Il Carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861 Fuori commercio

Il Carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861

a cura della R. Commissione Editrice. Volume I: Plombières

  • 1926
  • Note: In 8°, pp. 320, con tavole. Volume primo, pp. 320, e Volume secondo, pp. VI-308, 1926; Volume terzo, 1928; Volume quarto, pp. VIII-456, 1929. Il 22 febbraio 1858, dissipati i malintesi creati dall'attentato Orsini, Napoleone scriveva a re Vittorio: "Io sono pronto a sostenere la vostra causa se voi mettete i vostri avversari dalla parte dei torto." - La sagace politica cavouriana incominciava a portare i suoi frutti. Al Nigra, mandato a Parigi per abboccarsi col dottor Conneau, il fido medico dell'imperatore, la proposta di un'alleanza militare, avanzata a mezzo del principe Gerolamo, veniva confermata. Nel convegno di Plombières ne erano fissate le basi: guerra all'Austria e costituzione di un regno dell'alta Italia, che doveva estendersi sino all'Adriatico. Cavour scriveva in quel tempo a re Vittorio che l'Imperatore gli aveva offerto un concorso armato sufficiente per andar sino a Vienna. Pegni: la mano di Clotilde pel principe Gerolamo e, con la discendente dei principi sabaudi, la sua culla. Sospesa era rimasta la questione di Nizza, città di popolazione prevalentemente italiana. Le pressioni del Cavour per decidere al matrimonio la riluttante giovinetta e il paterno cuore di re Vittorio, le trattative d'amore e di guerra del principe Gerolamo, la preparazione delle ostilità, si seguono con animo commosso attraverso le lettere del carteggio, vibranti della passione che animava i protagonisti del gran dramma. La Commissione reale editrice dei Carteggi Cavouriani era così composta: Alessandro Luzio, presidente-relatore; Gian Carlo Buraggi, relatore; Eugenio Casanova, Stefano De Ruggiero, Giovanni Gentile, Giacomo Gorrini, Camillo Montalcini, Pietro Orsi, Mariano Pierro, Costanzo Rinaudo, Francesco Ruffini, Francesco Salata; Ignazio Benincasa, segretario. La corrispondenza scambiata tra Cavour e il giovane diplomatico, che doveva divenire il valido collaboratore della sua ardua fatica, ci porta a rivivere i lunghi anni d'attesa e di passione che preparano le fulgide giornate del nostro riscatto: lo svolgimento del pensiero politico cavouriano si segue, ora per ora, nel vivo dialogo epistolare tra il Maestro e il segretario geniale, che, coll'acume dell'ingegno e il personale fascino di "negoziatore prudente e audace ad un tempo", riusciva a tradurne in realtà i vasti disegni. - Le lettere del Carteggio, raccolte in quattro densi volumi: "Plombières" - "La Campagna diplomatica e militare del 1859" - "La cessione di Nizza e Savoia e le annessioni dell'Italia centrale" - "La liberazione del Mezzogiorno", abbracciano il periodo più fortunoso della storia d'Italia: dalla preparazione della guerra del '59 al raggiungimento dell'unità. - Ad integrare la totale visione dei fatti, la Commissione ha voluto premettere qualche lettera che ci riporta al periodo in cui il grande Ministro gettava i fili della sua meravigliosa tela: i tempi della guerra di Crimea, che permise al rappresentante del piccolo regno sardo di seder da pari al tavolo della pace e di portare alle potenze la voce dell'Italia dolorante. "La Commissione Reale che cura la pubblicazione delle carte cavouriane ha voluto incominciare da questi splendidi e drammatici anni, per dare immediatamente all'Italia e a tutti gli studiosi del mondo l'impressione dell'uomo nel pieno fervore dell'attività gigantesca. - La Casa Zanichelli, oltre alle tante benemerenze, si è acquistata anche questa, di portare un prezioso contributo alla storia del nostro Risorgimento assumendosi l'impegno di pubblicare il Carteggio Cavour-Nigra.": P. PANTALEO. "Fu nei dì passati che, ritrovando in quella mirabile selva di documenti che è il libro Il del "Carteggio Cavour-Nigra" alcune letterine di Re Vittorio, passai un'ora con grande diletto e un po' mi veniva a mente lo stile di Leonardo, tutto scorci, anacoluti, idiotismi, violenze; un po' il