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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, cosa sono le proposizioni infinitive e che funzioni hanno? Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Quando il verbo di una frase (sia principale sia subordinata) è al modo infinito questa frase si definisce infinitiva. Le frasi infinitive, all'interno di un periodo, possono avere diverse funzioni sintattiche: possono fungere da oggetto ed essere quindi oggettive oppure da soggetto e di conseguenza soggettive.
⇒ Quando l'infinito funge da unico complemento (complemento oggetto) del verbo della reggente può essere introdotto:
- dalla preposizione di → fanno parte di questa categoria verbi che indicano azioni o processi legati all’attività verbale e verbi che indicano processi mentali di varia natura: dire, dimenticare, ricordare (ricordati di chiamarmi), ricordarsi, rispondere (rispose di non potere), ritenere, sostenere, cercare (col significato di sforzarsi, tentare: cercarono di salvarsi), sforzarsi, pregare, dubitare (dubito di essere all'altezza), tentare (ho tentato di rispondere), sperare, gridare (mi gridò di fermarmi);
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- non introdotto da preposizione → l'infinito che non è introdotto da nessuna preposizione è solitamente retto da verbi che esprimono uno stato d'animo: amare, desiderare, adorare, odiare, detestare, preferire.
⇒ L'infinito può essere retto da verbi di percezione come
sentire, vedere, ascoltare, guardare, osservare, in questi casi l'infinito può avere funzione di soggetto o di oggetto. Consideriamo le seguenti frasi: 1-
si vedevano tante persone correre in strada (soggetto); 2-
vedevo tante persone correre in strada (oggetto), nell'esempio 1 c'è una soggettiva con il verbo all'infinito, il soggetto (tante persone) è anche il soggetto del verbo passivo della frase reggente (si vedevano), quindi la subordinata soggettiva condivide con la reggente il sostantivo che funge da soggetto; mentre nell'esempio 2 c'è un'oggettiva con il verbo all'infinito il cui soggetto (tante persone) è contemporaneamente l'oggetto della frase reggente (vedevo), in questo caso la subordinata oggettiva ha in comune con la reggente un sostantivo che è l'oggetto della reggente e il soggetto dell'oggettiva. Questa costruzione, molto particolare e un po'intricata, rende la reggente e la subordinata interdipendenti: l'una non potrebbe esistere senza l'altra.
Per approfondire:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/03/07/le-forme-implicite-linfinito-semplice-e-composto/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/11/22/luso-delle-preposizioni-prima-di-un-verbo-allinfinito/
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prefisso corretto per formare la parola (sostantivo, aggettivo, verbo) che corrisponde alla definizione data. Se avete dei dubbi, vi consiglio di consultare il vocabolario.
Per ripassare questo argomento leggete i seguenti articoli:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/01/11/la-formazione-delle-parole-i-prefissi-intensivi-e-i-prefissi-negativi/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/02/22/la-formazione-delle-parole-i-prefissi-verbali/
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[post_content] => Il prossimo esercizio è sulle locuzioni avverbiali; per ripassarle potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/02/15/locuzioni-avverbiali/
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[post_excerpt] => Il prossimo esercizio è sulle locuzioni avverbiali.
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Intercultura blog,
ecco alcuni esercizi per mettervi alla prova sugli argomenti trattati di recente.
Buon test!
Prof. Anna
Il primo è sui significati del verbo guardare e sulle espressioni che lo contengono.
Qui trovate l'articolo in cui se ne parla:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/01/25/i-molti-significati-del-verbo-guardare/
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Intercultura blog,
i prefissi non sono presenti solo nella formazione di sostantivi e di aggettivi
ma anche nella formazione dei verbi. Vediamo insieme quali sono i principali.
Buona lettura!
Prof. Anna
I prefissi che contribuiscono alla creazione di forme verbali sono quasi tutti utilizzabili anche per la formazione di nomi e aggettivi.
