Carmina Fuori commercio
Giovanni Pascoli

Carmina

Collegit Maria soror. Edidit H. Pistelli

A cura di Maria Pascoli, Ermenegildo Pistelli
  • 1914
  • Note: In 4°, pp. 584, con 60 xilografie di Adolfo De Carolis. Edizione di lusso, su carta a mano, 500 esemplari numerati. Furono pubblicate tre edizioni: legato in tela rossa e oro, legato in pelle, legato in pergamena e oro, Lire 300. 'Editio princeps' delle poesie latine del Pascoli. Frontespizio: "Ioannis Pascoli Carmina Collegit Maria soror Edidit H. Pistelli Exornavit A. De Carolis. - Bononiae in aedibus N. Zanichelli A.D. MCMXIV" Fu l'ultima fatica editoriale di rilievo di Cesare Zanichelli. A causa della guerra questo volume fu posto in vendita nel 1917. Dedica:"Satura Ioanni Comiti Codronchio Argelio Senatori sacra". Contiene: "Catullocalvos, 1897 - [I. Eidolon Helenae - II. Alaudae - III. Priapus - IV. Silenus - V. Noctis partes priores - VI. Noctis partes alterae - VII. Circe - VIII. Anticlus - IX. Hesperius - X. Luna - XI. Nestor - XII. Reditus - XIII. Amor - XIV. Mel] - Moretum, 1900 - Ecloga XI sive ovis peculiaris, 1908 - Cena in Caudiano Nervae, 1895 - Senex Corycius, 1902 - Fanum Vacunae. Satura, 1910 - [I. Gallicinium - II. Reditus domum - III. Canes - IV. Ad Vergilium - V. Conticinium - VI. Bellum civile - VII. Ante lucem - VIII. Diluculum - IX. Rus - X. Instrumentum rusticum - XI. Digentia - XII. Bandusia - XIII. Tesqua - XIV. Silva - XV. Lucretilis - XVI. Fanum putre - XVII. Finis rerum - XVIII. Vacuna - XIX. Virtus - XX. Hedera] - Sosii fratres bibliopolae, 1899 - Veianius, 1891 - Phidyle, 1893 - Reditus Augusti, 1896 - Ultima linea, 1906 - Laureolus, 1893 - Iugurtha, 1896 - Gladiatores, 1892 - Chelidonismos, 1897 - Veterani Caligulae, 1894 - Rufius Crispinus, 1906 - Myrmedon, 1894 - De Pecore, 1898 - Canis, 1899 - Castanea, 1895 - Centurio, 1901 - Agape, 1905 - Pomponia graecina, 1909 - Paedagogium, 1903 - Fanum Apollinis, 1904 - Thallusa, 1911 - Post occasum Urbis, 1908 - [I. Solitudo - II. Sanctus Theodorus - III. Pallas.] Hymnus in Romam, 1911 - Hymnus in Taurinos, 1911 - Sermo, 1895 - Lyra romana - [I Apelles post tabulam latens, 1892 - II. Crepereia Tryphaena, 1893 - III. Gallus moriens, 1893 - IV. Iani Nemorini silvula, ad Hermenegildum Pistelli, 1894 - V. Mons Titan, 1894 - VI. Coloni Africi, 1901 - VII. Ad Victorem Regem, 1911 - VIII. Ad sodales Melitenses, 1902 - IX. Corda fratres, 1902 - X. Ad hospites, 1899 - XI. Ad externos ephemeridum scriptores, 1899 - XII. Ad Fridericum Balsimellium, 1892 - XIII. Ad Ianum Crescentinum, 1885 - XIV. Ad Michaeliangelium conlegam, 1897 - XV. Ad Antonium Restorium, 1902 - XVI. Ad Pimpium, 1904 - XVII. In nuptiis Carducciae et Gnaccarini, 1887 - XVIII. In nuptiis Zanichelliae et Pantanelli, 1910 - XIX. Ad Iosephillam Rava, 1911 - XX. Vidua, 1907 - XXI. Augusto Murrio servatori, 1907 - XXII. Ad adversarios, 1895 - XXIII. Ad Leonem XIII Ponteficem maximum, 1892 - XXIV. Ad Gasparem Finalium, 1892 - XXV. Ad I. B. Georginium, 1902 - XXVI. Ad I. B. Georginium, 1905 - XXVII. Ad I. I. Hartman, 1905 - XXVII I. Ad Clementillam Marcovigiam, 1906 - XXIX. Ad Gasparem Finalium, 1911 - XXX. Ad Tancredum Maiolium, 1911 - XXXI. Ad Franciscum Xaverium Reussum, 1902 - XXXII. Basilica Ostiensis, 1908 - XXXIII. Aemilia, 1911 - XXXIV. Roma, 1911 - XXXV. Gloria, 1910 -XXXVI. Pro Bibliotheca Taurinensi, 1906 - XXXVII. Charitas, 1902 - XXXVIII. Vox aerea, 1893 - XXXIX. Domus, 1901 - XL. Nemora et sidera, 1901 - XLI. Placidus Umbra, 1894 - XLII. Hypothece Euripidis ad Antonomasian, 1897 - XLIII. Ad dulcem amiculum Antonomasian, 1897 - XLIV. Fulmine iungo!, 1911 - XLV. Thesaurus, 1910 -XLVI. Pomposia, 1910 - XLVI Ad Hermenegildum Pistellium, 1893". Nota dell'Editore: "A tutti è noto che Giovanni Pascoli fu poeta egualmente grande e potentemente originale in italiano e in latino. E se la morte immatura non gli permise di compiere la vastissima opera organica di poesia latina che egli aveva disegnata, quel che ce ne resta è tanto, e di tanta bellezza, da assicurargli il primissimo posto tra quanti hanno, dalla fine dell'età classica ai nostri tempi, usato poetando l'antica lingua di nostra gente. Disse tutto in poche parole chi lo chiamò l''ultimo figlio di Virgilio'; ché tale egli è davvero per l'anima e per la forma. - Ma a pochissimi eran noti sin qui anche quei carmi latini già editi da lui, che pur gli diedero tanta fama. I ventuno 'poemetti' che già videro la luce nelle edizioni di Amsterdam, perché premiati nella gara Hoefftiana, erano dal poeta diffusi a malincuore e soltanto tra pochi amici, perché pensava ai volumi dove un giorno avrebbe raccolto tutta l'opera sua latina, dopo aver composti quei poemetti che ancora mancavano perché il suo piano riuscisse armonicamente completo. Possiamo perciò affermare con verità che questo volume è la prima edizione dei carmi latini di Giovanni Pascoli, contenendo poemetti e liriche o noti a pochi in edizioni d'occasione e rare, o inediti. E tra gli inediti sono ben nove poemetti, due dei quali, il "Moretum" e il "Senex Corycius", sembreranno, a chi intende questa squisita poesia, capolavori di sentimento e d'arte. - Al volume la nostra Casa ha dato, senza risparmio di tempo né di spesa, tutte le cure che gli erano dovute per la magnificenza del contenuto e perché riuscisse come un monumento, il più degno, alla memoria del poeta scomparso. D'accordo con la sorella Maria, che ha messo a nostra disposizione stampe ed autografi, abbiamo affidata la cura dell'edizione al professor Ermenegildo Pistelli, dell'Istituto Superiore di Firenze, che rende conto dei criteri seguiti in una lucida "Avvertenza" che si legge in fine al volume; alla quale seguono, per cura dello stesso, le note biografiche e altro che era necessario a dar ragione di alcune lezioni o ad intendere alcuni brevi carmi d'occasione. E al volume crescono pregio un frontespizio e numerosissime incisioni in legno di Adolfo De Carolis, che veramente illustrano il pensiero e l'arte del poeta. - Ai trenta poemetti, seguono i due solenni "Inni" a Roma e a Torino, che il Pascoli compose e pubblicò nel 1911. Vien poi un "Sermo", e quindi, col titolo complessivo di "Lyra Romana", quarantasette carmi di vario metro, per la maggior parte inediti o sconosciuti". Lavoro accuratissimo: "Gran parte delle bozze ha riviste anche I.I. Hartman; tutte, e con molto vantaggio della edizione, Adolfo Gandiglio e Teresa Lodi; per alcuni dubbi più gravi ho ricorso alla sicura dottrina e al finissimo senso d'arte di