Francesco in filosofia. Abbiamo realizzato questo libro con l'aiuto e la consulenza pedagogica di Benvenuto Chiesa e Gianni Giardiello, autori di numerose opere dirette agli insegnanti ed agli allievi della scuola media. Abbiamo anche fatto frequentemente ricorso alla pubblicazione del Movimento di Cooperazione Educativa e lavorato insieme ad insegnanti che si ricollegano più o meno direttamente alle premesse MCE. Molte persone ci hanno aiutati fornendoci informazioni, discutendo con noi problemi specifici e rileggendo parti del testo che riguardavano la loro specializzazione. (...) Le nostre scelte. L'esperienza dei ragazzi. Siamo partiti dall'osservazione che le esperienze 'artistiche' di un allievo della scuola media inferiore sono costituite principalmente dal rapporto con le altre persone, con l'ambiente in cui vive e coi messaggi che gli giungono attraverso i mezzi di comunicazione di massa. I prodotti delle arti tradizionali, invece, non lo toccano (e non lo possono toccare) che in maniera del tutto periferica. Per avere un'idea quantitativa della cosa, basta confrontare il tempo che passa in gallerie e musei con quello che trascorre davanti al televisore. D'altra parte il termine 'arte' tende, secondo indirizzi filosofici moderni, a perdere il significato di attività specialistica riservata a pochi eletti, per allargarsi a comprendere qualunque attività umana richieda qualche elemento di invenzione. Vista in questa prospettiva l'arte è una componente importante della vita di tutti i giorni perché è una delle cose che possono contribuire a darle un significato. Perciò abbiamo cercato di far riferimento ad esperienze che ragazzi di questa età possono aver già fatto (o fare nel corso delle attività proposte), in modo che il discorso avesse un significato chiaro ed un suo interesse per i lettori cui era destinato. Da un punto di vista pedagogico. Questi libri hanno come punto di riferimento una pedagogia dell'attività e della ricerca; il lavoro che viene proposto è tanto un'interpretazione di quello che si vede quanto la realizzazione di oggetti o situazioni visibili. La parte espositiva e le domande sono integrate, nel senso che la prima dà informazioni, strumenti e indicazioni di metodo, mentre le seconde, studiate nella loro successione logica, forniscono una traccia di ricerca. (...) Controinformazione. Questi libri interpretano l'attività artistica principalmente come un fatto di comunicazione e insegnano a cogliere, dietro al messaggio che viene proposto, l'intenzione di chi le invia; l'intenzione della ragazzina che si trucca per avere un aspetto più affascinante, come quella dell'architetto che progetta la banca con un aspetto solido e importante, del giornalista che costruisce il 'mostro in prima pagina'. Le esperienze ed i progetti che proponiamo di realizzare si ricollegano e partono dall'esperienza dei ragazzi, per andare nelle due direzioni dell'espressione libera e del progetto organizzato: uso libero ed aperto degli strumenti tecnici per scoprirne le possibilità e i limiti, ma anche lavoro organizzato e verifica dell'efficacia della comunicazione. Per fare un esempio, se si usa la macchina fotografica, mettendosi nella situazione di chi produce fotografie, se ci si trova a dover costruire e scegliere il taglio di un'inquadratura, sarà facile capire che anche le foto che si vedono pubblicate non sono pezzi di realtà, ma il risultato di una scelta e di una costruzione da parte del fotografo. In generale, se gli allievi arrivano ad essere capaci di montare un messaggio in partenza, da un lato si saranno impadroniti di una tecnica di comunicazione, dall'altra avranno acquisito degli strumenti per 'smontare' e capire messaggi analoghi in arrivo. (...) Non neutrali. Questi libri non sono neutrali nei confronti della realtà che invitano ad interpretare partendo dal suo aspetto visibile, perché il discorso che essi contengono ci sta a cuore e rispecchia le nostre convinzioni. L'invito che essi rivolgono agli allievi è di natura politica, perché sono una spinta a prendere conoscenza della realtà per impegnarsi a migliorarla. Non sono fatti per piacere a tutti, ed in particolare non ai professori più tradizionalisti. D'altra parte pensiamo, anche in base alle reazioni degli insegnanti a cui li abbiamo sottoposti per chiedere consiglio e verifica, che possano piacere molto a quelli più giovani e interessati al rinnovamento della scuola. L'impostazione grafica. Fin dalla copertina, abbiamo cercato di dare a questi libri un aspetto amichevole e non scolastico. Una loro caratteristica notevole ed insolita è che le immagini sono state raccolte via via che l'idea generale dell'opera prendeva corpo. In questo modo il testo è stato scritto dopo che il progetto completo dei tre libri, con immagini e indicazioni di massima dei contenuti, era già stato fatto; questo ha permesso un legame testo-immagine molto più stretto che seguendo il sistema classico di cercare immagini per illustrare un testo già scritto. (...) A chi si indirizzano. Sono stati pensati come sussidio didattico o come corso per Educazione Artistica nella media inferiore. (...) Bisogna notare che questi libri propongono all'insegnante di educazione artistica un ruolo nuovo e più appagante, perché sono uno strumento per interessare anche gli altri insegnanti ad una collaborazione interdisciplinare, dal momento che danno indicazione su contenuti, motivazioni e metodi di ricerca. Attraverso questa impostazione, l'insegnamento di educazione artistica trova una sua autonomia e rifiuta un ruolo soltanto tecnico, dipendente o limitato, in caso di collaborazione tra professori, alla presentazione grafica dei risultati delle ricerche svolte sotto la guida di altri insegnanti. Questa impostazione deriva anche dalla nostra convinzione che la supremazia della parola detta e scritta non debba essere più considerata assoluta all'interno della scuola, mentre all'esterno si va affermando la 'civiltà dell'immagine'. Pensiamo infatti che vada sviluppata la coscienza del fatto che ci troviamo immersi in un ambiente saturo di messaggi visivi, spesso sottovalutati quanto alla loro importanza ed alla loro efficacia, rispetto a quelli puramente verbali. (...)" Dalla scheda di presentazione degli Autori per la propaganda scolastica 1976-77.