I principali e più produttivi sono:
- contro-, contra-: esprimono opposizione, reazione, replica: battere → controbattere; porre → contrapporre; dire → contraddire; bilanciare → controbilanciare; distinguere → contraddistinguere; indicare → controindicare;
- de-, dis-, s-: hanno valore negativo, ma con diverse sfumature di significato: de- ha soprattutto valore sottrattivo: concentrare → deconcentrare (togliere concentrazione), centralizzare → decentralizzare, stabilizzare → destabilizzare, colorare → decolorare, vitalizzare → devitalizzare; dis- ha valore sottrattivo: incentivare → disincentivare, armare → disarmare o negativo: approvare → disapprovare (non approvare), piacere → dispiacere, chiudere → dischiudere; s- ha sia una funzione negativa: contentare → scontentare, caricare → scaricare, ubbidire → disubbidire, montare → smontare, sia una funzione peggiorativa: parlare → sparlare, ragionare → sragionare. Un altro valore di s-, opposto a tutti gli altri, è quello intensivo: battere → sbattere, beffeggiare → sbeffeggiare, trascinare → strascinare, cancellare → scancellare;
- inter-, (in)fra-: significano in mezzo, da questo significato derivano tre estensioni semantiche ⇒ collegamento, comunanza, reciprocità: agire → interagire, correre → intercorrere, porre → interporre, venire → intervenire, mettere → (in)frammettere, porre → (in)frapporre. Insieme con (in)fra- consideriamo (in)tra- (dentro) e tra(s)- (attraverso, oltre): mettere → intramettere, vedere → intravedere, forare → traforare, formare → trasformare, passare → trapassare, vestire → travestire;
- r(i)-, r(e)-: significano di nuovo: fare → rifare, scrivere → riscrivere, tentare → ritentare, inserire → reinserire, integrare → reintegrare, nascere → rinascere, ci sono altre estensioni di significato: movimento all'indietro: spedire → rispedire (spedire indietro), mandare → rimandare (mandare indietro); recupero di ciò che si è perduto, ritorno a una fase anteriore, con un valore di opposizione: trovare → ritrovare, acquistare → riacquistare, sanare → risanare; opposizione: agire → reagire; reciprocità: amare → riamare. Solitamente davanti alle vocali a, o, e, u ri- mantiene la vocale: riavere, riottenere, rieducare, riutilizzare; l'elisione davanti alla vocale a è presente in alcune forme con un valore intensivo: rassicurare oppure in varianti di una forma verbale che non è più in uso: assettare → rassettare, affigurare → raffigurare, freddare → raffreddare, serenare → rasserenare; hanno valore intensivo anche: risvegliare, ricercare, rinchiudere; ri- può conferire un valore nuovo al verbo di derivazione: cavare → ricavare , legare → rilegare, produrre → riprodurre;
- stra-: indica eccesso, esprime una misura oltre il normale: fare → strafare, pagare → strapagare, vincere → stravincere, cuocere → stracuocere.
Per approfondire il tema della formazione delle parole:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/01/11/la-formazione-delle-parole-i-prefissi-intensivi-e-i-prefissi-negativi/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/10/19/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-prima-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/11/30/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-seconda-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/02/08/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-terza-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/04/26/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-aggettivi-da-nomi/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/06/14/la-formazione-della-parole-i-suffissi-aggettivi-da-verbi-verbi-da-nomi-verbi-da-aggettivi/
Nell’esercizio che segue è necessario inserire il prefisso corretto per formare il verbo che corrisponde alla definizione data. Se avete dei dubbi, consultate il vocabolario.
[post_title] => La formazione delle parole: i prefissi verbali
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Intercultura blog,
cos'è una locuzione avverbiale e da quali elementi è formata? Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Le locuzioni avverbiali sono unità costituite da due o più parole disposte in una serie fissa che hanno nel loro insieme la funzione di avverbio.
Possono essere formate con vari elementi:
- con una preposizione: a stento, con sforzo, a proposito, di sicuro;
- con una doppia preposizione: a mano a mano, a poco a poco;
- con le preposizioni di e in: di bene in meglio, di male in peggio, di tanto in tanto, d'ora in ora, d'ora in poi;
- con la duplicazione di un sostantivo: passo passo;
- con la duplicazione di un aggettivo: bel bello;
- con la duplicazione di un verbo: stringi stringi;
- con la duplicazione di un avverbio: quasi quasi, or ora, lemme lemme.
