La disciplina della competenza, dopo la diretta copertura costituzionale dei relativi elementi, ritrova nel codice un livello di dettaglio assai minuto, una rete normativa fitta ed estesa, non sempre percettibile fino agli estremi confini, talora esorbitanti la funzione immediata, e però non sempre esclusiva, di individuare un ufficio giudiziario determinato: rete che il testo ha cura di rendere nitida, tanto nelle sue maglie quanto nelle linee di fuga o perimetrali. Sono così illustrate le essenziali relazioni di ciascuna delle disposizioni esaminate con i diritti sostanziali di riferimento e il rispettivo svolgimento processuale, mentre l’attenzione degli autori è costantemente rivolta ad armonizzare la casistica e le tendenze della giurisprudenza, più che analiticamente censita, con le ragioni ispiratrici della disciplina, la loro attualità o le inevitabili eterogenesi finalistiche. L’opera ambisce al più elevato grado di autosufficienza della trattazione, nel suo complesso quanto nei singoli commenti, offrendo coerenti itinerari interpretativi dei quali è assicurata la verifica di compatibilità anche con le normative contigue, per esempio di tipo ordinamentale, ovvero semplicemente omologhe ma extra-vaganti: normative, queste ultime, che, pur se allocate in leggi speciali, risultano ampiamente permeate dalla capacità di conformazione e dal rango di principio che il solo testo del codice di procedura è atto a promuovere. Quasi per paradosso, si registra, pur nella declinante rilevanza che prendono le questioni di rito nella logica del processo civile efficiente, un incremento dell’intensità normativa che specificamente promana da alcune disposizioni del codice, in particolare potendosi ascrivere al corpus sulla competenza una assoluta primazia e forza ordinante. Il commento muove da questa consapevolezza e vuole servire allo scopo di rivelare e analizzare il sistema, qual è oggi.