COMPENDIO DI STORIA DEL PENSIERO SCIENTIFICO Fuori commercio
Federigo Enriques Giorgio de Santillana

COMPENDIO DI STORIA DEL PENSIERO SCIENTIFICO

Dall'antichità fino ai tempi moderni

Ristampa della prima edizione

  • Collana: Saggi Zanichelli
  • 1973
  • Note: Prima edizione 1937. Prima edizione nei "Saggi Zanichelli": 1973. Prima ristampa nella "Collana di Storia della Scienza": 1978. "(...) La singolare chiarezza del dettato, la ricchezza dell'informazione, la padronanza di ardui sviluppi tecnici (in matematica, astronomia, calcolo), l'eleganza della divulgazione, ne fanno un manuale pregevole, valido ancor oggi per talune indicazioni generali e per non pochi giudizi singoli. Com'è evidente, le preoccupazioni pedagogiche dei due autori coincidono con la linea ideologica e polemica difesa da Enriques fin dal primo decennio del secolo. Si noti in primo luogo la valutazione della scienza greca, condotta secondo criteri diametralmente opposti al mito hegeliano dell'Ellade ed alla storiografia speculativa di Zeller. I termini di riferimento sono piuttosto forniti da Tannery, Zeuthen, Meyerson e in senso polemico anche da Duhem. L'esperienza della grande crisi recente consente ai due autori di dare singolare rilievo a taluni aspetti cruciali: il significato dell'atomismo e del principio d'inerzia in Democrito, delle relazioni tra enti matematici e realtà nel panmatematismo pitagorico, della polemica antidemocritea di Aristotele, della matematica e della fisica platoniche. Privilegiando le componenti logico-matematiche del pensiero antico, dai 'fisiologi' alla scuola d'Alessandria, gli autori proponevano una iniziazione alla storia della filosofia di segno opposto rispetto a quella vulgata allora dalla manualistica idealista. E nel pensiero antico sono discretamente prefigurati i grandi temi che seppero attingervi i protagonisti della rivoluzione scientifica del sec. XVII. Le scoperte di Copernico, Galileo, Keplero, Harvey, Newton appaiono vitalmente connesse alla filosofia corpuscolare di Democrito, agli elementi di Euclide, al sistema astronomico di Aristarco e Filolao, al sistema fisiologico di Galeno. Gli autori non trascurano, certo, le crisi e le mediazioni, né l'importanza dei contesti storico-sociali (si vedano in tal senso le pagine sul nesso esistente tra scoperte geografiche e rivoluzione astronomica). Ma l'accento cade soprattutto sulle 'scoperte' e sui mutamenti delle strutture logico-empiriche che le resero possibili. Il lettore addetto ai lavori avverte facilmente l'obsolescenza delle pagine dedicate alla rivoluzione scientifica del sec. XVII. Eppure non v'è quasi nulla in esse -dopo studi che hanno radicalmente rinnovato la lettura delle fonti- che risulti impreciso o sfocato. L'impegno polemico degli autori e il loro sforzo di superare le impasses della manualistica corrente è ancor più evidente nei rapidi scorci concernenti il sec. XIX, il positivismo, il pragmatismo e il neoidealismo: indicazioni essenziali, si direbbe, più che un discorso compiuto. Enriques vedeva nel progresso della scienza "un dramma di incomparabile interesse umano", e nella sua ricostruzione storica "la più alta prospettiva che possa darsi della storia della civiltà". Si deve leggere il 'Compendio' come una testimonianza ben articolata di tale convinzione, e come una lezione di grande probità intellettuale. L'esito incerto di una battaglia combattuta nel nome della verità non va giudicato in base al principio del successo. La scarsa diffusione del 'Compendio' nella scuola, cui era destinato, induce a meditare piuttosto sull'inerzia delle istituzioni, sulla diseducazione degli educatori, sulla resistenza delle tradizioni. A quarant'anni di distanza simili problemi si ripresentano insoluti, forse aggravati. E induce a meditare anche il fatto che l'insegnamento di Enriques -come i ben noti lavori storici di de Santillana- abbia stentato a rientrare nel circolo della cultura italiana dopo la fine dell'egemonia idealistica, e dopo aver ottenuto larga udienza nel mondo. La vitalità del 'Compendio' è indubbia, nonostante che le direttive ministeriali fissate negli anni '30 abbiano fatto trionfare la scolastica pseudo-hegeliana che tutti sanno, ad uso dei filosofi in libris. Il 'dramma' tratteggiato da Enriques e de Santillana è essenzialmente un dramma di idee. La storiografia della scienza batte oggi nuove vie interdisciplinari, anche in senso 'sociologico', e guarda con minori preoccupazioni 'filosofiche' allo sviluppo dei contesti pratici e della tecnologia. È sollecitata in tal senso dall'incombere di un 'dramma' ben più corposo. Mentre l'abuso dei ritrovati scientifici minaccia gravemente il futuro dell'uomo, il primato delle scienze esatte appare ancipite, non più composto in una crescita trionfale. Comunque la visione inversa, puramente negativa, conduce soltanto alla 'distruzione della ragione'. Le formule mistificanti del neo-idealismo nascondevano abilmente questo rischio. Il 'razionalismo scientifico' offriva invece una quantità di suggerimenti utili per comprendere un fenomeno storico di grandi dimensioni, già evidente negli anni '30, dinanzi al quale lo storicismo 'assoluto' era cieco." PAOLO CASINI, dalla Premessa alla ristampa anastatica, Bologna, agosto 1973.