Le locuzioni avverbiali hanno spesso il loro corrispondente in avverbio:
per ogni dove = dovunque;
per caso = casualmente ecc.; tuttavia questa corrispondenza è in molti casi ingannevole oppure è valida solo per alcuni usi particolari della locuzione o dell'avverbio. Prendendo in considerazione questi esempi:
collegialmente = in gruppo, insieme; debitamente = nella maniera dovuta, come si deve; letteralmente = alla lettera; numericamente = per numero; parzialmente = in parte. Le aree si significato coperte dai due termini a confronto si sovrappongono solo in parte, ad esempio
collegialmente significa più nello specifico
in adunanza collegiale, in comune fra i varî componenti di un collegio di persone quindi nessuno direbbe *
andiamo al cinema collegialmente ma
andiamo al cinema insieme; è possibile
interpretare un autore letteralmente o
alla lettera ma non possiamo dire *
sono alla lettera senza parole ma si dirà
sono letteralmente senza parole (in questo caso
letteralmente significa
proprio, davvero, realmente) così come è possibile dire
i nostri nemici sono inferiori per numero / numericamente ma andrà bene dire solo
una cifra numericamente non memorizzabile e
*non una cifra non memorizzabile per numero, e ancora si dirà
ho letto solo parzialmente / in parte questo libro ma non
*ti sei comportata un po' in parte con loro (perché in questo caso
parzialmente significa
con parzialità).
In base al loro significato è possibile classificare le locuzioni avverbiali in:
- locuzioni avverbiali di modo (come, in che modo?)→ così così, di buon grado, di corsa, di proposito, di sicuro, di solito, di fretta e furia, in genere, per caso, per davvero, sul serio, a casaccio, a fatica, a forza, a stento. a quattr’occhi, a squarciagola, al contrario, a piedi, all’antica, alla meno peggio, alla svelta ecc.;
- locuzioni avverbiali di tempo (quando?)→ una volta, un tempo, poco fa, or ora, tra poco, in futuro, prima o poi, di frequente, di rado, di quando in quando, fino ad allora, da oggi, d’ora in poi, per sempre, sul tardi, in anticipo, in ritardo, per le lunghe, in men che non si dica, in un batter d’occhio, all’improvviso, in un baleno, sul presto ecc.
- locuzioni avverbiali di luogo (dove?)→ di là, di qua, di sopra, di sotto, in basso, in cima, in coda, in giro, nei dintorni, nei paraggi, per di qua, per di là, a sinistra, al centro, a lato, alla fine, da lontano, da vicino, da queste parti, di fianco ecc.;
- locuzioni avverbiali di quantità (quanto?)→ a bizzeffe, all’incirca, in parte, né più né meno, più o meno, poco meno, su per giù, un po‘, per un pelo, fin troppo, di gran lunga ecc.;
- locuzioni avverbiali di giudizio o valutazione affermative→ di certo, per certo, di sicuro, senz’altro, senza dubbio, per l’appunto, in tutti i modi, in tutte le maniere ecc.; negative→ per niente, per nulla, niente affatto, neanche per idea, nemmeno per sogno, meno che mai, in nessun modo ecc.; dubitative→ quasi quasi, se possibile ecc.
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Intercultura blog,
sbagliando si impara dice il proverbio, può capitare però che dagli errori nascano dei veri capolavori.
Oggi scopriremo come alcuni famosi piatti e prodotti della tradizione italiana siano nati per sbaglio.
Buona lettura!
Prof. Anna
La nascita e le origini di ricette e di cibi tradizionali sono spesso avvolte in una nube di mistero: realtà e leggenda si mischiano tra loro e quasi sempre diventa impossibile distinguerle; si narra che alcune tra le più note preparazioni della cucina italiana siano frutto della casualità o addirittura di errori. Vediamo quali.
