Il nuovo danno esistenziale Fuori commercio
Francesco Bilotta Patrizia Ziviz

Il nuovo danno esistenziale

Dalla Cassazione del 2003 alle Sezioni Unite del 2008

  • Isbn: 9788808265166
  • Collana: Strumenti del diritto
  • 2009

Il danno esistenziale così come ridisegnato dalle recentissime decisioni delle Sezioni Unite.

Indice della giurisprudenza citata, con una utilissima tabella che ordina cronologicamente 400 decisioni, evidenziando di ognuna peculiarità della fattispecie, voci non patrimoniali per cui la vittima è stata risarcita, cifra assegnata a ristoro e tecnica di liquidazione adottata dal giudice.

Le regole risarcitorie in materia di danno non patrimoniale hanno subito – da più di trent’anni a questa parte – continui mutamenti, culminati nella svolta interpretativa del 2003, con la quale è stata consumata una definitiva frattura rispetto al sistema tradizionale. Il volume ha come obiettivo di offrire agli operatori del diritto una completa riflessione sui fondamenti teorici e sugli aspetti applicativi del danno esistenziale, strumento indispensabile per il risarcimento integrale del danno alla persona.

Nella prima parte del volume viene analizzato il nuovo modello risarcitorio, con i ritocchi e le precisazioni che si sono succeduti dal 2003 fino alle recentissime statuizioni delle Sezioni Unite (fino alla sentenza 16 febbraio 2009, n. 3677), attraverso un’analisi che riserva particolare attenzione al destino che – all’interno di tale sistema – viene riservato al danno esistenziale.

Nella seconda parte sono state minuziosamente analizzate oltre 750 sentenze, dalle prime applicazioni successive alle sentenze del 2003 fino ad arrivare alle decisioni di legittimità e di merito emesse dopo le Sezioni Unite del 2008. Di ciascuna pronuncia è stata vagliata criticamente la motivazione riguardo al risarcimento del danno esistenziale, cercando di offrire al lettore un metodo per affrontare casi simili. A corredo della seconda parte, è stata predisposta una tabella di estrema utilità pratica. Vi si trovano ordinate cronologicamente 400 decisioni. Per ciascuna si è evidenziata la peculiarità della fattispecie, le voci non patrimoniali per cui la vittima è stata risarcita, la cifra assegnata a ristoro del danno esistenziale e la tecnica di liquidazione adottata dal giudice.

Francesco Bilotta è ricercatore confermato di diritto privato nell’Università di Udine e avvocato in Trieste.

Patrizia Ziviz è professore associato di diritto privato nell’Università di Trieste. Autrice di vari libri e saggi in materia di responsabilità civile, ha approfondito in questi anni la tematica della tutela risarcitoria della persona e, in particolare, del danno esistenziale.

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Estratti da pp. 109-110 (Patrizia Ziviz, Capitolo Terzo; Verso un nuovo equilibrio):

“Le Sezioni Unite ritengono che, a seguito della svolta operata nel 2003 dalle sentenze gemelle, «di danno esistenziale come autonoma categoria non è più dato discorrere», dal momento che lo stesso era finalizzato a supplire ad un vuoto di tutela oramai non più sussistente. Si afferma perciò che – in applicazione della rilettura dell’art. 2059 c.c. – i pregiudizi di carattere esistenziale saranno risarcibili in caso di reato, negli altri casi determinati dalla legge e, fuori da tali ipotesi «purché conseguenti alla lesione di un diritto inviolabile della persona»…

Nella prospettiva accolta dalle Sezioni Unite, il danno esistenziale viene respinto non già come voce descrittiva, ma quale figura che consentirebbe un’estensione degli interessi rilevanti sul piano della tutela non patrimoniale oltre i confini stabiliti dall’art. 2059 costituzionalmente reintepretato. In verità, il riconoscimento del danno esistenziale… non implica affatto la costruzione di una corrispondente figura di torto; le carenze di tutela che tale figura andava a colmare riguardavano, infatti, una visione incompleta delle conseguenze non patrimoniali dell’illecito. In questa logica, si mira a riconoscere autonoma rilevanza alle ripercussioni che incidono sulle attività realizzatrici della persona; e ciò senza andare a ritoccare in alcun modo il novero delle figure di illecito, attraverso un’estensione delle mobili frontiere del danno ingiusto.

Si tratta, allora, di ribadire che il perseguimento di una visione completa delle conseguenze non patrimoniali dell’illecito, incardinata sulla descrizione delle varie voci di danno, è operazione praticabile quale che sia il carattere – tipico o atipico – della regola risarcitoria. Non esiste, in particolare, alcun tipo di correlazione automatica tra atipicità dell’illecito e danno esistenziale, il che significa che quest’ultimo appare del tutto compatibile con le indicazioni formulate dalle Sezioni Unite…

Del tutto priva di consistenza risulta, alla luce di tali considerazioni, la critica secondo cui il danno esistenziale rappresenterebbe una categoria generica ed indeterminata, per il fatto che il pregiudizio in questione non sarebbe legato ad una figura specifica di illecito. Come abbiamo ribadito, attraverso il danno esistenziale non si forgia un nuovo tipo di torto, bensì si punta a porre in evidenza un particolare campo di conseguenze patrimoniali dello stesso.”

Volume unico

Pagine 728 - ISBN 9788808265166 - 180x245 - 2009