VAGHEZZA E FURORE Fuori commercio
Eugenio Riccòmini

VAGHEZZA E FURORE

La scultura del Settecento in Emilia e Romagna

Prima edizione

  • 1977
  • Note: Fotografie di Paolo Monti e Riccardo Riccòmini. "In questo libro si prosegue la narrazione degli eventi della scultura emiliana dell'età barocca, già iniziata, per questi stessi tipi, quattro o cinque anni fa nel volume "Ordine e vaghezza". La ricerca si è estesa sulla stessa area geografica, che è l'attuale regione emiliana, quale è risultata dalla unificazione politica e amministrativa della porzione settentrionale dello stato pontificio e dei ducati di Modena e di Parma. La recente, e relativa, omogeneità di questa regione non si riscontra nel passato, almeno per quanto riguarda le arti figurative. Poiché esse, ancora per tutto il secolo che ci interessa, erano considerate dagli organi di potere e dalle classi che lo esprimevano come propri strumenti e appannaggio del proprio prestigio, si configurano in modi percettibilmente diversi entro i diversi confini statali; e perfino, all'interno dello stesso stato, in varie declinazioni a seconda delle varie unità amministrative. Così Bologna avrà per lungo tempo una scultura decorativa che s'esprime con un suo riconoscibilissimo linguaggio, fra l'aggraziato e il pomposo, di cui s'adornano gli scaloni delle case senatorie e le chiese rinnovate sotto il pontificato di papa Lambertini; nelle Legazioni romagnole prevarrà invece una formulazione più classicista, connessa all'intervento dei pontefici romagnoli della seconda metà del secolo; a Parma s'imporrà senza contrasto il gusto francese accademico, voluto dalla corte borbonica. L'arco di tempo su cui s'è esercitata la ricerca coincide, praticamente, con tutto il secolo; ad esclusione dei suoi ultimissimi anni: non s'è voluto, di proposito, toccare il tasto del neoclassicismo più esplicito, nella sua accezione canoviana, che in Emilia si afferma tardi e che interessa profondamente, invece, il secolo seguente. Come nel volume precedente, non s'è inteso compiere un censimento esauriente di tutti i complessi plastici sparsi nelle chiese e nei palazzi della regione. Per un'opera di carattere ancora pionieristico sarebbe stata eccessiva ambizione; e certo superiore alle forze d'un singolo ricercatore. Si è invece cercato di dar conto dei principali centri di elaborazione delle idee estetiche che presiedono alla realizzazione delle grandi decorazioni; di individuarne i protagonisti; di stabilire un'accertata sequenza di datazioni; di identificare, infine, i collegamenti che si stabiliscono fra il mondo della produzione artistica e l'ambiente sociale che essa serve, e che contribuisce a determinare. Debbo infine avvertire che questo studio era già concluso nel luglio dello scorso anno; non mi è stato quindi possibile tener conto di pubblicazioni apparse successivamente, come la monografia di Marco Pellegri sul Boudard, o quella di Anna Maria Matteucci e Deanna Lenzi sull'attività di Cosimo Morelli." Dalla Premessa dell'Autore.