IL GORGONZOLA
Sembra che uno dei formaggi italiani più particolari e conosciuti (è il quinto formaggio italiano più esportato nel mondo) sia nato grazie a una storia d'amore. Siamo nel Medioevo, intorno all'879 circa, nella cittadina di Gorgonzola, vicino a Milano, un giovane
casaro, nella fretta di correre dall'amata (secondo altri distratto dal pensiero di lei), si dimenticò il fagotto della
cagliata fresca appeso a
sgrondare; per non buttarla via, il giorno successivo aggiunse la cagliata dimenticata a della cagliata fresca. Trascorso il tempo di stagionatura, si rese conto di aver dato vita a un formaggio dell'aspetto inusuale e dal sapore eccezionale.
Lessico:
- casaro → addetto alla trasformazione del latte in burro e formaggi;
- cagliata → nella fabbricazione del formaggio, prodotto intermedio ottenuto per coagulazione, con il caglio, del latte puro, intero o scremato;
- sgrondare → far cadere a gocce l’acqua o un altro liquido che impregna un oggetto.
IL PANETTONE
Le storie sull'origine di questo dolce natalizio sono molte, quello che è certo è che fece la sua comparsa a Milano verso la fine del XV secolo alla corte di Ludovico Maria Sforza, detto Ludovico il Moro (1452-1508), allora signore di Milano. Secondo una di queste leggende il panettone nasce come rimedio a un errore. È la vigilia di Natale e il cuoco di corte, alle prese con la preparazione di un sontuoso banchetto, bruciò il dolce. Come rimediare? Un
garzone di nome Toni propose di servire un dolce preparato con avanzi dell'impasto del pane e l'aggiunta di uova, burro, uvetta e canditi. Il dolce piacque così tanto ai
commensali che lo chiamarono
el pan de Toni, ovvero il pane di Toni in dialetto
meneghino, in omaggio al suo creatore. Da qui deriverebbe il nome panettone, la cui ricetta si diffonderà in tutta Italia, diventando uno dei dolci natalizi più diffusi e amati.
Lessico:
- garzone → in una bottega, giovane lavoratore subordinato, addetto alle attività più semplici;
- commensali → chi siede con altri alla medesima tavola, specialmente in occasione di banchetti, pranzi ufficiali;
- meneghino → milanese.
IL RISOTTO ALLA MILANESE
Ancora una volta è a Milano che nasce, per sbaglio o per casualità, un celebre piatto della tradizione italiana: il risotto alla milanese. La prima ricetta nota risale al 1574, alle nozze della figlia di Valerio di Fiandra, uno dei mastri vetrai di origini
fiamminghe che lavorava alle vetrate del Duomo di Milano. Nel giorno della cerimonia un suo assistente, soprannominato Zafferano per via dell'abitudine di aggiungere questa spezia ai colori delle vetrate per renderli più brillanti, suggerì al cuoco di aggiungere un pizzico di zafferano a un risotto, allora servito bianco al burro. Non sappiamo se l'idea nacque per fare uno scherzo o per sperimentare un nuovo abbinamento in cucina, ma sappiamo che il piatto conquistò tutti sia per il sapore sia per il colore simile a quello dell'oro, simbolo di ricchezza.
Lessico:
- fiammingo → delle Fiandre; della parte settentrionale del Belgio, dei Paesi Bassi.
LA TORTA CAPRESE
La torta caprese è un dolce tradizionale di Capri, una deliziosa torta preparata con mandorle, cioccolato fondente, uova, burro e zucchero. Siamo nella Capri degli anni Venti, a un pasticcere di nome Carmine di Fiore venne commissionata una torta alle mandorle da tre clienti molto particolari: tre malavitosi
al soldo di Al Capone. Forse per paura o forse per distrazione Carmine di Fiore si dimenticò di aggiungere la farina all'impasto. Dopo averla sfornata, quando era ormai troppo tardi per rimediare, si accorse dell'errore; ma con sua grande sorpresa si rese conto che proprio l'assenza della farina aveva conferito al dolce una consistenza morbida al centro e croccante all'esterno. Fortunatamente il risultato fu molto apprezzato anche da quegli insoliti clienti che ne chiesero la ricetta.
Lessico:
- (essere) al soldo (di)→ essere al servizio di qualcuno.