Cellini.": A. PANZINI. "Tutte le carte, ammonticchiate nella sua stanza di ministro accentratore vennero, alla morte di Cavour, consegnate alla famiglia, ripetendo un deplorevole errore troppo frequente tra noi, che ha impoverito gli Archivi di Stato a danno della storia, a beneficio delle raccolte private, dove poi i documenti rimangono più facilmente esposti a vandalici sperperi (...). - Il marchese Aginardo Cavour, con cui l'insigne prosapia si estinse, scrivendo nel 1862 all'«Opinione» per protestare contro la pubblicazione abusiva, indiscreta del carteggio, ora in gran parte disperso, col Rattazzi, dichiarava d'aver ricevuto dall'immortale suo zio il mandato di mettere in luce a tempo debito i più notevoli atti in suo possesso. Ma la vita non gli bastò ad attuar la promessa: mancato nel 1875, lasciò il prezioso deposito menomato non solo di parecchi scritti, disseminati tra cacciatori d'autografi (un'importantissima lettera al Nigra fu acquistata tempo fa in un'asta pubblica berlinese); ma persino un intero copialettere, regalato in memoria ad un servo fedele. Sarebbe rimasta spezzata, così, la serie de' registri cavouriani, se per buona ventura la Commissione Reale non avesse potuto, con un migliaio di lire, ricuperare a Sassari quell'improvviso dono. - Il fondo Cavour tornò nell'Archivio di Stato di Torino nel 1876, quando il Cantelli stava licenziando quel regolamento che fissava a non più in là del 1815 la pubblicità degli atti di politica estera. Immaginiamoci se fosse concepibile allora il chiedere visione dei dossiers appena dissuggellati del grande statista. Domenico Farini, presidente del Senato, ottenne nel 1889 il permesso di esplorarli, limitatamente alla biografia del padre suo, Luigi Carlo; ma quella eccezione, riuscita inefficace per l'Epistolario Farini, arrestatosi al 1861, non venne purtroppo estesa a Luigi Chiala, che sin dalla prima giovinezza aveva dedicato tutto se stesso alla edizione monumentale, a cui è perennemente legato il suo nome. - Povero Chiala! Tutti i biografi cavouriani con l'illodevole abitudine degli eruditi di rimeritare con dispregi le oneste fatiche dei predecessori, alla cui fonte si abbeverano, hanno gareggiato nel condannare aspramente la sua pubblicazione ad usum DeIphini, senza tener conto del fatto palmare che le manchevolezze non erano imputabili a lui, quanto al divieto governativo ed ai tempi. Erano vivi, potenti, minacciosi, molti antagonisti del Cavour: e a spiattellar loro sul viso gli irosi giudizi che il Conte aveva pronunciati sovr'essi, si correva per lo meno il rischio del clamoroso processo intentato ad Ausonio Franchi per la corrispondenza del tanto minore luogotenente cavouriano Lafarina. Il Chiala fu costretto a subire le convenienze del momento e gli scrupoli de' possessori di autografi affannosamente rintracciati da lui per ogni dove; ma, si deve dirlo altamente, aveva valore e coscienza di storico di prim'ordine. Le sue prefazioni all'Epistolario, coordinate, tenute al corrente, depurate da errori secondari, formano una biografia eccellente, tutta italiana, superiore a strombazzate raffazzonature esotiche antiche e recenti, che, o con funambolismo retorico si foggiano un Cavour di fantasia, o pedestremente parafrasano la prosa del modesto Chiala, senza la piena conoscenza storica addensata nei suoi non mai indarno consultati volumi. - Le monche, forzatamente, pubblicazioni del Chiala, comunque, concorsero ad acuire negli studiosi il desiderio di una edizione integrale, leale de' carteggi cavouriani: e auspice Pasquale Villari, fu nel 1913, per approntarla, istituita la Commissione Reale. - Ad essa si volle di recente aggiudicato il record delle sistematiche lentezze, per cui le Commissioni in genere vengono gratificate o col verso montiano: "che le lumache al paragon son veltri", o col mordace distico: "lavoro eterno, paga il governo". - Ma in linea di fatto, non a superflua difesa, gioverà osservare anzitutto che, composta di ministri, di funzionari assorbiti da altre cure maggiori, cessò subito i propri lavori negli anni