Cercando la grazia Fuori commercio
Giuseppe Lipparini

Cercando la grazia

Discorsi letterari

  • 1906
  • Note: In 16°, pp. 536. Dedica: "Ad Angiolo e Adolfo Orvieto, fratelli Medicei". Alcune pagine su Istituzioni Bolognesi, 1902, dove (pag. 153 e segg.) l'A. parla di Zanichelli. - "La bottega del commendatore Cesare Zanichelli potrebbe narrare, se un qualche dio pietoso le concedesse la parola, molte cose più piacevoli e rare di quelle che io sono per dire. Il periodo eroico è passato. Quando Giosue Carducci lanciava agli Italiani attoniti le "Odi barbare", e Olindo Guerrini la "Nova polemica", e Enrico Panzacchi i suoi versi melodiosi, e il Ferrari il Mazzoni il Marradi i loro primi saggi sacri alle nove sorelle: noi giovani eravamo ancora fanciulli o nati da poco. Il clamore di quelle battaglie che ebbero 'da Zanichelli' la loro fucina fiammeggiante è giunto a noi attraverso il ricordo dei più vecchi, nella memoria di coloro che già cominciano a farsi canuti. Anche il 'Caffè del Pavaglione', che era quasi la succursale rumorosa e notturna della bottega Zanichelli, è morto da parecchi anni, ed ha ceduto il posto ad un mercante di macchine da cucire. (...). - La vita letteraria a Bologna oggi langue. I letterati sono pochi e dispersi. Alcuni di essi non si conoscono né pure fra loro. I più giovani appartengono generalmente a cenacoli di fuori; altri vivono solitari. Ma se qualche volta essi hanno occasione d'incontrarsi, ciò accade ancora nell'antica e signorile bottega che tutti i forestieri che sanno di lettere non mancano di visitare. Per il pubblico, e anche per noi che amiamo e professiamo le cose belle, par quasi che dietro la vetrina lucente si annidi un qualche buon genio della letteratura e della bellezza. Veramente, ogni giorno, dalle quattro alle sei, Giosue Carducci vi porta la sua grigia testa leonina e il suo bel sorriso simile a quello della gloria. (...). - Ma la bottega Zanichelli è sopra tutto un luogo di ritrovo per i professori e per coloro che in qualche modo fruiscono di un alto titolo accademico. (...). - Comunque è certo che anche noi giovanissimi e ribelli, quando volemmo entrar nella battaglia letteraria non più con articoletti di giornali ma con volumi destinati ad avere l'effetto dei cannoni a lunga portata, varcammo le temute soglie e ricorremmo allo Zanichelli in persona perché ci pubblicasse i nostri saggi giovanili. (...). - Se ci fossero gli uomini e se ci fossero le battaglie, oggi, come una volta, l'antica bottega potrebbe adunare nelle sue tre sale i combattenti. Allora Nicola presiedeva tranquillo dietro il suo banco, e sognava tirature favolose, mentre i letterati si disputavano una lunga o una breve in una ode barbara. Oggi egli pensa ai tempi passati dalla nicchia ove la pietà figliale lo ha posto, effigiato in terra cotta. Il figlio, Cesarino, come lo chiamano gli amici, continua degnamente l'opera sua. La ditta riprende ora il vigore che, a vero dire, pareva smarrito. (...). - Ad ogni modo, questa bottega conserva pur sempre quell'aspetto particolare che l'ha resa famosa. Questo non è il negozio dove si entra solamente per comperare libri. I bei tempi sono passati; ma, nondimeno, queste tre sale continuano ad accogliere letterati e uomini colti; né mancano i giorni in cui si accende qualche disputa ingegnosa. E il commendatore Zanichelli è veramente signore e gentiluomo nella sua dimora. (...). - Il vero si è che i bolognesi sentono come 'da Zanichelli' sia rinchiusa una parte, e forse la migliore, della loro vecchia e amabile città. In una città che ha in sé sopra tutto una tradizione di cultura e di studi, questa fucina di intellettualità è stimata degna del massimo rispetto. (...). - Cesarino Zanichelli coltiva ancora quella nobile tradizione di mecenatismo, per la quale l'editore non è un commerciante puro e semplice, un tale che specula sui libri come sui fiaschi di vino o su le cassette di fichi secchi, ma bensì un uomo che lavora non solo per il proprio guadagno, ma anche per la propria gioia. Per questo la bottega degli Zanichelli continua ad essere una istituzione più che bolognese quasi italiana. E non è essa del resto la seconda casa del nostro grande maestro vivente? Anche questa dolce primavera lo vede giungere lento e tranquillo, ogni giorno, all'ora consueta, tra la folla che si apre rispettosa. Entra sorridendo nella casa della sua gloria."