Lettura e comprensione
Dopo aver letto il testo, provate a rispondere alle seguenti domande.
- 1- In quale periodo storico nasce il Gorgonzola?
- 2- Perché si chiama così?
- 3- In quale città viene inventato il Panettone?
- 4- Che errore commise Toni?
- 5- Perché l'assistente vetraio era soprannominato "Zafferano"?
- 6- Come veniva servito il risotto prima della variante con lo zafferano?
- 7- Quale ingrediente dimenticò di aggiungere Carmine di Fiore alla torta di mandorle?
- 8- Quali furono le conseguenze di questa dimenticanza?
Se conoscete storie simili sull'origine di piatti e prodotti tradizionali, condividetele con noi nei commenti.
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, sbagliando si impara dice il proverbio, può capitare però che dagli errori nascano dei veri capolavori. Oggi scopriremo come alcuni famosi piatti e prodotti della tradizione italiana siano nati per sbaglio.
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Intercultura blog, oggi scopriremo i significati e gli usi del verbo
guardare.
Buona lettura!
Prof. Anna
Il verbo
guardare può essere sia transitivo (quando esprime un’azione che passa direttamente a un complemento oggetto) sia intransitivo (quando non ammette complemento oggetto).
Quando guardare è transitivo
Vediamo i significati di
guardare quando è transitivo e e le locuzioni corrispondenti:
⇒ rivolgere lo sguardo verso qualcuno o qualcosa:
- guardare di buon occhio → guardare con benevolenza;
- guardare di traverso / guardare storto / guardare in cagnesco / guardare male → mostrare con lo sguardo ostilità o rancore nei confronti di qualcuno;
- guardare dall'alto in basso → guardare con superbia o con disprezzo;
- guardare con la coda dell'occhio → sbirciare, guardare in modo che gli altri non se ne accorgano;
- guardare in faccia → affrontare qualcuno o qualcosa con sicurezza, senza paura: guardare in faccia il pericolo, guardare in faccia la realtà, guardare in faccia il nemico;
- guardare in tralice (tralìce) → guardare qualcuno con sospetto e diffidenza;
⇒ considerare con interesse:
- non lo guardo neppure → non mi curo di lui;
⇒
considerare, valutare:
- guarda!, ma guarda!, guarda un po'!, guarda guarda!, guarda tu! e più colloquiale guarda te! → esclamazioni che significano sorpresa, meraviglia oppure disappunto;
- guarda caso! / guardacaso! → inciso che sottolinea un elemento di sorpresa o di stranezza, spesso con una connotazione ironica: la parte è stata data a lui che, guarda caso, è amico del regista;
- guarda che roba! → esclamazione di sorpresa o di sdegno;
- stare a guardare → assistere passivamente agli avvenimenti: non stare a guardare! Fai qualcosa!;
⇒ esaminare, osservare attentamente:
- guardare per il sottile → essere eccessivamente scrupoloso e pignolo; non guardare per il sottile → agire in modo brusco o sommario;
⇒ controllare, tenere d'occhio;
⇒ preservare, tenere lontano dai pericoli: quest'uso è raro, ma permane nell'espressione:
- Dio me ne guardi! → si usa riferito a qualcosa o qualcuno che si vuole evitare:
Quando guardare è intransitivo (ausiliare avere)
Significati e locuzioni:
⇒ badare, fare attenzione + a: guardare ai fatti propri, guarda quello che fai!:
- non guardare a spese → non risparmiare, non fare economia;
- non guardare in faccia a nessuno → agire con imparzialità; non farsi intimorire; perseguire un obiettivo senza badare agli altri: quando si tratta di fare carriera non guarda in faccia nessuno;
⇒ fare in modo (a volte con tono di minaccia)
+ di seguito da infinito oppure + che seguito da congiuntivo:
guarda di non fare tardi; guarda che sia tutto a posto;
⇒ rivolgersi con la mente, far riferimento (+ a):
ho sempre guardato a lui come a un amico:
- guardare avanti: in senso figurato pensare solo al futuro, tralasciando gli eventi ormai trascorsi: guarda avanti! Non pensare al passato;
⇒ riferito a edifici, stanze, finestre: essere rivolto, avere la vista verso una data direzione (+ a, + su): la casa guarda a sud, le finestra guardano sul parco.
