IL FAUT LE FAIRE IL FAUT LE DIRE Fuori commercio
Jean-Louis Frérot Jean Raynaud

IL FAUT LE FAIRE IL FAUT LE DIRE

Prima edizione

  • 1984
  • Note: Volume , Guida , Confezione 2 audiocassette , Proposta didattica , Esercizi . Disegni di Gilberto Corretti, Giovanna Barbieri, Maria Laura Peruzzi. "25 DOMANDE A J.-L.FREROT SU "IL FAUT LE FAIRE IL FAUT LE DIRE" - Quale metodologia viene proposta? La metodologia proposta è direttamente ispirata ai lavori del Consiglio d'Europa. Abbiamo messo a fuoco in particolare i tre punti seguenti: 1. Insegnare a comunicare. 2. Tener conto dei bisogni dei discenti. 3. Insegnare ad imparare, cioè assicurare una certa autonomia all'apprendimento. La metodologia scelta tiene conto dei dati specifici della scuola italiana e delle sue componenti. Si basa inoltre sulle caratteristiche, atte a facilitare l'apprendimento, del-le due lingue in presenza. - Che cosa vuol dire insegnare a comunicare? Innanzitutto diremo ciò che presuppone: 1. Una certa valutazione della lingua. 2. Una certa valutazione delle relazioni all'interno della classe. Torneremo poi su questi due punti. Limitiamoci per ora a dire che nel nostro caso, inve-ce di insegnare delle strutture grammaticali o dei paradigmi verbali o lessicali, preferiamo proporre all'allievo un certo numero di tâches nelle quali egli sarà implicato. Indotto a fare qualcosa, egli sarà poi portato a dirlo. Dire è anche fare, e viceversa. Sappiamo oggi che sono molto più determinanti per l'apprendimento le interazioni che si verificano all'interno della classe che non il mero contenuto del metodo. - Quali sono i bisogni degli allievi? Saremmo troppo presuntuosi se pretendessimo di conoscerli. I bisogni degli allievi sono difficili da definire, da classificare; sono soprattutto mutevoli, cioè inesistenti. Il bisogno di attività rappresenta tuttavia una costante universale nei discenti. Posti di fronte a un documento autenticamente francese, essi possono provare dei bisogni di espressione. Sarà sufficiente allora tener conto di questi bisogni per fornire gli strumenti linguistici francesi necessari a tale espressione e condurre poi gli allievi verso la comunicazione. - Che cosa si intende per "insegnare ad imparare, ossia rendere l'apprendimento autonomo"? Gli allievi, per esempio, hanno un certo numero di capacità nella loro lingua materna: lettura, inferenza (dare un senso a parole sconosciute in funzione del contesto, dell'illustrazione, della struttura fonetica, di certe marques grammaticali ecc.). Hanno inoltre conoscenze ed esperienze riguardanti la loro lingua e la loro vita quotidiana, devono im-parare a utilizzare queste conoscenze per il loro apprendimento del francese. Ad esempio, una buona grammatica semplice e precisa, un buon dizionario monolingue o bilingue sono strumenti di cui l'allievo deve imparare a servirsi e a fare l'uso migliore. Esercizi autocorrettivi, infine, gli permetteranno di sapere in ogni fase dell'apprendimento a che punto si trova: sapere quel che sa e soprattutto quel che può fare con quel che sa. Sapere dove si è sbagliato e permettergli di correggersi. - Che cosa significa "dati specifici della scuola italiana"? La scuola italiana, fra le altre caratteristiche, ha programmi ufficiali, esami con prove specifiche cui bisognerà abituare gli allievi. I professori hanno consuetudini, aspettative, presupposti di cui si deve tener conto. Gli allievi hanno, anch'essi, attese, condizionamenti, abitudini e capacità di lavoro che devono essere presi in considerazione. L'attrezzatura delle classi, il numero degli allievi, l'immagine che questi hanno del francese sono altrettanti elementi da cui non si può prescindere. Che cosa significa "caratteristiche facilitanti delle due lingue in presenza"? Un docente italiano di francese sa benissimo che, se la lingua francese può nascondere qualche trabocchetto per un discente italiano, questi può, d'altra parte, accedervi più facilmente di un inglese o di un tedesco. Non è dunque il caso di trattare allo stesso modo gli uni e gli altri e di proporre approcci a carattere universale. Ci sono, evidentemente, delle differenze fra il comportamento di un italiano e quello di un francese: ma non bisogna neppure che queste differenze ci facciano dimenticare che vi sono delle somiglianze e che esse sono, tutto sommato, numerose. - Qual è la strategia proposta? Tenendo conto di ciò che abbiamo detto, è più facile per un allievo italiano capire ciò che può vedere scritto o illustrato in francese che non capire il francese parlato. Partendo da questa constatazione si andrà dallo scritto verso l'orale. Il passaggio si farà grazie all'ascolto selettivo che fungerà da supporto necessario e sufficiente prima di abbordare la produzione orale. Questa strategia, come anche il modo di procedere con la classe, varieranno di volta in volta lungo il percorso del libro. - Come si articola il libro? Il libro si articola in tre blocchi ideali, definibili brevemente così: 1. Il blocco del fare per dire: è il tempo dell'imprégnation a partire da attività grafiche o ludiche che veicolano materiali linguistici di base. 2. Il blocco del dire/scrivere per fare: il punto qui è di imparare a realizzare un certo numero di atti di parola in situazioni di comunicazione ben precise. 3. Il blocco del dire/leggere per sapere: il sapere in questione è un sapere culturale che 1'allievo si costruirà a partire dall'attività chiave di questo libro: la lettura. Non per questo, però, l'aspetto della comunicazione orale andrà mai dimenticato. Si potrebbe aggiungere un quarto blocco: quello delle annexes finali, come, per esempio, i "Tableaux des verbes", il "Précis de grammaire" e le "Soluzioni degli esercizi autocorrettivi". (...)" Dal fascicolo di accompagnamento "Una proposta didattica".