Il nuovo procedimento sommario di cognizione
Alberto Tedoldi

Il nuovo procedimento sommario di cognizione

  • Strumenti del diritto
  • 2013

Il procedimento sommario di cognizione ex artt. 702 bis ss. c.p.c. è il nuovo strumento che il legislatore processuale ha dato a chi postuli giustizia per ottener più rapida risposta dai tribunali, quando la controversia non sia connotata da complessità particolari. Certo, occorrono difensori pronti e disposti ad avvalersene quando possibile e giudici altrettanto inclini a coniugare la scarnificata deformalizzazione del procedimento con sufficienti garanzie difensive e bastevole accuratezza nell’esame e nella soluzione della quaestio facti e della quaestio iuris. L’impronta è, infatti, di forte accentuazione della discrezionalità giudiciale nei meccanismi stessi di funzionamento del processo, ridotti ai minimi termini e ai requisiti essenziali per la tutela del contraddittorio e del diritto d’azione. È chiaro come strutture processuali appena abbozzate – ad instar dei procedimenti cautelari, nei quali però il periculum in mora giustifica la necessità di far presto e l’intrinseca provvisorietà del risultato ne fornisce piana e coerente giustificazione a posteriori – esigano giudici dotati di grande equilibrio, rigorosi custodi delle fondamentali garanzie del processo, oltre a richiedere efficaci strumenti di controllo dei provvedimenti decisorii, in mancanza dei quali l’arbitrio e un’inaccettabile compressione delle garanzie difensive difficilmente potrebbero essere scongiurati, ponendo a dura prova la tenuta costituzionale del sistema.

Si tratta, pur tuttavia, di una novità offerta a tutti gli operatori della giustizia civile che, ove opportunamente colta, può contribuire ad accelerare e semplificare i processi, secondo modelli che tendono, storicamente, a sostituire nel tempo a forme più articolate e complesse procedure sempre più semplici e snelle, per concentrarsi sui profili sostanziali della controversia, pur nella costante e doverosa osservanza del contraddittorio. E potrà fors’anche recuperarsi quel minimo d’immediatezza, di oralità e di aperto confronto dialettico in poche udienze concentrate nel tempo, che una sovrabbondanza di atti scritti, poco o punto letti, e la dilatazione dei tempi processuali hanno per lo più cancellato e obliterato, nonostante il processo civile ancor oggi proclami solennemente d’essere orale (art. 180 c.p.c.), con tautologia ormai evanescente.

Il libro è aggiornato alla l. 24 dicembre 2012, n. 228, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2013).

Alberto Tedoldi è professore associato di Diritto processuale civile nell’Università di Verona. È autore di numerose pubblicazioni, tra le quali si ricordano le opere monografiche L’istruzione probatoria nell’appello civile (2000), Il procedimento per convalida di sfratto (Zanichelli, 2009), nonché numerosi articoli, saggi, contributi in volumi e note a sentenza in materia processuale civile e fallimentare.

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