Guardarsi: intransitivo pronominale
Può significare:
⇒ con valore intensivo guardare osservare:
mi guardo un film;
⇒ guardare, tutelare;
- guardarsi le spalle: in senso figurato stare in guardia contro eventuali insidie o pericoli: guardati le spalle!.
Guardarsi: riflessivo
Può significare:
⇒ guardare il proprio corpo (+a, +in):
guardarsi allo / nello specchio;
⇒ preservarsi, difendersi:
guardarsi dalle cattive amicizie;
- proverbio: dagli amici mi guardi Dio, dai nemici mi guardo io: è più difficile difendersi dai falsi amici che dai nemici dichiarati;
⇒ diffidare, stare in guardia:
guardati da quel tale, non ha buone intenzioni!
Guardarsene
⇒ stare in guardia da qualcuno o da qualcosa:
non ti fidare di lui: guardatene!;
⇒ astenersi da qualcosa, evitare fermamente di fare qualcosa:
andare con lui? me ne guardo bene!
Guardarsi: riflessivo reciproco
⇒
scambiarsi gli sguardi, osservarsi l'un l'altro.
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi scopriremo i significati e gli usi del verbo "guardare".
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Intercultura blog,
bentrovati e buon anno! Ripartiamo insieme dalle parole analizzando da vicino alcuni
prefissi.
Buona lettura!
Prof. Anna
L' italiano utilizza due meccanismi per formare parole nuove:
la derivazione e
la composizione.
La derivazione si ottiene aggiungendo degli elementi (prefissi e suffissi) ad una parola per modificarne il significato; la composizione invece si ha con l'unione di due parole che possono essere usate anche separate, da cui si ottengono le parole composte (cassaforte, pastasciutta).
I prefissi sono elementi che vengono messi prima delle radici delle parole per formare parole derivate. La base a cui si aggiunge un prefisso può essere una parola semplice:
pasto → antipasto; regolare → irregolare oppure una parola già prefissata:
decifrabile → indecifrabile.
Si distinguono tre generi di prefissi:
Prefissi intensivi
I prefissi intensivi hanno il compito di graduare l'intensità semantica di una base nominale o aggettivale, svolgono quindi una funzione analoga a quella del comparativo e del superlativo.
I principali sono:
- archi-, arci-, extra-, super-, stra-, ultra-: esprimono il grado superiore di una gerarchia o il grado superlativo di una quantità: archidiocesi (o arcidiocesi), arcinoto, extralusso, supermercato, stravizio, ultrarapido;
- ben(e)-, eu-, mal(e)-, caco-: i primi due esprimono valutazioni positiva, gli ultimi due esprimono valutazioni negativa: beneamato, bendisposto, maldicente, maldisposto, eufemismo, cacofonia;
- bi(s)-: significa due, due volte: bisettimanale, biscotto; indica anche, nei nomi di parentela, un grado più remoto: bisnonno; in altri casi indica un grado successivo: bisdrucciola; a volte a un valore spregiativo: bislungo che significa che ha forma allungata ma anche che ha forma allungata e irregolare;
- iper-, sur-: significano al più alto grado o indicano eccesso: ipertensione, surreale;
- ipo-, sotto-, sub-: esprimono inferiorità: ipotensione, sottosviluppo, subtotale;
- mezzo-, semi-, emi-: significano mezzo, a metà: mezzobusto, semifreddo, emisfero.
Prefissi negativi
I prefissi negativi conferiscono valore negativo a basi soprattutto aggettivali.
I principali sono:
- dis-: disonore, disonesto;
- in-: incapace; il- davanti a parole che cominciano per l: illegale; im- davanti a parole che cominciano per m: immorale; ir- davanti a parole che cominciano per r: irresponsabile;
- non-: si usa con nomi e aggettivi, la parola può essere scritta con grafia unita: noncurante oppure con la grafia staccata: non credente, in caso di dubbi è opportuno consultare un vocabolario;
- s-: scontento, spudorato;
- senza-, a- (an- davanti a parole che cominciano per vocale): senzatetto, asociale, analfabeta.