Girolamo Vitelli.": ERMENEGILDO PISTELLI. Una lettera del Pascoli ad A. G. Bianchi, 1908: "Voglio, cioè vorrei pubblicare per il 1911, la silloge completa dei miei Poemetti latini, con note pure latine, con incisioni in rame, nei modi e formato, preferibilmente, delle edizioni olandesi imitate poi dal Didot, per Virgilio, Orazio e Anacreonte". (Altrove parla di incisioni in legno e di un formato da 'editio princeps' ed aveva già egli stesso stabilito col De Carolis che le incisioni sarebbero in legno). "Questi poemetti fanno un tutto organico. Descrivono la 'vita romana antica' in tutti i tempi, in tutte le condizioni, in pace e in guerra, in terra e in mare, nella politica e nella domesticità, in città e in campagna; poeti, artigiani, grandi uomini e donne, e piccole, e paganesimo e cristianesimo e le origini e la fine - non definitiva. Molti di questi poemi mancano, ma molti ce ne sono. Mi ci vuol quiete e tempo e un po' di otium a Roma, a Napoli, in tanti altri luoghi." "Grazie della pronta risposta. Porti Lei, la prego, a Mariù il mio saluto e rinnovi le mie scuse. - Per la stampa, bisogna che io abbia sott'occhio gli originali con le correzioni fattevi da Giovannino. Combineremo tutto a voce, perché io passerò da Bologna verso Pasqua. Intanto, se c'è bisogno, disponga di me come meglio Le pare e farò quel che posso volentieri.": ERMENEGILDO PISTELLI a CESARE ZANICHELLI, Firenze, febbraio 1913. - "Mariù mi mandi le bozze del "Catullocalvos". Essa ha gran fretta, e la compatisco. Ma non bisogna averne troppa... Mandandomi le bozze mi scrive che, come oggi questa, le rivedrà e poi le manderà a me. Ma che debbo farne io, che non ho i poemetti nella stampa originale, che non ho i manoscritti e non posso perciò stabilire certe norme da seguire costanti per l'ortografia, per la disposizione dei versi nei dialoghi ecc.? - Poi so che nelle copie che sono alla Biblioteca di Bologna è qualche correzione. Chi le riscontra? - Mi dice anche: "È necessario mandare le bozze a Hartman? È una perdita di tempo: io direi di fare senza". - Ma ad Hartman, la cui revisione sarebbe utile, le promettemmo, col consenso esplicito della Signorina e Suo. Io sono in un mare di dubbi, che non riesco a risolvere. Le stampe originali e tutto il materiale deve necessariamente restare in mano di Maria, che sarà la migliore editrice. Ma io non potrei fare una seconda revisione senza aver tutto sott'occhio, perché sarebbe perfettamente inutile. D'altra parte, del tempo ne ho già fatto perdere con la mia lunga assenza. - Che fare? Ella pensi che curare un'edizione di poesie latine è per me, data la mia posizione di professore di latino (e di critico incontentabile degli editori!), una cosa molto delicata, che non posso accettare senza avere il tempo e il modo di farla come credo di doverla fare. Qui manca il tempo e il modo. La meglio sarebbe fidarsi in tutto di Maria, che conosce bene le cose latine di Giovannino quanto le italiane, e far fare una seconda revisione a Bologna e da Hartman. Ma come faccio a dir tutto questo a Maria, che è così buona per me? - Ella non glielo scriva, La prego. Scriva a me e mi consigli per il meglio. E sopra tutto mi scusi se invece d'aiuto non Le do che delle noie.": id., Firenze, 7 marzo 1913.