della guerra e nel primo biennio post-bellico: onde dei tre lustri trascorsi la metà almeno per equità va detratta. - Ripresa l'operosità sua nel 1920, ebbe il coraggio di derogare dal primitivo programma troppo grandioso e lento: che consisteva nel raccogliere ogni quisquilia di Cavour dall'infanzia alla morte. Senza rinunciarvi essa disse: non cerchiamo intanto mezzogiorno alle 14; il grande 'tessitore' si rivela sopra tutto nel quinquennio finale. Diamo questo prima d'ogni altro: dal Congresso di Parigi alla proclamazione di Roma capitale, ai tentati accordi col Vaticano, spezzati dalla Parca; e sarà il più insigne servigio immediato, che si possa rendere alla storia, all'Italia. - Si esaurisca il fondo torinese: e gli altri seguiranno a lor volta, ove occorra anche parallelamente (fondo Ministero Esteri, fondo Santena, ecc.). - Non meno radicale, e lodevole credo, fu la risoluzione di prescindere una buona volta "dal sistema pieno di inconvenienti dello Stato assuntore: per risparmiare all'Erario inutili spese, e per evitar sopra tutto le consuete edizioni officiali interminabili, destinate ad esaurirsi in esemplari di sterili omaggi, condannate dalla lor mole a rimaner sepolte nelle necropoli delle biblioteche, destituite insomma d'ogni viva e feconda azione immediata, d'ogni pratico insegnamento". - La ricerca di un editore fu lunga, accentuandosi già allora la crisi libraria: ma ebbe alfine nell'aprile 1926 esito fortunato: "e m'è caro tributare un omaggio commosso alla memoria di Oliviero Franchi, che, insieme al senatore Alberto Dallolio, non scoraggiato dallo scarso rendimento delle collezioni storiche, con prontezza d'intuito, ardire d'iniziativa, signorilità d'esecuzione pronunciò senza titubanze il dantesco 'mi sobbarco'; e fin quasi moribondo prodigò amorose cure all'impresa caldeggiata ed assunta per 'italianità di sentimenti'. - Casa Zanichelli non patteggiò con l'eterno Pantalone sussidi di sorta: si è anzi vincolata a donare allo Stato 30 esemplari d'ogni volume, il che per una lunga serie sperabile costituisce una cifra non irrilevante. (...). - Si volga ora un'occhiata al 'piano' esposto nella prefazione del primo dei due volumi, usciti dopo pochi mesi dalla firma del contratto: e si vedrà qual tesoro di documenti verrà tratto via via dall'Archivio di Stato torinese e dalla Biblioteca reale, senza che la verità storica abbia a patire mai offesa da stolide amputazioni. La Commissione affermò sin dal 1913, e ha ribadito nella recente adunanza: non vogliamo a niun patto ripetere i procedimenti di editori-castra-pensieri. I personaggi storici devono apparir quali furono, senza subdole coartazioni di fatti e di documenti, senza pudichi panneggi, senza tendenziosità politiche mal mascherate. Tra i grandi attori del dramma nazionale vi furono innegabili collisioni tempestose, cozzi fulminei: a che velarne gli episodi, se l'interesse trascendente, supremo della patria finì sempre per trovare quegli uomini eccelsi concordi e placati? (...)": ALESSANDRO LUZIO. Il secondo volume contiene: "1. La Campagna Diplomatica e Militare del 1859 - Carteggio Cavour-Nigra. - Appendici: I. Il memoriale di Cesare Correnti sulle condizioni del Lombardo-Veneto nel 1858-1859 - II. Frammenti di Costantino Nigra sulla Pace di Villafranca - III. Una lettera stupenda della Principessa Clotilde a Re Vittorio". "Decisa la guerra, occorreva metter l'Austria dalla parte del torto. Lo voleva Napoleone per giustificare presso la nazione la sua entrata in guerra: era necessario al Piemonte per assicurarsi la neutralità britannica. L'abile gioco del Cavour per spingere la nemica agli estremi appare dalle lettere al fido segretario e dai dispacci diplomatici, raccolti in questo volume. Il momento è drammatico: l'opposizione francese alla politica imperiale, i dubbi di Napoleone, muovono lo sdegno di re Vittorio, ma eccitano l'audacia di Cavour che spinge l'Austria a dichiarare la guerra. Si susseguono le vittorie; insorgono le legazioni, i ducati, la Toscana; un fremito di libertà corre l'Italia, ma Villafranca