Per approfondire:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/10/19/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-prima-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/11/30/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-seconda-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/02/08/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-terza-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/04/26/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-aggettivi-da-nomi/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/06/14/la-formazione-della-parole-i-suffissi-aggettivi-da-verbi-verbi-da-nomi-verbi-da-aggettivi/
Nell'esercizio che segue è necessario inserire il prefisso corretto per formare la parola che corrisponde alla definizione data. Se avete dei dubbi, consultate il vocabolario.
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, il Natale è arrivato e con lui la frenetica corsa ai regali.
Quanto spenderanno gli italiani quest'anno per i regali di Natale?
Auguri a tutti e arrivederci all'anno nuovo!
Prof. Anna
Quanto spenderanno quest'anno gli italiani per i regali di Natale?
Quest’anno la spesa media è particolarmente elevata, in parte perché alcuni sono disposti a spendere di più e in parte per via dell’aumento generale dei costi in molti settori: fare la spesa costa di più rispetto allo scorso anno, così come mangiare al ristorante o andare in vacanza. Alcune indagini di mercato rilevano un aumento nella spesa del 12% rispetto al 2022, quest'anno in media gli italiani spenderanno a testa 186 euro per i regali di Natale rispetto ai 165 euro dello scorso anno.
Anche la tredicesima (la retribuzione aggiuntiva alle dodici mensilità, corrisposta ai lavoratori in prossimità delle feste natalizie) nel 2023 è in rialzo, ma è difficile prevedere come verrà utilizzata; tra il pagamento delle bollette e la rata del mutuo, solo una piccola parte sarà destinata alle spese natalizie.
Secondo uno studio, per i consumatori europei l'aumento dell'inflazione (il processo di costante aumento dei prezzi che determina un persistente declino del potere d'acquisto di una unità monetaria) è la preoccupazione più grande in vista delle spese natalizie: il 18% degli intervistati in Italia rinuncerà ai regali di Natale per questo motivo.
Cosa compreranno?
Tra le categorie di acquisto preferite dagli italiani primeggia l'abbigliamento, seguito dai prodotti enogastronomici, poi libri, giocattoli, viaggi e vacanze. Anche la tecnologia ha molto successo, un italiano su due comprerà un articolo di questo genere durante le feste.
Dove compreranno?
Il canale di acquisto più utilizzato è l'e-commerce (commercio elettronico), in particolare l'acquisto tramite le grandi piattaforme, cui intende rivolgersi il 68%degli intervistati, anche se molti italiani prediligono ancora l’acquisto in negozi fisici, con una crescita inaspettata della preferenza per i negozi di quartiere da parte dei giovani con un'età compresa tra i 18 ed i 34 anni.
Occhio alla parola → inflazione
L'
inflazione è la
diminuzione del potere d’acquisto dell’unità monetaria e conseguente rialzo dei prezzi, in senso figurato
inflazione significa
rapida ed eccessiva diffusione di qualcosa che ne determina la perdita di valore (in questi anni c’è stata un’inflazione di fuoristrada)
. Da
inflazione deriva il verbo transitivo
inflazionare che significa
portare a uno stato d’inflazione, provocare un’inflazione e, in senso figurato,
diffondere eccessivamente, abusare di qualcosa (inflazionare una parola), il participio passato
inflazionato si usa anche come aggettivo col significato di
eccessivamente diffuso (una laurea inflazionata),
ripetuto troppo spesso, abusato (una battuta inflazionata).
Vediamo insieme alcune espressioni con la questa parola, che, ahimè, sentiamo fin troppo spesso in questo periodo:
- inflazione galoppante → inflazione rapidissima;
- inflazione strisciante → inflazione contenuta ma progressiva che, se non controllata, può raggiungere livelli pericolosi;
- inflazione a due cifre → inflazione superiore, nel tasso di crescita, al nove per cento;
- inflazione percepita → quella che i consumatori avvertono, spesso non corrispondente a quella rilevata dalle statistiche;
- tasso d’inflazione → variazione del livello dei prezzi su base annua espressa in termini percentuali.
