Le canzoni di Re Enzio Fuori commercio
Giovanni Pascoli

Le canzoni di Re Enzio

La canzone dell'Olifante

  • 1908
  • Note: In 16°, pp. 80, con silografie di A. Baruffi. Stampato in rosso e nero. Dedica: "A Bologna alma Madre degli studi un da lei agli studi veracemente nudrito dedica questo primo saggio di poesia ispirato dalla storia del libero Comune ma oh! quanto inferiore alla gloria di lei alla gratitudine sua!". "Lettore! le poesie non vorrebbero note, come gli arbusti farebbero di meno dei cartelli col nome latino, attaccati a un nodetto di fili di ferro, che qualche volta incide la corteccia o strozza la pianta. E tuttavia eccoti le note, eccoti i nomi latini, eccoti tanto fil di ferro attorno ai gracili versi. Perché? Perché questo e altri libretti consimili che io sto componendo, e il mirabile Alfredo Baruffi va adornando, e il glorioso editore Zanichelli vuole stampare, intendono, più che ad altro, a richiamare il tuo pensiero alle fiere vicende dell'età di mezzo e a rendere un alito di vita ai tempi lontani dei quali pur tanti monumenti sono avanti ai nostri occhi. L'autore di questa e delle altre canzoni che vedrai, non ha altra mira che divulgare, cantando come un 'giuculare' del Medioevo, i nobili studi del grande maestro che Bologna ha la fortuna di ospitare, Pio Carlo Falletti, e dell'altro, che Bologna ha la gloria d'aver dato alla luce, Alfonso Rubbiani, dalla cui opera concorde Bologna attende, dopo tanti altri, il maggior miracolo della sua risurrezione storica artistica poetica. Il "giuculare" di queste canzoni vuole darvi un qualche saggio dei severi volumi che tanti magnifici storiografi hanno elaborati intorno alla turrita Bologna: dal Gozzadini al Cavazza, dal Malaguzzi-Valeri all'Ambrosini, dalla 'gesta' (ora vedrai che cosa è gesta) dalla gesta di Luigi, Enrico, Lodovico, Carlo Frati alla pleiade della Deputazione di Storia Patria, nella quale basti citare un nome: Albano Sorbelli. - Leggi dunque, o paziente lettore, anche i cartellini, se pure tu non voglia leggere se non questi soli; e impara un poco, e invogliati d'imparar sempre più, della grande storia d'Italia: grande quando Roma dominò sul mondo, non meno grande allorché l'impero romano si scisse nelle sue due funzioni, la politica e la sacerdotale; che cozzarono lunghi secoli per invadersi a vicenda e per reintegrarsi l'una nell'altra.": GIOVANNI PASCOLI. "La Canzone dell'Olifante" fu la prima a venir pubblicata. "La Canzone del Paradiso" (II della serie di "Le Canzoni di Re Enzio") uscì nel 1909. "L'ordine che l'autore si era prefisso di seguire era quello storico. Così: prima, "La Canzone del Carroccio"; seconda, "La Canzone del Paradiso"; terza, "La Canzone dell'Olifante"; quarta sarebbe venuta "La Canzone dello Studio"; quinta, "La Canzone del Cuor gentile". Il ciclo doveva conchiudere con un soave epilogo, "Biancofiore". Ma di queste ultime non ci sono se non molti preparativi e i primi dieci versi della quarta" - "La Canzone dello Studio" - I. Il Successore - Giunge Rodolfo conte d'Habesburgo nel verde aprile, per la via di Roma. Piccolo il capo, e Iunga la persona, occhi cilestri, e viso scialbo e tristo. Tra gli occhi un lungo becco di grifone. Elmo non porta, non usbergo e scudo, non lancia e spada, ed è vestito a grigio. Cavalca al passo un vecchio mulo stanco. Il vespro è bello e chiaro al sole.": MARIA PASCOLI.