tarpa le ali alla speranza. È il crollo del sogno di Cavour che lascerà, sdegnato, il governo dopo il tragico colloquio di Monzambano." "La figura di Cavour, attraverso questo Carteggio, balza in tutta la sua meravigliosa grandezza e il lettore si forma un'idea concreta delle altissime qualità di quel portentoso ingegno": PAOLO PANTALEO. "E il Re? Egli esce intero e formidabile da questo Carteggio. La sua soldatesca bravura, la rudezza cordiale e brusca del suo carattere, il suo infallibile intuito, si esprimono nelle sue brevi lettere.": UGO D'ANDREA. Terzo volume. "Gli avvenimenti a cui si riferisce questo III volume del Carteggio, sapientemente riordinato e accortamente integrato -il minimo necessario- con altre fonti da A. Luzio e rivestito di rara eleganza tipografica dalla Casa Zanichelli, sono tutti dominati dalla figura di Cavour.": G. A. ANDRIULLI. "Possiamo oggi dunque avere dinanzi agli occhi nella loro integrità, dopo le mutilazioni sofferte dal primo editore sen. Chiala, le lettere che il grande Ministro di V. Emanuele e il suo fedele interprete si sono scambiate fra il 1° gennaio e il 1° giugno 1860.": CAMILLO MANFRONI. "Chi vuol rivivere le ansie e le vicende memorabili di quei giorni, e insieme rendersi conto della mirabile opera politico-diplomatica esplicata dal Cavour tra il gennaio e il marzo 1860, non deve far altro che leggere il III volume del Carteggio Cavour-Nigra, apparso in questi giorni mercé le cure amorose e sapienti di Alessandro Luzio.": R. S. Quarto volume. Dure giornate dovevano costare al Cavour le sue mosse lungimiranti: si parlava di tradimento. Ma Garibaldi sbarcava a Marsala e una nuova pagina si apriva per la storia d'Italia. L'annuncio sorprende il mondo. Si crede Cavour complice dell'avventura: Austria, Russia, Prussia, le fedeli della Santa Alleanza, minacciano d'intervenire a difesa del re di Napoli; la Francia è indignata; solo l'Inghilterra, che in un grande regno d'Italia vedeva il contrappeso all'accrescersi della Francia, è ora favorevole al moto. Cavour, che non è complice, ma ha lasciato fare, quando vede nelle vittorie garibaldine compiersi l'unità d'Italia, aiuta con ogni mezzo la spedizione. Ma Garibaldi pensa di far della Sicilia la base per un'azione su Roma, contro gli Stati del Papa, contro Venezia e Nizza. Il Conte teme le complicazioni internazionali, pensa che la corona vacillerà sulla testa del re se gli è offerta da Garibaldi: di qui le mene per affrettare l'annessione dell'isola e impedir l'avanzata. Ma Garibaldi passa lo stretto; è già a Napoli, e allora Cavour concepisce il piano che doveva portare alla definitiva unione dell'Italia: l'invasione delle Marche da parte delle truppe regie che, ricongiungendosi a quelle di Garibaldi, gli taglian la strada di Roma. Epilogo del dramma: la proclamazione dell'unità italiana. "Se i tre precedenti volumi del Carteggio Cavour-Nigra, edito dallo Zanichelli, per la grande importanza delle novità in essi contenute, erano tali da eccitare al sommo grado la curiosità e gli interessi degli italiani, ben più viva curiosità, ben più aderente interesse è per destare questo quarto volume, che comprende il Carteggio fra il grande Ministro e il suo fedele, abile, intelligente rappresentante alla corte di Napoleone III, e poi consigliere del Principe Eugenio a Napoli, Costantino Nigra, dal giugno 1860 al maggio 1861.": CAMILLO MANFRONI. "Nessuna sintesi biografica, nessuno studio potranno mai raggiungere l'efficacia drammatica ed esplicativa dei preziosi carteggi, che la Casa Zanichelli va pubblicando, e che giungono, cogli ultimi due volumi ("La cessione di Nizza e Savoia e le annessioni dell'Italia Centrale" e "La liberazione del Mezzogiorno") all'indomani della costituzione del nuovo Regno d'Italia.": ELIO ZORZI. "Abbiamo il piacere di segnalarLe una notevole recensione a firma Kent Roberts Greenfiels comparsa nel «The Journal of Modern History» del dicembre 1930 e riguardante il IV volume del Carteggio Cavour-Nigra.": ad ALESSANDRO LUZIO, 22 dicembre 1930. Ristampa anastatica Zanichelli 1961.