Prova a rispondere alle domande:
1- Quest'anno si spenderà di più o di meno per Natale rispetto all'anno scorso?
2- Perché?
3- Cos'è la tredicesima?
4- Per quale motivo il 18% degli Italiani non acquisteranno regali di Natale?
5- Qual è la categoria preferita per i regali?
6- Gli italiani comprano di più su Internet o nei negozi fisici?
7- In cosa consistono le vostre spese natalizie?
8- Vi sembra di spendere più quest'anno rispetto agli anni passati?
Fonti:
Regali di Natale 2023, consumi in ripresa: aumenta la spesa degli italiani per le feste | Ipsos
https://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/economia/dettaglio/consumi-natale-2023-solo-18-italiani-rinuncia-ai-regali-nRC_10122023_1142_11449407
Natale, più italiani fanno regali. Confcommercio vede le spese in crescita. Vino e cibo battono i giocattoli (msn.com)
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Intercultura blog, cosa sono
le proposizioni infinitive e che funzioni hanno? Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Quando il verbo di una frase (sia principale sia subordinata) è al modo infinito questa frase si definisce infinitiva. Le frasi infinitive, all'interno di un periodo, possono avere diverse funzioni sintattiche: possono fungere da oggetto ed essere quindi oggettive oppure da soggetto e di conseguenza soggettive.
⇒
Quando l'infinito funge da unico complemento (complemento oggetto) del verbo della reggente può essere introdotto:
- dalla preposizione di → fanno parte di questa categoria verbi che indicano azioni o processi legati all’attività verbale e verbi che indicano processi mentali di varia natura: dire, dimenticare, ricordare (ricordati di chiamarmi), ricordarsi, rispondere (rispose di non potere), ritenere, sostenere, cercare (col significato di sforzarsi, tentare: cercarono di salvarsi), sforzarsi, pregare, dubitare (dubito di essere all'altezza), tentare (ho tentato di rispondere), sperare, gridare (mi gridò di fermarmi);
- dalla preposizione a → i verbi che reggono questa preposizione esprimono di solito un'azione che avviene successivamente rispetto al verbo della reggente, ad esempio i verbi provare, azzardarsi, ingegnarsi, avventurarsi, aspirare, anelare oppure i verbi che descrivono un'azione che il soggetto sta per intraprendere: iniziare, accingersi, prepararsi, mettersi (si sono messi a studiare); sono seguiti dalla preposizione a anche i verbi che indicano un movimento o una posizione: venire, andare, entrare, sedersi, con questi verbi la frase con l'infinito può avere valore finale (veniamo a vedere il film);
- non introdotto da preposizione → l'infinito che non è introdotto da nessuna preposizione è solitamente retto da verbi che esprimono uno stato d'animo: amare, desiderare, adorare, odiare, detestare, preferire.
⇒ L'infinito può essere retto da verbi di percezione come
sentire, vedere, ascoltare, guardare, osservare, in questi casi l'infinito può avere funzione di soggetto o di oggetto. Consideriamo le seguenti frasi: 1-
si vedevano tante persone correre in strada (soggetto); 2-
vedevo tante persone correre in strada (oggetto), nell'esempio 1 c'è una soggettiva con il verbo all'infinito, il soggetto (tante persone) è anche il soggetto del verbo passivo della frase reggente (si vedevano), quindi la subordinata soggettiva condivide con la reggente il sostantivo che funge da soggetto; mentre nell'esempio 2 c'è un'oggettiva con il verbo all'infinito il cui soggetto (tante persone) è contemporaneamente l'oggetto della frase reggente (vedevo), in questo caso la subordinata oggettiva ha in comune con la reggente un sostantivo che è l'oggetto della reggente e il soggetto dell'oggettiva. Questa costruzione, molto particolare e un po'intricata, rende la reggente e la subordinata interdipendenti: l'una non potrebbe esistere senza l'altra.
Per approfondire:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/03/07/le-forme-implicite-linfinito-semplice-e-composto/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/11/22/luso-delle-preposizioni-prima-di-un-verbo-allinfinito/
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