Le radiazioni energetiche come deformazioni spaziali Fuori commercio
Frank Famà

Le radiazioni energetiche come deformazioni spaziali

Discussioni sulla teoria della relatività e problemi di filosofia scientifica

  • 1922
  • Note: In 8°, pp. X-128. Dedica: "Al Prof. Federigo Enriques": "Illustre Maestro. A Lei, a cui la scienza è stata religione e dalla cui aurea e multiforme opera scientifica emana quel senso della realtà, di equilibrio spirituale e di lucida sintesi, che è così raro trovare anche in intelletti ormai famosi per vaste elucubrazioni, desidero intitolare queste pagine, sebbene redatte con scopo modestissimo, che mirano ad un ritorno a quei dati d'esperienza, da cui si disvolse e presto si rese indipendente la teoria dell'Einstein. - In certe epoche ed in ispeciali contingenze un tale ritorno può non essere inutile, segnatamente quando una dottrina, varcando i confini del suo dominio, tende, per impulso di creature mistiche, a veleggiare i cieli d'una metafisica qualche volta troppo lontana dalla realtà. - La fisica recente ha fatto giustizia sommaria del vecchio etere; ma è costretta a postulare uno spazio cosmico, elastico, a sostituire quindi un'incognita ad un'altra e a fare opera che può sembrar vana. Ma ove si rifletta che il pensiero avanza sostituenda a certe variabili, dei modelli già formati, altre variabili con proprietà più rispondenti ai fatti nuovi che si vanno scuoprendo, si troverà che l'opera è utile e punto vana. - Tolta via però l'ipotesi dell'etere, occorre indagare in che modo l'onda elettromagnetica possa essere costituita da una deformazione propagativa dello spazio, la quale si diffonda di luogo in luogo come funzione periodica composta. Epperò bisogna ricorrere all'analisi armonica, con l'ausilio di cui possiamo cogliere le apparenti contraddizioni nella dottrina Planck-Einstein e in quella del Bohr e possiamo renderci ragione dei risultati sperimentali del Soddy e dell'Aston circa l'isotopia degli elementi chimici. (...). - Ed ora mi consenta, illustre Maestro, una breve riflessione. Di fronte a tante e sì varie filosofie che scendono in lizza; alla vista della febbrile impazienza che pervade gli animi di distruggere molto e, non importa in che modo, di presto edificare, vorremo forse domandare ad un demiurgo con la stessa ironia del poeta vedico, s'ei conosca le leggi dell'universo, nutrendo il dubbio che neppure lui le sappia? (...). - Tutto il sapere non è che un fatto di coscienza, sottoposto però alle modalità di successione e di coesistenza del mondo esterno. Onde invece di tentare il problema insolubile della cosa in sé, nel senso kantiano della parola, o l'architettura di sistemi assoluti e generalissimi, che per troppa generalità si risolvono spesso in alcun che di inafferrabile se non in vuote parole, è più utile, sebbene meno vistoso, indagare le leggi, secondo cui si manifestano le energie e sulla base di questo studio, pazientemente e rettamente proseguito, tentare la sintesi. - La vita è disciplina, ma è più ancora ascensione della personalità. Ogni epoca storica è creatrice d'una particolare forma d'architettura psichica. Quanto migliore e più precisa è la sistemazione dei dati del pensiero tanto più agevole è il compito di essa epoca nel modificare, perfezionandola, la forma della personalità. - La scienza non è un vacuo esercizio, ma ha un contenuto socialmente vero ed esplica una funzione di affinamento morale, sebbene spesso per occulte vie, per tramiti insospetti. L'aver compiuto o tentato particolari sistemazioni, l'aver curato forme nuove di personalità, e quindi aperto la via ad un metodo, è il retaggio perenne delle religioni. San Paolo, staccando il cristianesimo dalle radicì ebraiche, insegnò bensì il modo di creare una religione, ma diede un insegnamento di valore più alto e di più vasto significato, che sta, non nella particolare liturgia o nel particolare concetto di Dio, ma nell'aver saputo trarre dagli elementi disordinati e sparsi o dalle ruine di strutture psichiche del passato, una forma di personalità, una struttura nuova, come da queste la nostra età travaglia di comporne una più stabile ancora per virtù di una nuova religione, che è quella della scienza. (...) FRANK FAMÀ, Bologna, 8 dicembre 1921". "Le presento e raccomando il dott. Frank Famà, notissimo scrittore di cose scientifiche-filosofiche, il quale desidera parlare con Lei per la pubblicazione di un suo piccolo libretto che ritengo possa trovare buona accoglienza presso il pubblico.": FEDERIGO ENRIQUES a OLIVIERO FRANCHI, Bologna, 27 novembre 1921.