Il paesaggio degli uomini
Eugenio Turri

Il paesaggio degli uomini

La natura, la cultura, la storia

  • 2003

L’autore

Eugenio Turri è stato tra i primi in Italia a parlare di paesaggio coniugando la visione tradizionale dei geografi con gli apporti dell’antropologia e delle discipline umanistiche. Tra i suoi testi più significativi: Antropologia del paesaggio (1974, 1981), Semiologia del paesaggio italiano (1979, 1990), Il miracolo economico: dalla villa veneta al capannone industriale (1995), Il paesaggio come teatro (1998), La megalopoli padana (2000).

Ha insegnato Geografia del paesaggio alla Facoltà di Architettura e Urbanistica del Politecnico di Milano e per anni è stato consulente per la pianificazione paesistica alla Regione Lombardia. Attualmente tiene corsi sulla Geografia del paesaggio presso diverse sedi universitarie (Milano, Ferrara), associazioni (Italia Nostra) e ordini professionali.

L’opera

Nel dibattito culturale degli ultimi anni il paesaggio è entrato di prepotenza come uno dei temi più vivi e sentiti. Su di esso hanno riflettuto geografi, storici, urbanisti, ecologi, agronomi, psicologi e filosofi, secondo un ventaglio di posizioni spesso lontane tra loro e da quelle dei politici che hanno proposto opportune leggi di tutela. Ma i nostri paesaggi oggi, spesso offesi, non sono che la manifestazione della nostra società, della nostra cultura, risultato di un senso malinteso della modernità, i cui effetti sono davanti a noi, specie in Italia, con tutta evidenza. Dunque non è tanto il paesaggio che va tutelato, ma sono le società che devono trovare in se stesse dei modi diversi di operare: ciò che è possibile con una maggior carica di autoriflessività e di autocomprensione, nel quadro di un rapporto con la natura diverso da quello a cui ha portato lo sviluppo più recente, selvaggio e irrispettoso delle migliori eredità lasciateci dal passato.
Questo libro cerca di raccontare e spiegare come le società umane si confrontano con la natura, come costruiscono i loro territori, offrendoci allo sguardo i paesaggi che di tali territori sono la proiezione sensibile.
Ampio spazio è dato ai modi in cui, sin dalle origini, il territorio è stato costruito, facendo ricorso agli esempi che ci vengono offerti dalle sopravvissute società premoderne, per le quali ogni agire era venato dal senso della misura delle possibilità umane rispetto alla natura e ai suoi misteri. Esempi di un rapporto storicizzato, che era anche etico ed estetico, oggi perduto e con poca speranza di essere recuperato usando il solo metro della tecnica e dell’economia.
In altri capitoli si esaminano situazioni territoriali esemplari di tutto il mondo, conservando come elemento mediatore del rapporto tra uomo e natura il paesaggio che, in quanto rappresentazione per larga parte soggettiva, riassume in sé, oltre che le ragioni economiche, produttive, dell’agire, anche passioni, sentimenti, afflizioni, psicologismi di origine diversa, cioè istanze studiate dalle discipline umanistiche e antropologiche, considerate come fattori importanti del rapporto ecologico.
Le problematiche sono trattate con linguaggio semplice e si è cercato di andare in soccorso della sprovvedutezza che spesso le nuove generazioni dimostrano nei confronti degli scenari del loro vivere, anche locale. Così, facendo ricorso a numerosi riferimenti iconografici, si è voluto soprattutto offrire gli strumenti per un’educazione allo sguardo e, di riflesso, per un’educazione al paesaggio, primo fattore di ogni sana ecologia.

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